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domenica 28 febbraio 2016
" ...ma sempre nel mezzo... "
" Caro Roberto Saviano,
è giunto il momento che tu venga a conoscenza di un po’ di cose e mi dispiace dover constatare ancora una volta che tu non ti accorga di quanto parziale sia la tua visione delle cose. Hai detto che a Napoli non è cambiato nulla, che la situazione è peggiorata. Ebbene, la prima cosa che devi sapere, della quale forse non ti sei accorto, è che il senso di appartenenza alla nostra città e la nostra identità sono così forti oggi, che non siamo più disposti a tollerare che di noi si parli sempre e solo in modo negativo. E che quindi come napoletani siamo migliorati. Ti spiego il perché, e questo mio messaggio molto lungo ti fornirà degli esempi e delle riflessioni in ordine sparso.
Ad esempio, lo sai caro Saviano che alcune piazze di spaccio sono diventate piazze della legalità? No, non credo tu lo sappia. Lo sai che al posto di decine di luoghi abbandonati sono nati centri sociali (che forse un tempo ti erano pure graditi), che abbiamo aperto luoghi di aggregazione per i giovani come quello di Pianura e che dopo decenni riaprono luoghi della cultura e del divertimento? No, secondo me non lo sai. Però sai che solo offrendo alternative ai giovani li si allontana dalla criminalità organizzata, non di certo facendogli credere che non ci sia futuro e peggio ancora inviando l’esercito.
Lo sai tu Saviano che siamo l’unica grande città italiana ad aver conservato l’acqua pubblica impedendo che venisse gestita da soggetti discutibili? Te ne sei accorto che siamo gli unici ad aver rispettato la sovranità popolare con il rispetto del referendum?
No, tu queste cose non le sai, non le racconti. Eppure non ti sembra una cosa di cui andare fieri?
Tu lo sai Roberto Saviano che Napoli è la città capoluogo dove c’è il maggior tasso di trasparenza e buona gestione degli appalti, il che significa averli sottratti alla criminalità organizzata, unitamente al traffico dei rifiuti? Ma te la ricordi la questione inceneritori ai quali abbiamo detto no? No tu proprio non lo sai, dici che la situazione è peggiorata. Eppure qui dopo l’emergenza del 2010 siamo arrivati ad avere la raccolta differenziata porta a porta. Sì, hai capito bene.
Lo sai tu Saviano che abbiamo aperto nuovi asili nido comunali e assunto centinaia di maestri e maestre in un tempo di grande recessione economica? Perché è soprattutto partendo dalla scuola che si contrasta la malavita, questo dovresti saperlo Roberto Saviano, eppure non lo sai.
Ti sei accorto che qui a Napoli il cambiamento lo hanno notato gli organizzatori di grandi eventi nazionali e internazionali come il Pizza Village, America’s Cup, Coppa Davis, Giro d’Italia, Beach Volley, Lungomare di Libri, insieme a diversi milioni di turisti che affollano la città durante tutto l’anno? Solo tu non te ne sei accorto Roberto Saviano? Come fai a dire che la situazione è peggiorata?
Tu che hai sempre parlato delle minoranze e denunciato le discriminazioni, ti sei accorto che Napoli ha avuto il coraggio di dare la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, Capo dello Stato della Palestina, e ad Abdullah Öcalan? Che in tempi di ruspe e di crisi internazionli qui da noi si dà la cittadinanza ai figli degli immigrati? Che abbiamo un registro sulle unioni civili? Che da noi vengono riconosciuti i matrimoni celebrati all’estero di persone dello stesso sesso, che da noi è stata rilasciata la carta d’identità ad un bambino di due donne sposate a Barcellona? E dai, non te ne sei proprio “addonato”? Eppure ne hai raccontate di storie simili, ma quelle belle della tua città perché ti ostini a non raccontarle?
Lo sai Saviano che da noi tutti i servizi sono rimasti pubblici, cioè di tutti noi, mentre altrove si privatizza? E che sicuramente non saremmo perfetti come Lugano né puliti come Monaco, ma vuoi mettere l’orgoglio di poter finalmente andare in giro per l’Italia e dire a testa alta che siamo napoletani?
Vedi Saviano io non ce l’ho con te, nutro profondo rispetto nei tuoi riguardi, per il lavoro che hai svolto, per la tua storia di coraggio e dedizione.
Credo però che tu non disponga più dei mezzi per poter raccontare Napoli, e noi ce la stiamo mettendo tutta affinché si creino i presupposti perché tu possa tornare e verificare di persona: noi qui ce la stiamo mettendo davvero tutta Robe’. Ma fa male vedere che per te noi non esistiamo. Fa male vedere che non capisci che se continuiamo con la retorica che qui le cose vanno sempre e solo male, non solo non si dice la verità, si fa il gioco di chi vuole che le cose non cambino. E ho paura, ma correggimi se sbaglio, che come tanti nostri concittadini, assuefatti e rassegnati da decenni di cattiva amministrazione, tu non riesca e non riuscirai mai a vederlo il cambiamento e che forse tu non disponga neanche del vocabolario necessario a celebrare e raccontare qualcosa di bello. La straordinaria bellezza dei tuoi concittadini che tutti i giorni lottano per migliorarla questa nostra splendida città si chiama #Riscetamento. E ho paura che tu non lo racconterai mai.
Viva Napoli e viva i Napoletani. "
Luca Delgado
lunedì 5 gennaio 2015
" Nuje simmo 'e mmiezo 'a via, nun ce facimmo 'mbruglià. "
- "...è muort o' cantant' tuoje!"
- "...o'cantant' mije?"
- "...nun teniv' pur' a bors' ca ce facist' o' disegn' suoje 'ngopp'?"
Mio padre, stamattina presto, il primo a ricordarsi della mia passione per Pinuccio... nonché il primo, ab illo tempore, ad indirizzarmi al sano ascolto della buona musica! ;)
Poco fa, un caro amico mi scrive: "Andiamo a Roma al funerale?".
PINO DANIELE
...una colonna portante, e non solo sonora, per almeno una decina d'anni della mia vita.
A menadito i suoi primi 15 LP (...mica i freddi CD ...che passi da una canzone all'altra in un attimo?!? ), tra un solco ed un altro a leggere e rileggere i testi, i "suonatori", i ringraziamenti, la produzione, le etichette...
Amo in modo viscerale, maniacale questi album:
In questi primi sette lavori discografici vi è lo spessore di intere carriere di altri e più artisti messi insieme. Avrebbe potuto, il nostro, incidere metà album alla volta, ogni due-tre anni, per continuare a vivere solo di musica.
L'incredibile successo, meritatissimo e speso ancor meglio grazie al perfetto management, rese possibile la creazione dei successivi quattro album in studio:
Sicuramente di livello inferiore ai primi, ma ancora capaci di convincere critica e pubblico.
Poi... qualche "problemino" di salute... il ritorno, all'inizio degli anni novanta, con una nuova etichetta, casa discografica ed idea di musica: l'inizio, per il mio modo d'intendere, della fine.
La parabola artistica, ormai discendente, avrebbe dovuto imporgli un sano riposo ed un meritato congedo dalle scene, almeno per spendersi meglio le ultime frecce al proprio arco.
Non riesco neanche a citare gli obbrobri mandati in sala d'incisione dalla metà dei novanta, con buona pace della NeapolitanPower chissà dove smarrita... :(
Scrivo ferito, certo! Addirittura incazzato!! Per tutte quelle volte che ho creduto in un suo ritorno... con progetti meno commerciali, più veri e magari più rispettosi delle sue origini.
Non piangerò l'Artista, l'ho già fatto anni or sono... e non andrò a Roma per il suo funerale, quello sarà lo spazio dei suoi veri amici e dei manichini da vetrina.
Avrei potuto, e forse lo farò, salutarlo nella Napoli che, così egregiamente, lo ha messo al mondo e poi cresciuto... R.I.P.
*****
<< Penso e ripenso, e concludo che io "esisto" grazie a Napoli, anche se devo considerarmi un forestiero in patria.
Da Napoli vengono i frutti vitali della mia fantasia, quelle radiazioni che ho assorbito da ragazzo nato e vissuto tra Santa Chiara e Santa Maria La Nova.
Emozioni, figure, persone, destini, sensazioni che confluiscono nell'ispirazione che mi dona una frase musicale, un accordo carico di profondità e di colori, un verso o un pensiero. E che si incontrano, si incrociano e si uniscono con le suggestioni della cultura musicale venuta dagli States, dall'Africa, dai Caraibi.
Ma è là, per le vie di Napoli toccate dal sole e dal vento del Mediterraneo, che ho percepito i primi sussurri d'amore e di dolore raggrumati in una canzone. >> (Pino Daniele, 1994)
*****
P.S.: ...prendo in prestito qualche riga dai commenti di Willy David su questo blog (...quando senza FB s'utilizzava al meglio...), era il luglio del 2008:
" ...Pino è stato il re di Napoli, l'ultimo re.
Anni fa ho visto ragazzi con le lacrime agli occhi come se avessero visto la madonna.
E' stato per il sud Italia l'equivalente di Bob Marley per la Giamaica.
C'era identificazione, c'era orgoglio.
E' stato il cantautore italiano, escludendo De Andrè, con più spessore musicale. Più di De Gregori, più di Dalla, più di Guccini...
Pino ha deluso.
Fino all'inizio dei Novanta è stato una bandiera come Eduardo.
Ha regalato l'orgoglio di essere napoletani.
E' stata la risposta ai difetti di questa città.
Da lì in avanti ha cambiato traiettoria, si è tolto la pelle di dosso per cantare in italiano.
Gli ho dato un consiglio: la musica falla solo con i tuoi ragazzi.Invece è andata com'è andata... "
- "...o'cantant' mije?"
- "...nun teniv' pur' a bors' ca ce facist' o' disegn' suoje 'ngopp'?"
Mio padre, stamattina presto, il primo a ricordarsi della mia passione per Pinuccio... nonché il primo, ab illo tempore, ad indirizzarmi al sano ascolto della buona musica! ;)
Poco fa, un caro amico mi scrive: "Andiamo a Roma al funerale?".
PINO DANIELE
...una colonna portante, e non solo sonora, per almeno una decina d'anni della mia vita.
A menadito i suoi primi 15 LP (...mica i freddi CD ...che passi da una canzone all'altra in un attimo?!? ), tra un solco ed un altro a leggere e rileggere i testi, i "suonatori", i ringraziamenti, la produzione, le etichette...
Amo in modo viscerale, maniacale questi album:
In questi primi sette lavori discografici vi è lo spessore di intere carriere di altri e più artisti messi insieme. Avrebbe potuto, il nostro, incidere metà album alla volta, ogni due-tre anni, per continuare a vivere solo di musica.
L'incredibile successo, meritatissimo e speso ancor meglio grazie al perfetto management, rese possibile la creazione dei successivi quattro album in studio:
Sicuramente di livello inferiore ai primi, ma ancora capaci di convincere critica e pubblico.
Poi... qualche "problemino" di salute... il ritorno, all'inizio degli anni novanta, con una nuova etichetta, casa discografica ed idea di musica: l'inizio, per il mio modo d'intendere, della fine.
La parabola artistica, ormai discendente, avrebbe dovuto imporgli un sano riposo ed un meritato congedo dalle scene, almeno per spendersi meglio le ultime frecce al proprio arco.
Non riesco neanche a citare gli obbrobri mandati in sala d'incisione dalla metà dei novanta, con buona pace della NeapolitanPower chissà dove smarrita... :(
Scrivo ferito, certo! Addirittura incazzato!! Per tutte quelle volte che ho creduto in un suo ritorno... con progetti meno commerciali, più veri e magari più rispettosi delle sue origini.
Non piangerò l'Artista, l'ho già fatto anni or sono... e non andrò a Roma per il suo funerale, quello sarà lo spazio dei suoi veri amici e dei manichini da vetrina.
Avrei potuto, e forse lo farò, salutarlo nella Napoli che, così egregiamente, lo ha messo al mondo e poi cresciuto... R.I.P.
*****
<< Penso e ripenso, e concludo che io "esisto" grazie a Napoli, anche se devo considerarmi un forestiero in patria.
Da Napoli vengono i frutti vitali della mia fantasia, quelle radiazioni che ho assorbito da ragazzo nato e vissuto tra Santa Chiara e Santa Maria La Nova.
Emozioni, figure, persone, destini, sensazioni che confluiscono nell'ispirazione che mi dona una frase musicale, un accordo carico di profondità e di colori, un verso o un pensiero. E che si incontrano, si incrociano e si uniscono con le suggestioni della cultura musicale venuta dagli States, dall'Africa, dai Caraibi.
Ma è là, per le vie di Napoli toccate dal sole e dal vento del Mediterraneo, che ho percepito i primi sussurri d'amore e di dolore raggrumati in una canzone. >> (Pino Daniele, 1994)
*****
P.S.: ...prendo in prestito qualche riga dai commenti di Willy David su questo blog (...quando senza FB s'utilizzava al meglio...), era il luglio del 2008:
" ...Pino è stato il re di Napoli, l'ultimo re.
Anni fa ho visto ragazzi con le lacrime agli occhi come se avessero visto la madonna.
E' stato per il sud Italia l'equivalente di Bob Marley per la Giamaica.
C'era identificazione, c'era orgoglio.
E' stato il cantautore italiano, escludendo De Andrè, con più spessore musicale. Più di De Gregori, più di Dalla, più di Guccini...
Pino ha deluso.
Fino all'inizio dei Novanta è stato una bandiera come Eduardo.
Ha regalato l'orgoglio di essere napoletani.
E' stata la risposta ai difetti di questa città.
Da lì in avanti ha cambiato traiettoria, si è tolto la pelle di dosso per cantare in italiano.
Gli ho dato un consiglio: la musica falla solo con i tuoi ragazzi.Invece è andata com'è andata... "
mercoledì 29 maggio 2013
" Grazie, ...dal profondo! "
...ci accade di tutto, ogni giorno, intorno e dentro noi... tutto quello che potrebbe servire a decidere di mollare... qualcuno, purtroppo, lo fa... si lascia andare... altri... combattono, per chi ancora vuole resistere:
domenica 8 aprile 2012
domenica 22 maggio 2011
sabato 20 marzo 2010
" ...meno male che Saviano c'è! "
" - La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo. -
È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un'affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un'esagerazione, sappia che l'Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe?
Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c'è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L'ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l'orgoglio. Ma come è potuto accadere?
Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende: il diritto alla felicità.
Il senso del 'è tutto inutile' toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna.
Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all'Osce, all'Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare.
Ciò che riusciamo a valutare, a occhio nudo, sono i ribaltoni, i voltafaccia, i casi eclatanti in cui per ridare dignità alla cosa pubblica un politico, magari, si dovrebbe fare da parte anche se per legge può rimanere dov'è. Ma non riusciamo a esercitare un controllo che costringa la politica italiana a guardarsi allo specchio veramente, perché lo specchio che usiamo riesce a riflettere solo gli strati più superficiali della realtà.
Ci indigniamo per politici come l'imputata Sandra Lonardo Mastella che dall'esilio si ricicla per sostenere, questa volta, non più il Pd ma il candidato a governatore in Campania del Pdl, Stefano Caldoro.
Per Fiorella Bilancio, che aveva tappezzato Napoli di manifesti del Pdl ma all'ultimo momento è stata cancellata dalla lista del partito e ha accettato la candidatura nell'Udc. Così sui manifesti c'è il simbolo di un partito ma lei si candida per un altro.
Ci indigniamo per la vicenda dell'ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica e per giunta questa volta nel Pdl.
Ci indigniamo perché il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, su cui pende un mandato d'arresto, mantiene la propria posizione senza pensare di lasciare il suo incarico di sottosegretario e di coordinatore regionale del Pdl.
Ci indigniamo perché è possibile che un senatore possa essere eletto nella circoscrizione Estero con i voti della 'ndrangheta, com'è accaduto a Nicola Di Girolamo, coinvolto anche, secondo l'accusa, nella mega-truffa di Fastweb.
Ci indigniamo, infine, perché alla criminalità organizzata è consentito gestire locali di lusso nel cuore della nostra capitale, come il Café de Paris a via Vittorio Veneto.
Ascoltiamo allibiti la commissione parlamentare antimafia che dichiara, riguardo queste ultime elezioni, che ci sono alcuni politici da attenzionare nelle liste del centrosinistra.
E ad oggi il centrosinistra non ha dato risposte.
Si tratta di Ottavio Bruni candidato nel Pd a Vibo Valentia. Sua figlia fu trovata in casa con un latitante di 'ndrangheta.
Si tratta di Nicola Adamo candidato Pd nel Cosentino, rinviato a giudizio nell'inchiesta Why not.
Di Diego Tommasi candidato Pd anche lui nel Cosentino e coinvolto nell'inchiesta sulle pale eoliche.
Luciano Racco candidato Pd nel Reggino, che non è indagato, ma il cui nome spunta fuori nell'ambito delle intercettazioni sui boss Costa di Siderno. Il boss Tommaso Costa ha fornito, per gli inquirenti, il proprio sostegno elettorale a Luciano Racco in occasione delle Europee del 2004 che vedevano Racco candidato nella lista "Socialisti Uniti" della circoscrizione meridionale. Tutte le intercettazioni sono depositate nel processo "Lettera Morta" contro il clan Costa ed in quelle per l'uccisione del giovane commerciante di Siderno Gianluca Congiusta.
A tutto questo non possiamo rimanere indifferenti e ci indigniamo perché facciamo delle valutazioni che vanno oltre il - o vengono prima del - diritto, valutazioni in merito all'opportunità politica e alla possibilità di votare per professionisti che non cambino bandiera a seconda di chi sta alla maggioranza e all'opposizione. Trasformarsi, riciclarsi, mantenere il proprio posto, l'antica prassi della politica italiana non è semplicemente una aberrazione. È ormai considerata un'abitudine, una specie di vizio, di eventualità che ogni elettore deve suo malgrado mettere in conto sperando di sbagliarsi. Sperando che questa volta non succeda. È un tradimento che quasi si perdona con un'alzata di spalle come quello d'un marito troppo spensierato che scivola nelle lenzuola di un'altra donna.
Ma si possono barattare le proprie attese e i propri sogni per la leggerezza e per il cinismo di qualcun altro?
Oramai si parte dal presupposto che la politica non abbia un percorso, non abbia idee e progetti. Eppure la gente continua ad aspettarsi altro, continua a chiedere altro.
Dov'è finito l'orgoglio della missione politica? La responsabilità di parlare a nome di un elettorato? Dov'è finita la consapevolezza che le parole e le promesse sono responsabilità che ci si assume? E la consapevolezza che un partito, un gruppo politico, senza una linea precisa, non è niente?
Eppure proprio questo è diventata, nella maggioranza dei casi, la politica italiana: niente, spillette colorate da appuntarsi al bavero del doppiopetto. Senza più credibilità. Contenitori vuoti da riempire con parole e a volte nemmeno più con quelle. A volte si è divenuti addirittura incapaci di servirsi delle parole.
Quando la politica diviene questo, le mafie hanno già vinto. Poiché nessuno più di loro riesce a dare certezze - certezza di un lavoro, di uno stipendio, di una sistemazione. Certezze che si pagano, è ovvio, con l'obbedienza al clan. È terribile, ma si tratta di avere a che fare con chi una risposta la fornisce. Con chi ti paga la mesata, l'avvocato. Non è questo il tempo per moralismi, poco importa se ci si deve sporcare le mani.
Solo quando la politica smetterà di somigliare al potere mafioso - meno crudele, certo, ma meno forte e solido - solo quando cesserà di essere identificato con favori, scambi, acquisti di voti, baratto di morale, solo allora sarà possibile dare un'alternativa vera e vincente.
Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un'alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno.
Del resto, quello che più d'ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L'Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.
Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell'offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all'economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.
Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all'Onu, all'Unione Europea, all'Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere.
Che restare in Italia,
vivere e partecipare...
è necessario!
Che la felicità
non è un sogno da bambini...
ma un orizzonte di diritto!"
(Roberto SAVIANO)
È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un'affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un'esagerazione, sappia che l'Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe?
Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c'è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L'ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l'orgoglio. Ma come è potuto accadere?
Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende: il diritto alla felicità.
Il senso del 'è tutto inutile' toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna.
Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all'Osce, all'Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare.
Ciò che riusciamo a valutare, a occhio nudo, sono i ribaltoni, i voltafaccia, i casi eclatanti in cui per ridare dignità alla cosa pubblica un politico, magari, si dovrebbe fare da parte anche se per legge può rimanere dov'è. Ma non riusciamo a esercitare un controllo che costringa la politica italiana a guardarsi allo specchio veramente, perché lo specchio che usiamo riesce a riflettere solo gli strati più superficiali della realtà.
Ci indigniamo per politici come l'imputata Sandra Lonardo Mastella che dall'esilio si ricicla per sostenere, questa volta, non più il Pd ma il candidato a governatore in Campania del Pdl, Stefano Caldoro.
Per Fiorella Bilancio, che aveva tappezzato Napoli di manifesti del Pdl ma all'ultimo momento è stata cancellata dalla lista del partito e ha accettato la candidatura nell'Udc. Così sui manifesti c'è il simbolo di un partito ma lei si candida per un altro.
Ci indigniamo per la vicenda dell'ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica e per giunta questa volta nel Pdl.
Ci indigniamo perché il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, su cui pende un mandato d'arresto, mantiene la propria posizione senza pensare di lasciare il suo incarico di sottosegretario e di coordinatore regionale del Pdl.
Ci indigniamo perché è possibile che un senatore possa essere eletto nella circoscrizione Estero con i voti della 'ndrangheta, com'è accaduto a Nicola Di Girolamo, coinvolto anche, secondo l'accusa, nella mega-truffa di Fastweb.
Ci indigniamo, infine, perché alla criminalità organizzata è consentito gestire locali di lusso nel cuore della nostra capitale, come il Café de Paris a via Vittorio Veneto.
Ascoltiamo allibiti la commissione parlamentare antimafia che dichiara, riguardo queste ultime elezioni, che ci sono alcuni politici da attenzionare nelle liste del centrosinistra.
E ad oggi il centrosinistra non ha dato risposte.
Si tratta di Ottavio Bruni candidato nel Pd a Vibo Valentia. Sua figlia fu trovata in casa con un latitante di 'ndrangheta.
Si tratta di Nicola Adamo candidato Pd nel Cosentino, rinviato a giudizio nell'inchiesta Why not.
Di Diego Tommasi candidato Pd anche lui nel Cosentino e coinvolto nell'inchiesta sulle pale eoliche.
Luciano Racco candidato Pd nel Reggino, che non è indagato, ma il cui nome spunta fuori nell'ambito delle intercettazioni sui boss Costa di Siderno. Il boss Tommaso Costa ha fornito, per gli inquirenti, il proprio sostegno elettorale a Luciano Racco in occasione delle Europee del 2004 che vedevano Racco candidato nella lista "Socialisti Uniti" della circoscrizione meridionale. Tutte le intercettazioni sono depositate nel processo "Lettera Morta" contro il clan Costa ed in quelle per l'uccisione del giovane commerciante di Siderno Gianluca Congiusta.
A tutto questo non possiamo rimanere indifferenti e ci indigniamo perché facciamo delle valutazioni che vanno oltre il - o vengono prima del - diritto, valutazioni in merito all'opportunità politica e alla possibilità di votare per professionisti che non cambino bandiera a seconda di chi sta alla maggioranza e all'opposizione. Trasformarsi, riciclarsi, mantenere il proprio posto, l'antica prassi della politica italiana non è semplicemente una aberrazione. È ormai considerata un'abitudine, una specie di vizio, di eventualità che ogni elettore deve suo malgrado mettere in conto sperando di sbagliarsi. Sperando che questa volta non succeda. È un tradimento che quasi si perdona con un'alzata di spalle come quello d'un marito troppo spensierato che scivola nelle lenzuola di un'altra donna.
Ma si possono barattare le proprie attese e i propri sogni per la leggerezza e per il cinismo di qualcun altro?
Oramai si parte dal presupposto che la politica non abbia un percorso, non abbia idee e progetti. Eppure la gente continua ad aspettarsi altro, continua a chiedere altro.
Dov'è finito l'orgoglio della missione politica? La responsabilità di parlare a nome di un elettorato? Dov'è finita la consapevolezza che le parole e le promesse sono responsabilità che ci si assume? E la consapevolezza che un partito, un gruppo politico, senza una linea precisa, non è niente?
Eppure proprio questo è diventata, nella maggioranza dei casi, la politica italiana: niente, spillette colorate da appuntarsi al bavero del doppiopetto. Senza più credibilità. Contenitori vuoti da riempire con parole e a volte nemmeno più con quelle. A volte si è divenuti addirittura incapaci di servirsi delle parole.
Quando la politica diviene questo, le mafie hanno già vinto. Poiché nessuno più di loro riesce a dare certezze - certezza di un lavoro, di uno stipendio, di una sistemazione. Certezze che si pagano, è ovvio, con l'obbedienza al clan. È terribile, ma si tratta di avere a che fare con chi una risposta la fornisce. Con chi ti paga la mesata, l'avvocato. Non è questo il tempo per moralismi, poco importa se ci si deve sporcare le mani.
Solo quando la politica smetterà di somigliare al potere mafioso - meno crudele, certo, ma meno forte e solido - solo quando cesserà di essere identificato con favori, scambi, acquisti di voti, baratto di morale, solo allora sarà possibile dare un'alternativa vera e vincente.
Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un'alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno.
Del resto, quello che più d'ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L'Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.
Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell'offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all'economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.
Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all'Onu, all'Unione Europea, all'Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere.
Che restare in Italia,
vivere e partecipare...
è necessario!
Che la felicità
non è un sogno da bambini...
ma un orizzonte di diritto!"
(Roberto SAVIANO)

giovedì 28 gennaio 2010
" Tempo... prezioso! "
...dovrei finire di sistemare la cantina, altrimenti mia moglie...!!!
Poi ci sarebbe il sito web da ridefinire, appena riesco a ritrovare tutti i codici d'accesso... ma attendo Tiscali per questo... sì, la stessa Tiscali che deve ultimarmi il passaggio da Telecom, sia a casa che al negozio che sul telefonino.
Mi farebbe piacere scrivere di Vendola in Puglia e di De Luca in Campania (visto che con le primarie del 7, sicuramente, ci ritroveremo un plebiscito per il sindaco salernitano!), dell'area Marino che prova a battere i pugni sulla scrivania del PD, dell'amministrazione comunale bellizzese che, soprattutto nelle vesti dei nuovi-giovani amministratori, lascia davvero molto a desiderare!
Ho smarrito: la ricevuta per ritirare le scarpe, le chiavi della cantina di cui sopra, la custodia del mio Blackberry, lo scontrino del parcheggio auto, ieri sera, a Napoli.
Una bella serata, la napoletana. Un pò di speranza partitica, ottimo babà Mary e sfogliatelle. Lungomare, piazza del Plebiscito, San Carlo (...con la prima ed i v.i.p.!!!), zona Santa Lucia, di notte... che spettacolo!
Devo anche iscrivere la piccolina alla scuola materna, che emozione!!!
Degli impegni lavorativi... non ne scriviamo proprio, co' sta crisi... chissà cosa ci aspetta!? Devo pure inviare un C.V., ...che non si sa mai!!! ;)
E tutte le nuove cose di donSilvio & C.??? E lo splendido IPAD della Apple?
E quanti arretrati ho da leggere? E da ascoltare?
Ma voi come riuscite ad organizzarvi?
...quante ore vivete in ogni singolo giorno?
Io troppo "pochissime"!!!
Poi ci sarebbe il sito web da ridefinire, appena riesco a ritrovare tutti i codici d'accesso... ma attendo Tiscali per questo... sì, la stessa Tiscali che deve ultimarmi il passaggio da Telecom, sia a casa che al negozio che sul telefonino.
Mi farebbe piacere scrivere di Vendola in Puglia e di De Luca in Campania (visto che con le primarie del 7, sicuramente, ci ritroveremo un plebiscito per il sindaco salernitano!), dell'area Marino che prova a battere i pugni sulla scrivania del PD, dell'amministrazione comunale bellizzese che, soprattutto nelle vesti dei nuovi-giovani amministratori, lascia davvero molto a desiderare!
Ho smarrito: la ricevuta per ritirare le scarpe, le chiavi della cantina di cui sopra, la custodia del mio Blackberry, lo scontrino del parcheggio auto, ieri sera, a Napoli.
Una bella serata, la napoletana. Un pò di speranza partitica, ottimo babà Mary e sfogliatelle. Lungomare, piazza del Plebiscito, San Carlo (...con la prima ed i v.i.p.!!!), zona Santa Lucia, di notte... che spettacolo!
Devo anche iscrivere la piccolina alla scuola materna, che emozione!!!
Degli impegni lavorativi... non ne scriviamo proprio, co' sta crisi... chissà cosa ci aspetta!? Devo pure inviare un C.V., ...che non si sa mai!!! ;)
E tutte le nuove cose di donSilvio & C.??? E lo splendido IPAD della Apple?
E quanti arretrati ho da leggere? E da ascoltare?
Ma voi come riuscite ad organizzarvi?
...quante ore vivete in ogni singolo giorno?
Io troppo "pochissime"!!!
mercoledì 25 marzo 2009
" L'essere umano: Roberto Saviano. "

GOMORRA (2006)
mercoledì 9 luglio 2008
" Pino Daniele: 'o sole 'e notte! "

Chi vede 'o sole 'e notte, 'a cerevella parte
piglia 'a disperazione pienze ca si' uno buono
nun te muntà, 'o bì' ca nun vaje niente...
Ieri sera, piazza del Plebiscito a Napoli, un avvenimento che si preannunciava a dir poco epocale: Pino Daniele ed i suoi trent'anni in musica.
Ho seguito in diretta televisiva, mia figlia dormiva e mia moglie... s'è addormentata durante!!!
Da tempo non scrivo di musica, certo non perchè ho smesso di seguirla, semplicemente per una questione di priorità, di spazio... ma la reputo ancora una parte fondamentale della mia vita; non sarà mai un'arte minore alla maniera di Adinolfi, lui vi preferisce il poker ...che ugualmente io non disprezzo!
Ma andiamo ad incominciare... un colpo d'occhio spettacolare, la piazza, il pubblico, gli strumenti e l'attesa per la reunion dei vecchi collaboratori-amici-musicisti. Insieme per ricordare le splendide cose fatte tempo fa e, light motiv della serata, sensibilizzare la popolazione in merito all'annoso problema dei rifiuti.
S'inizia con "A TESTA IN GIU'", buona scelta ma pessima voce, bruttina l'interpretazione e strumentisti quasi anonimi.
Subito dopo "QUANNO CHIOVE", canzone mito tratta sempre dall'album NERO A META' del 1980... continua a mancare la voce, la musicalità, l'assenza dei coristi (in studio allora vi era Enzo AVITABILE!!!) si fa sentire. Poi un colpo al cuore e fa il suo ingresso sul palco James SENESE, il simbolo di quella Neapolitan Power che ha fatto tremare mezzo mondo musicale tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta. Purtroppo però a Pino manca pure il dialetto, sembra sforzarsi d'italianizzare tutti i vocaboli.. che vergogna!!!
"A ME ME PIACE 'O BLUES" e cominciamo sul serio a carburare, "APPOCUNDRIA" e "NAPULE E'" con Tullio DE PISCOPO, Tony ESPOSITO, Nino D'ANGELO, Giorgia, Irene Grandi, AVION TRAVEL, Chiara Civello (???) e Gigi D'ALESSIO (...quanti fischi!!!).
"DONNA CUNCETTA" dal secondo album, cantata in modo egregio da Nino D'ANGELO con DANIELE che continua con il trucchetto del microfono (fa finta di mancare l'audio muovendosi!) per coprire la sua rinomata scarsità di memoria (esistono anche i leggii o i microfoni non direzionali!!!).
L'inserimento di Rino ZURZOLO e Joe AMORUSO aprono al sound della loro "YES I KNOW MY WAY"; ancora inizio '80 (1981) quarto album in studio "VAI MO'". Interrotti splendidamente dalla Carlucci, che avrà i suoi sessantanni di carriera ma ancora non ha capito che un minimo di cognizione delle cose che si presentano bisognerebbe averla, per parlarci di Berlusconi ed annunciarci, manco a farlo apposta, della sana pubblicità! ...durante una canzone in diretta? ...dopo le stronzate della Irene Grandi?? ...ma mamma RAI!?! Vergognoso!
Dopo i consigli per... "I SAY I' STO CCA", "JE SO' PAZZO", "CHI TENE 'O MARE", "IO VIVO COME TE", "VIENTO E TERRA" e, in una versione particolarissima (la cosa migliore della serata!), "TERRA MIA" con gli AVION TRAVEL (...e la solita interruzione della Carlucci!!!).
...ecco, qui avremmo potuto salutare tutti e tornandocene a casa: insomma ha fatto tantissimo per la buona musica, non solo a livello nazionale. Come dimenticare la chiusura di questo periodo mitico che ci ha riproposto, quella dell'album live " SCIO' ". Certo non è più lo stesso, comunque...
...invece è l'inizio della disfatta artistica ed umana, della spudorata incapacità autocritica, dell'ennesimo insulto a ciò che di buono la sua Napoli aveva saputo creare e regalare.
"GLI OCCHI DELL'AMORE" il nuovo singolo, di questo nuovo album raccolta, cantato da, non insieme, Chiara Civello (???).
"DUBBI NON HO" stracantata dal pubblico (!!!) e dallo stesso Pino con una grinta indicibile...
"MARE LUNA", "SE MI VUOI" con la Irene, "SARA NON PIANGERE", "VENTO DI PASSIONE" di Giorgia, nel senso della passione e della performance, "O' SCARRAFONE" con Gigi D'Alessio (e la TATA?) e l'immensità dei fischi anche per l'ignobile resa artistica dei due...
Il momento di più alto spessore, con i cinque sindaci meritevoli d'encomio pro ambiente vs spazzatura: il nostro Bruno DELL'ANGELO.
Nuovamente " YES I KNOW MY WAY " (...conosce la sua strada? ...sa quello che fa?? Mah!?...io nutro seri dubbi! ) a chiosa, con tutti gli amici della serata.
Salutoni e bis: "IO PER LEI" e "CHE DIO TI BENEDICA" no-comment!
Un'occasione mancata; forse forzatamente mancata per l'indiscutibile incapacità dell'ormai slavatissimo PINO DANIELE. Ma non sarebbe stato meglio sparire e continuare a vivere nella leggenda? Ma poi 'a campare?!
Ha evitato tutto quello che di buono era riuscito a fare dall'83-84 al 88-89, tralasciando gran parte della sua vera storia anche per gli anni dai quali ha attinto...
PINO DANIELE è stato TUTTA NATA STORIA, non è questione di UN GIORNO CHE NON VA, CHILLO E' NU BUONO GUAGLIONE ma ormai la DISPERAZIONE... LASSA CHE VENE. VITA MIA, pensa, JESCE JUORNO e non so nemmeno CHE ORE SO'. QUALCOSA ARRIVERA' ? 'A SPERANZA E' SEMP' SOLA e nella tasca CARTE E CARTUSCELLE...
" Passa 'o tiempo e che fà... tutto cresce e se ne va
...vulive sulamente dà, l'alleria se ne va... "
martedì 8 gennaio 2008
"20euro ed un senso di..."

"Ho un senso di schifo!
...grande è però la mia solidarietà ai napoletani..."
Gianfranco Fini
...e si allontana, dopo aver donato 20euro (champagne per tutti!!!) ad un ambulante (abusivo!).
...
- Compà! ...ma nun stai miezz'o mazz'e carte 'a paricchio tiempo? E fin'o a'mò chee cumbinato?
- Guagliò! ...mò te n'accuorg'e? Stai 'nguaiato!
- Paisà! Sient'e a mme:
...ma va aize'a m....unnezza!!!
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