lunedì 27 giugno 2016
" ...e quarantadue! "
Non abbiamo più peso, né corpo, né vita,
siamo soltanto voce. ...
Siamo rimasti Voce, senza più corpo,
sul bordo della nostra gioventù,
sull'orlo di come sarebbe dovuta andare. ...
Puniti dalla troppa passione,
ci si è portati al punto di rimanere fermi davanti ai bivi.
Allora ci è voluto il ritiro, l'impresa e l'epopea.
La voce è diventata la nostra divinità, il nostro nume. ...
E' il flusso. La frana. Lo smottamento!
Niente può stare fermo, niente rimane uguale,
e tutto quello che resta fermo marcisce e si decompone da solo. ...
Bene, amico mio... ma adesso lasciati dire una cosa...
è lo sparagnismo che ti sta mangiando...
tu le persone le tocchi soltanto, non afferri.
Hai bisogno di uscire, vatti a fare una toccatina in giro...
e poi tornatene indietro, sazio o no... non importa...
Ah... io nel mio sto volentieri,
la solitudine la so ammazzare da solo,
ma per reggere la compagnia ho bisogno di distrarmi.
Quando esco, allora lo voglio tutto il mondo,
voglio parlarci, andarci in fondo,
se no non mi ci affaccio nemmeno...
e se non c'è di che parlare allora mi tocca ubriacarmi,
e quando anche con quello non si arriva a niente,
allora comincio a ringhiare... la rabbia mi piace,
ti fa sentire stupido, ignorante e giovane. "
( Non si muore tutte le mattine, Vinicio Capossela - 2004 )
lunedì 27 luglio 2015
" ...così com'è! "
" ...no, no, è vero che in natura esiste sia l'appassire che lo sbocciare dell'amore, ma nulla muore completamente. E' vero che c'è un flusso e un riflusso, ma il mare resta mare. E nell'amore, sia per una donna come per l'arte, ci sono momenti di esaurimento e di impotenza, ma non esiste disincanto completo.
Io considero l'amore, come pure l'amicizia, non solo come un sentimento ma come una vera azione, che come tale richiede di fare delle cose e di affaticarsi, con la conseguenza di essere esausti e impotenti.
Un amore sincero e vero è una benedizione, ritengo, benché nulla vieti che ci possano essere occasionalmente tempi duri.
...
A volte rimpiango il fatto che la donna con cui vivo non comprenda né i libri né l'arte. Ma (anche se proprio non ne è in grado) il fatto che io malgrado ciò le sia tanto attaccato non dimostra forse che c'è tra noi qualcosa di sincero? Forse imparerà in seguito e ciò potrebbe rafforzare il legame tra noi; ma ora, coi bambini, ...ha già abbastanza da fare. E proprio a causa dei bambini viene a contatto con la realtà e così, involontariamente, impara. Per me non c'è differenza tra i libri, la realtà e l'arte. Qualcuno che fosse staccato dalla realtà della vita mi annoierebbe, mentre qualcuno che ci si trova proprio nel mezzo sente e sa con naturalezza.
Se io non cercassi l'arte nella realtà, probabilmente la troverei insulsa; così come stanno le cose mi limito ad esprimere il desiderio che stessero diversamente, ma tutto considerato non sono scontento della situazione, così com'è. "
Vincent Van Gogh - L'Aia, 11 febbraio 1883
mercoledì 25 febbraio 2015
" ...a che punto siamo??? "
mercoledì 24 dicembre 2014
" ...il divino!? "
Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l'ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina.
Noi esseri umani siamo orgogliosi del libero arbitrio e guai a chi mette in discussione questa libertà.
Ma ahimè, non è così. In realtà, siamo schiavi delle nostre emozioni, che ci determinano, dei desideri che ci dominano e spesso finiscono in tragedia... bella libertà!
La libertà non può avere legami, né attaccamenti.
Di notte, quando si sogna, ci sembra tutto vero.
Al risveglio scopriamo che non lo era. "
Franco Battiato
venerdì 15 agosto 2014
" ...la voglio! "
nient’altro che la rivoluzione.
La voglio da me stesso,
prima ancora che dal mondo.
La voglio perché la furberia dolciastra
e la scalmanata indifferenza
hanno preso in mano i territori della parola
e anche quelli del silenzio.
Chi scrive viene tollerato
a patto che rimanga nel recinto.
Le sue ambizioni possono essere anche altissime,
ma solo se vengono esercitate in luoghi millimetrici, invisibili.
I fanatici della moderazione avanzano ovunque.
In politica come in letteratura.
Io sono fuori dal mondo e fuori da questa vita.
Non è un merito e spero non diventi una colpa.
È andata così e sono fatti miei.
Dal luogo in cui parlo,
con la morte che mi passa nel cuore molte volte al giorno,
io sono costretto ad ambire alla rivoluzione,
non ho altra scelta.
E se guardo un albero,
non gli chiedo soltanto di farmi ombra,
e se incontro una persona
non mi accontenterò delle solite cerimonie,
voglio l’infinito e non mi basta neanche quello,
dell’infinito voglio la radice, il luogo in cui inizia,
voglio sentire come è cominciata questa infiammazione,
questo delirio della materia che chiamiamo vita. "
(Franco ARMINIO)
venerdì 27 giugno 2014
" ...gli anta! ;) "
" Se è solo nell'acqua limpida che ti puoi specchiare, allora guariscimi, Dio della quantità, dall'affanno e da me!
Dammene da godere della Quantità incommensurabile, ma non ingolfarmi, non farmi perdere nel niente, nel frastuono, nel ristagno, non farmi incasellare i giorni in quelle formette da dolci, giacché nessun giorno è una vaschetta. E' uno sfiato...
Danne ancora al mio cuore... il mio cuore!
E' morto mille volte almeno, il mio cuore. Ha vissuto morendo, covando la morte in sé, se l'è tenuta attaccata, ben stretta, senza distinguerla, ed è morto cento volte al giorno.
E' la vita... ma è certo, non si muore tutte le mattine, si muore una volta sola.
L'età migliore, non c'è che dire, è quaranta.
L'età in cui inizi a non fare più le cose che non dovresti fare.
Fino ad allora continui sempre a fare gli stessi errori, e dici uh uh... accidenti a me... era sbagliato, e intanto però è la stessa storia, e va sempre avanti al solito modo.
E' solo allora che si impara a non fare, che è anche più importante di fare.
Trenta è ancora niente, è ancora giovane. Ma da lì in poi, è meglio.
Niente ti porta più via. You become a man!
Lo vedi... si può camminare su e giù per questa via per anni... senza che serva a niente.
Non se ne accorgerà nessuno... lo devono sapere, invece! ...bisogna costringerli a saperlo!
Io chiedo, telefono, molesto, ci vado a bussare. Le parole devono smetterla di essere un muro!
Bisogna camminarla, la strada! Non immaginarsela soltanto.
Da grandi camminatori, come Rimbaud, con le piaghe ai piedi e i pugni chiusi nelle tasche sfondate... "
giovedì 17 aprile 2014
" ...stanotte... "
Intorno un bell'odore di pastiera... un po' di pioggia... e spazzatura da buttare...: volantini elettorali che neanche a Pasqua ti lasciano stare! ;)
Quella bella coppia che ci crede... ed io che spero di sbagliarmi, che per loro non sarà un errore grave... con quel fagottino parecchio stanco... :)
Le bamboline nel lettone... con la mamma a far da divisore; spostandole, ognuna nel suo letto... mi stringono forte forte... mica per paura della notte?! E' il saluto, il loro dirmi: "ciao... ma a quest'ora ti ritiri? Volevamo chiacchierare... e sei troppo spesso fuori a parlare, a provare a ragionare...".
Ci sono notti che non bastano, che dovrebbero durare molto più a lungo... almeno il tempo per rinsavire, esattamente da riuscire a capire che cosa muove il cambiamento, quello vero che sentiamo dentro.
Quando provo ad analizzarmi... mi scopro fragile ma costante, pronto a tutto... con una variante:
non ti fidare, meglio mollare se non lo ritieni... entusiasmante!
#coraggio
*****
"I galli dell'alba ci sorprendevano mentre cercavamo di riordinare le numerose casualità incatenate che avevano reso possibile l'assurdo, ed era evidente che non lo facevamo per una semplice ansia di chiarire misteri, ma piuttosto perché nessuno di noi poteva continuare a vivere senza sapere con esattezza qual era il posto e la missione che ci aveva assegnato la fatalità."
mercoledì 29 maggio 2013
" Grazie, ...dal profondo! "
lunedì 15 ottobre 2012
" ...consigliatissimo!!! "
Non mi capitava da tempo, giuro: leggere in circa tre ore un romanzo appena acquistato.
Un coinvolgimento simile lo ricordo per "due di due" di A.De Carlo, "cronaca di una morte annunciata" di G.G.Marquez e pochissimi altri... forse, ma con diverso impegno, anche per "se una notte d'inverno un viaggiatore" di I.Calvino e "le voci del mondo" di R.Schneider. Insomma, per pochissimi (e)letti!!! ;)
Le capacità empatiche dell'autore sono di un livello superiore, scrive lasciandoti dentro un sentire che è l'esatta percezione di ciò che accade.
La sua storia è l'immersione nell'io di ognuno, nell'irragionevolezza delle emozioni, nella concretezza dei sentimenti...
Il libro è "fai bei sogni", l'autore Massimo Gramellini.
Divoratelo!!!
domenica 25 dicembre 2011
" Questa è acqua, questa è acqua! "
È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle migliori, tra le meno stupidamente convenzionali nel genere, ma se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio pesce saggio, spiegando cosa sia l’acqua a voi giovani pesci, beh, vi prego, non fatelo. Non sono il vecchio pesce saggio. Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole.
Chiaramente, l’esigenza principale in discorsi come questo è che si suppone vi parli del significato dell vostra educazione umanistica, e provi a spiegarvi perché il diploma che state per ricevere ha un effettivo valore sul piano umano e non soltanto su quello puramente materiale. Per questo, lasciatemi esaminare il più diffuso stereotipo nei discorsi fatti a questo tipo di cerimonie, ossia che che la vostra educazione umanistica non consista tanto “nel fornirvi delle conoscenze”, quanto “nell'insegnarvi a pensare”.
Se siete come me quando ero studente, non vi sarà mai piaciuto ascoltare questo genere di cose, e avrete tendenza a sentirvi un po’ insultati dall'affermazione che dobbiate aver bisogno di qualcuno per insegnarvi a pensare, poiché il fatto stesso che siete stati ammessi a frequentare un college così prestigioso vi sembra una dimostrazione del fatto che già sapete pensare. Ma vorrei convincervi che lo stereotipo dell’educazione umanistica in realtà non è per nulla offensivo, perché la vera educazione a pensare, che si pensa si debba riuscire ad avere in un posto come questo, non riguarda affatto la capacità di pensare, ma piuttosto la scelta di cosa pensare. Se la vostra assoluta libertà di scelta su cosa pensare vi sembrasse troppo ovvia per perdere del tempo a discuterne, allora vorrei chiedervi di pensare al pesce e all'acqua, e a mettere tra parentesi anche solo per pochi minuti il vostro scetticismo circa il valore di ciò che è completamente ovvio.
Ecco un’altra piccola storia istruttiva. Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska. Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull'esistenza di Dio, con quell'intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.” E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?” E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.”
È facile interpretare questa storiella con gli strumenti tipici dell’analisi umanistica: la stessa precisa esperienza può avere due significati totalmente diversi per due persone diverse, avendo queste persone due diversi sistemi di credenze e due diversi modi di ricostruire il significato dall'esperienza. Poiché siamo convinti del valore della tolleranza e della varietà delle convinzioni, in nessun modo la nostra analisi umanistica vorrà affermare che l’interpretazione di uno dei due tizi sia giusta a quella dell’altro falsa o cattiva. E questo va anche bene, tranne per il fatto che in questo modo non si riesce mai a discutere da dove abbiano origine questi schemi e credenze individuali. Voglio dire, da dove essi vengano dall'INTERNO dei due tizi. Come se l’orientamento fondamentale verso il mondo di una persona e il significato della sua esperienza fossero in qualche modo intrinseci e difficilmente modificabili, come l’altezza o il numero di scarpe, o automaticamente assorbiti dal contesto culturale, come il linguaggio. Come se il modo in cui noi costruiamo il significato non fosse in realtà un fatto personale, frutto di una scelta intenzionale. Inoltre, c’è anche il problema dell’arroganza. Il tizio non credente è totalmente certo nel suo rifiuto della possibilità che il passaggio degli eschimesi abbia qualche cosa a che fare con la sua preghiera. Certo, ci sono un sacco di credenti che appaiono arroganti e anche alcune delle loro interpretazioni. E sono probabilmente anche peggio degli atei, almeno per molti di noi. Ma il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso.
Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente. Ho imparato questo da solo e a mie spese, e così immagino sarà per voi una volta laureati.
Ecco un esempio della totale falsità di qualche cosa su cui tendo ad essere automaticamente sicuro: nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi. È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali.
Adesso vi prego di non pensare che io voglia farvi una lezione sulla compassione o la sincerità o altre cosiddette “virtù”. Il problema non è la virtù. Il problema è di scegliere di fare il lavoro di adattarsi e affrancarsi dalla configurazione di base, naturale e codificata in noi, che ci fa essere profondamente e letteralmente centrati su noi stessi, e ci fa vedere e interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. Le persone che riescono ad adattare la loro configurazione di base sono spesso descritti come “ben adattati”, che credo non sia un termine casuale.
Considerando la trionfale cornice accademica in cui siamo, viene spontaneo porsi il problema di quanto di questo lavoro di autoregolazione della nostra configurazione di base coinvolga conoscenze effettive e il nostro stesso intelletto. Questo problema è veramente molto complicato. Probabilmente la più pericolosa conseguenza di un’educazione accademica, almeno nel mio caso, è che ha permesso di svilupparmi verso della roba super-intellettualizzata, di perdermi in argomenti astratti dentro la mia testa e, invece di fare semplicemente attenzione a ciò che mi capita sotto al naso, fare solo attenzione a ciò che capita dentro di me.
Come saprete già da un pezzo, è molto difficile rimanere consapevoli e attenti, invece di lasciarsi ipnotizzare dal monologo costante all'interno della vostra testa (potrebbe anche stare succedendo in questo momento). Vent'anni dopo essermi laureato, sono riuscito lentamente a capire che lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà solo un modo sintetico per esprimere un’idea molto piu significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all'esperienza. Perché, se non potrete esercitare questo tipo di scelta nella vostra vita adulta, allora sarete veramente nei guai. Pensate al vecchio luogo comune della “mente come ottimo servitore, ma pessimo padrone”. Questo, come molti luoghi comuni, così inadeguati e poco entusiasmanti in superficie, in realtà esprime una grande e terribile verità. Non a caso gli adulti che si suicidano con armi da fuoco quasi sempre si sparano alla testa. Sparano al loro pessimo padrone. E la verità è che molte di queste persone sono in effetti già morte molto prima di aver premuto il grilletto.
E vi dico anche quale dovrebbe essere l’obiettivo reale su cui si dovrebbe fondare la vostra educazione umanistica: come evitare di passare la vostra confortevole, prosperosa, rispettabile vita adulta, come dei morti, incoscienti, schiavi delle vostre teste e della vostra solita configurazione di base per cui “in ogni momento” siete unicamente, completamente, imperiosamente soli. Questo potrebbe suonarvi come un’iperbole o un’astrazione senza senso. Cerchiamo di essere concreti. Il fatto puro e semplice è che voi laureati non avete ancora nessun’idea di cosa “in ogni momento” significhi veramente. Questo perché nessuno parla mai, in queste cerimonie delle lauree, di una grossa parte della vita adulta americana. Questa parte include la noia, la routine e la meschina frustrazione. I genitori e i più anziani tra di voi sapranno anche troppo bene di cosa sto parlando.
Tanto per fare un esempio, prendiamo una tipica giornata da adulto, e voi che vi svegliate la mattina, andate al vostro impegnativo lavoro da colletto-bianco-laureato-all'università, e lavorate duro per otto o dieci ore, fino a che, alla fine della giornata, siete stanchi e anche un po’ stressati e tutto ciò che vorreste sarebbe di tornarvene casa, godervi una bella cenetta e forse rilassarvi un po’ per un’oretta, per poi ficcarvi presto nel vostro letto perché, evidentemente, dovrete svegliarvi presto il giorno dopo per ricominciare tutto da capo. Ma, a questo punto, vi ricordate che non avete nulla da mangiare a casa. Non avete avuto tempo di fare la spesa questa settimana a causa del vostro lavoro così impegnativo, per cui, uscendo dal lavoro, dovete mettervi in macchina e guidare fino al supermercato. È l’ora di punta e il traffico è parecchio intenso. Per cui per arrivare al supermercato ci mettete moltissimo tempo, e quando finalmente arrivate, lo trovate pieno di gente, perché naturalmente è proprio il momento del giorno in cui tutti quelli che lavorano come voi cercano di sgusciare in qualche negozio di alimentari. E il supermercato è disgustosamente illuminato e riempito con della musica di sottofondo abbrutente o del pop commerciale, ed è proprio l’ultimo posto in cui vorreste essere, ma non potete entrare e uscire rapidamente, vi tocca vagare su e giù tra le corsie caotiche di questo enorme negozio super-illuminato per trovare la roba che volete e dovete manovrare con il vostro carrello scassato nel mezzo delle altre persone, anche loro stanche e di fretta come voi, con i loro carrelli (eccetera, eccetera, ci do' un taglio poiché è una cerimonia piuttosto lunga) e alla fine riuscite a raccogliere tutti gli ingredienti della vostra cena, e scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte per pagare, anche se è l’ora-di-punta-di-fine-giornata. Cosi la fila per pagare è incredibilmente lunga, che è una cosa stupida e che vi fa arrabbiare. Ma voi non potete sfogare la vostra frustrazione sulla povera signorina tutta agitata alla cassa, che è super-stressata da un lavoro la cui noia quotidiana e insensatezza supera l’immaginazione di ognuno di noi qui in questa prestigiosa Università.
Ma in ogni modo, finalmente arrivate in fondo a questa fila, pagate per il vostro cibo, e vi viene detto “buona giornata” con una voce che è proprio la voce dell’oltretomba. Quindi dovete portare quelle orrende, sottili buste di plastica del supermercato nel vostro carrello con una ruota impazzita che spinge in modo esasperante verso sinistra, di nuovo attraverso il parcheggio affollato, pieno di buche e di rifiuti, e guidare verso casa di nuovo attraverso il traffico dell’ora di punta, lento, intenso, pieno di SUV, ecc.
A tutti noi questo è capitato, certamente. Ma non è ancora diventato parte della routine della vostra vita effettiva di laureati, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno. Ma lo sarà. E inoltre ci saranno tante altre routine apparentemente insignificanti, noiose e fastidiose. Ma non è questo il punto. Il punto è che è proprio con stronzate meschine e frustranti come questa che interviene la possibilità di scelta. Perché il traffico e le corsie affollate del supermercato e la lunga coda alla cassa mi danno il tempo di pensare, e se io non decido in modo meditato su come pensare e a cosa prestare attenzione, sarò incazzato e infelice ogni volta che andrò a fare la spesa. Perché la mia naturale configurazione di base è la certezza che situazioni come questa riguardino solo me. La MIA fame e la MIA stanchezza e il MIO desiderio di andarmene a casa, e mi sembrerà che ogni altra persona al mondo stia lì ad ostacolarmi. E chi sono poi queste persone che mi ostacolano? E guardate come molti di loro sono repellenti, e come sembrano stupidi e bovini e con gli occhi spenti e non-umani nella coda alla cassa, o anche come è fastidioso e volgare che le persone stiano tutto il tempo a urlare nei loro cellulari mentre sono nel mezzo della fila. E guardate quanto tutto ciò sia profondamente e personalmente ingiusto.
Oppure, se la mia configurazione di base è più vicina alla coscienza sociale e umanistica, posso passare un bel po’ di tempo nel traffico di fine giornata a essere disgustato da tutti quei grossi, stupidi SUV e Hummers e furgoni con motori a 12 valvole, che bloccano la strada e consumano il loro costoso, egoistico serbatoio da 40 galloni di benzina, e posso anche soffermarmi sul fatto che gli adesivi patriottici e religiosi sembrano essere sempre sui veicoli più grandi e più disgustosamente egoisti, guidati dai più brutti, più incoscienti e aggressivi dei guidatori. (Attenzione, questo è un esempio di come NON bisogna pensare…) E posso pensare che i figli dei nostri figli ci disprezzeranno per aver sprecato tutto il carburante del futuro e avere probabilmente fottuto il clima, e che noi tutti siamo viziati e stupidi ed egoisti e ripugnanti, e che la moderna civiltà dei consumi faccia proprio schifo, e così via.
Avete capito l’idea.
Se scelgo di pensare in questo modo in un supermercato o sulla superstrada, va bene. Un sacco di noi lo fanno. Tranne che il fatto di pensare in questo modo diventa nel tempo così facile e automatico che non è più nemmeno una vera scelta. Diventa la mia configurazione di base. È questa la modalità automatica in cui vivo le parti noiose, frustranti, affollate della mia vita da adulto, quando sto operando all'interno della convinzione automatica e inconscia di essere il centro del mondo, e che i miei bisogni e i miei sentimenti prossimi sono ciò che determina le priorità del mondo intero.
In realtà, naturalmente, ci sono molti modi diversi di pensare in questo tipo di situazioni. Nel traffico, con tutte queste macchine ferme e immobili davanti a me, non è impossibile che una delle persone nei SUV abbia avuto un orribile incidente d’auto nel passato, e adesso sia cosi terrorizzata dal guidare che il suo terapista le ha ordinato di prendere un grosso e pesante SUV, così che possa sentirsi abbastanza sicura quando guida. O che quell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada sia forse guidato da un padre il cui figlio piccolo è ferito o malato nel sedile accanto a lui, e stia cercando di portarlo in ospedale, ed abbia quindi legittimamente molto più fretta di me: in effetti sono io che blocco la SUA strada.
Oppure posso sforzarmi di considerare la possibilità che tutti gli altri nella fila alla cassa del supermercato siano stanchi e frustrati come lo sono io, e che alcune di queste persone probabilmente abbiano una vita molto più dura, noiosa e dolorosa della mia.
Di nuovo, vi prego di non pensare che vi stia dando dei consigli morali, o vi stia dicendo che dovreste pensare in questo modo, o che qualcuno si aspetta da voi che lo facciate. Perché è difficile. Richiede volontà e fatica, e se voi siete come me, in certi giorni non sarete capaci di farlo, o più semplicemente non ne avrete voglia.
Ma molte altre volte, se sarete abbastanza coscienti da darvi la possibilità di scegliere, voi potrete scegliere di guardare in un altro modo a questa grassa signora super-truccata e con gli occhi spenti che ha appena sgridato il suo bambino nella coda alla cassa. Forse non è sempre così. Forse è stata sveglia per tre notti di seguito tenendo la mano del marito che sta morendo di un cancro alle ossa. O forse questa signora è l’impiegata meno pagata della motorizzazione, che proprio ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un orribile e snervante problema burocratico con alcuni piccoli atti di gentilezza amministrativa.
Va bene, nessuno di questi casi è molto probabile, ma non è nemmeno completamente impossibile. Dipende da cosa volete considerare. Se siete automaticamente sicuri di sapere cos'è la realtà, e state operando sulla base della vostra configurazione di base, allora voi, come me, probabilmente non avrete voglia di considerare possibilità che non siano fastidiose e deprimenti. Ma se imparate realmente a concentrarvi, allora saprete che ci sono altre opzioni possibili. Avrete il potere di vivere una lenta, calda, affollata esperienza da inferno del consumatore, e renderla non soltanto significativa, ma anche sacra, ispirata dalle stesse forze che formano le stelle: amore, amicizia, la mistica unità di tutte le cose fuse insieme. Non che la roba mistica sia necessariamente vera. La sola cosa che è Vera con la V maiuscola è che sta a voi decidere di vederlo o meno.
Questa, credo, sia la libertà data da una vera educazione, di poter imparare ad essere “ben adattati”. Voi potrete decidere con coscienza che cosa ha significato e che cosa non lo ha. Potrete scegliere in cosa volete credere. Ed ecco un’altra cosa che può sembrare strana, ma che è vera: nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono. La sola scelta che abbiamo è su che cosa adorare. E forse la più convincente ragione per scegliere qualche sorta di dio o una cosa di tipo spirituale da adorare – sia essa Gesù Cristo o Allah, sia che abbiate fede in Geova o nella Santa Madre Wicca, o nelle Quattro Nobili Verità, o in qualche inviolabile insieme di principi etici – è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per mangiarvi vivo. Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete un milione di volte prima che abbiano ragione di voi. Ad un certo livello tutti sanno queste cose. Sono state codificate in miti, proverbi, luoghi comuni, epigrammi, parabole, sono la struttura di ogni grande racconto. Il trucco sta tutto nel tenere ben presente questa verità nella coscienza quotidiana.
Adorate il potere, e finirete per sentirvi deboli e impauriti, e avrete bisogno di avere sempre più potere sugli altri per rendervi insensibili alle vostre proprie paure. Adorate il vostro intelletto, cercate di essere considerati intelligenti, e finirete per sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere scoperti. Ma la cosa insidiosa di queste forme di adorazione non è che siano cattive o peccaminose, è che sono inconsce. Sono la configurazione di base.
Sono forme di adorazione in cui scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi su quello che volete vedere e su come lo valutate, senza essere mai pienamente consci di quello che state facendo.
E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall'operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti.
Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.
Lo so che questa roba probabilmente non vi sembrerà molto divertente o ispirata, come un discorso per questo di genere di cerimonie dovrebbe sembrare. In questo consiste però, per come la vedo io, la Verità con la V maiuscola, scrostata da un sacco di stronzate retoriche. Certamente, siete liberi di pensare quello che volete di tutto questo. Ma per favore non scartatelo come se fosse una sermone ammonitorio alla Dr. Laura. Niente di questa roba è sulla morale o la religione o il dogma o sul grande problema della vita dopo la morte. La Verità con la V maiuscola è sulla vita PRIMA della morte. È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza e molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: “Questa è acqua, questa è acqua.”
È straordinariamente difficile da fare, rimanere coscienti e consapevoli nel mondo adulto, in ogni momento. Questo vuol dire che anche un altro dei grandi luoghi comuni finisce per rivelarsi vero: la vostra educazione è realmente un lavoro che dura tutta la vita. E comincia ora.
Auguro a tutti una grossa dose di fortuna. "
(David Foster Wallace)
...thanks to Roberto NATALINI per la traduzione... ;)
giovedì 30 giugno 2011
" - REDUCE - "
Per quel che si può è meglio essere preparati al peggio, non perdere la speranza, fortificare in ogni senso le famiglie, le comunità. Prendersi cura dei vecchi, crescere i figli.
Non lasciarsi condurre mai più inconsapevoli e impotenti al macello.
A casa. Notte serena. Tutti dormono tranquilli.
...immagine di benessere, pace, squarcio di sereno tra disgrazie e tribolazioni che hanno infierito, sulla casa, nelle ultime generazioni. Non tanto un dovuto quanto un quotidianamente ricercato secondo le proprie capacità, le possibilità concrete. Sapendo che niente è assoluto... e la precarietà è radice di ogni affare umano.
L'amore, che fa coraggioso chi ama e forte chi è amato, unica consolazione.
Perchè allora questo tumulto di pensieri, questo sguardo circostanziato e circospetto che non trova sollievo nel modo in cui il mio mondo guarda ciò che lo circonda e se stesso?
Eppure contento. Contento di svegliarmi il mattino e nel buio della notte addormentarmi stanco.
Contento di vivere, dono sorprendente in alto... in largo... in basso... e nel profondo. "
.......................(Giovanni Lindo Ferretti - 2006)
mercoledì 23 giugno 2010
" Al congresso! "
Mi chiedevo se non fosse il caso di provare a farci sentire!? Noi, certo... mica io da solo!?
Negli ultimi (che poi sono i primi...) tre anni di attivismo politico ho incontrato parecchi individui capaci e motivati, pronti a radicare un nuovo modo di fare, di partecipare alle cose di partito. Il loro blocco mentale? Lasciarsi portare dal mood sempreverde dello stare al fianco di un leader. Sacrificando gran parte delle proprie capacità alla rincorsa di chissà quale remunerazione futura; depotenziando la possibile crescita di un nuovo gruppo dirigente, maggiormente capace di ancorarsi alle reali esigenze della stragrande maggioranza degli aderenti al partito.
Insomma: CORAGGIO!
giovedì 31 dicembre 2009
" ...e così finì!!! "

domenica 17 maggio 2009
" Tempus fugit "
Tre settimane al voto comunale, primi comizi alle spalle e nuove cose da valutare...
Proprio nella stessa data (...quella del mio primo comizio!!!) ma di trentuno anni fa, lo spartiacque violento nel lento scorrere del fiume criminoso della connivenza; un riferimento che porterò con me... e che stasera mi ha fatto accennare a quello che ricordavo, di una stagione violentissima di morti ammazzati e di paura, un brutto periodo che anche la nostra Bellizzi ha vissuto.
Aldo Moro: ammazzato dalle B.R. perchè incarnazione di un nuovo modo di fare politica, aperto e condiviso. Con la sua voglia di dialogo, da un mondo di correnti differenti ma ugualmente impegnate, per la crescita della nostra nazione.
Di questa triste vicenda tutti sanno parecchie cose, di un'altra, accaduta nelle stesse ore, invece si sa pochissimo.
Peppino Impastato: un eroe rurale, passatemi il termine, assassinato dalla mafia. Uomo fatto in strada, cresciuto tra la gente, in una sicilia difficile e spesso troppo accondiscendente.
Due storie lontanissime e pur vicine, di una politica sentita fino all'inverosimile! Due vite distrutte per ricostruire un sentimento ed una morale, due vite spezzate per rinsaldare quel legame onorevole tra elettore ed eletto. Un lascito importante, uno spirito guida, per i futuri impegni dei vecchi e dei nuovi politici italiani.
mercoledì 25 marzo 2009
" L'essere umano: Roberto Saviano. "

giovedì 15 gennaio 2009
" La cacca e... ...è la casta! ;) "
