Visualizzazione post con etichetta gioia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gioia. Mostra tutti i post

giovedì 5 gennaio 2017

" Tu sei speciale... "

...<<
 "Questi sono i miei palloni e le mie scatole", disse a bassa voce.

 "Tu ci giochi, con scatole e palloni?".

Pulcinello scosse la testa.

 "Ti piacciono, scatole e palloni?".

 "Mi piace come mi fanno sentire".

 "E come ti fanno sentire?".

 "Importante", rispose Pulcinello, sempre  bassa voce.

 "Hmmm", fece Eli. "Così anche tu pensi come gli altri Wemmicks. Pensi di essere migliore perché hai più cose, e che per questo sarai più felice".

 "Credo di sì".

 "Vieni qui, Pulcinello. C'è qualcosa che voglio farti vedere".

Pucinello alzò la testa di legno e guardò Eli per la prima volta. Fu felice di scoprire che il cretore degli Wemmicks non era arrabbiato. Pulcinello seguì Eli alla finestra.

 "Guardali", disse Eli.

Pulcinello guardò fuori dalla finestra e vide lo sciame degli Wemmicks che stava ancora scalando la montagna. Inciampando, cascando, facendo a gomitate per arrivare primi.

 "Ti sembrano felici?", chiese Eli.

Pulcinello scosse la testa.

 "Ti sembrano importanti?".

 "Per niente", disse Pulcinello, notando il sindaco e sua moglie.
Il sindaco era finito per terra e lei gli stava camminando sopra. La moglie aveva una scatola sula testa e lui teneva una palla in bocca.

 "Pensi che abbia creato gli Wemmicks perché si comportino in questo modo?", chiese Eli.

 "No".

Pulcinello avvertì una grande mano sulla sua spalla.

 "Sai quanto le tue scatole e i tuoi palloni ti sono costati?".

 "I miei libri e il mio letto. I miei soldi e la mia casa".

 "Mio piccolo amico, ti sono costati molto di più".

Pulcinello stava cercando di ricordare cos'altro avesse venduto, quando Eli continuò:

 "Ti sono costati la felicità. Non sei più stato contento, vero?".

 "No", rispose Pulcinello, dopo un momento.

 "Ti sono costati gli amici. E, più di ogni altra cosa, ti sono costati la fiducia in me. Non hai pensato che ti avrei fatto felice. Pensavi che lo avrebbero fatto le scatole e i palloni".

Pulcinello guardò il mucchio di giocattoli.
All'improvviso non gli sembravano più così preziosi.

 "Ho combinato un bel pasticcio".

 "Fa lo stesso", rispose Eli. "Sei sempre importante".

Pucinello chinò il capo e sorrise.

 "Tu sei speciale, ma non per quello che hai. Sei speciale per ciò che sei. Tu sei mio. Io ti amo. Non dimenticarlo, mio piccolo amico".

 "Non lo farò", Pulcinello sorrise. Poi fece una pausa. "Eli?", chiese.

 "Sì?".

 "Che ne farò, delle scatole e dei palloni?".

 "Forse dovresti regalarli a chi ne ha davvero bisogno".

Pulcinello fece per andarsene, ma si fermò di nuovo.

 "Eli?".

 "Sì?".

 "Non ho un posto per dormire".

Eli sorrise.

 "Perché stanotte non dormi qui?".

 "Lo farò di certo. Sono molto stanco".

E così quella notte Pulcinello dormì su un letto di trucioli.
Dormì bene. Si stava bene, nella casa del creatore.
 >>

domenica 31 gennaio 2016

" ...bei ricordi, mancanze che restano! "

...e non ero a conoscenza di questi tuoi due libri.
Per puro caso l'altro giorno ho letto un manifesto, con il tuo nome.

Proprio in un periodo come questo, carnevalesco, vivemmo una spassosissima avventura... ricordi?
Noi eravamo i sette nani, tu Biancaneve... preparai pure una coreografia, un balletto per quella festa in maschera... e vincemmo un premio!!!

Tu... amica di una mia carissima amica, mia vicina di banco. Corteggiatissima, meritatamente... ;)
Sempre sorridente, dolcissima, sempre pronta con le giuste parole...

Non ho assolutamente idea di chi ti conosca tra i miei compaesani che ti hanno citato, che di te han parlato... ma stasera mi hai fatto un enorme piacere: sei tornata a trovarmi!

C'è sempre un dopo per chi ha avuto un prima,
ciao Susy...


venerdì 14 novembre 2014

" ...brividi... "

Ho mia moglie non a casa, la piccolina a letto (crollata!) e la "grande" sul divano... io al pc, ascolto musica... e penso, leggo e... continuo ad immaginare un diverso modo di vivere le cose di tutti, quelle nostre e di chi verrà dopo... ;)

Una canzone mi irrigidisce, una voce mi mette i brividi, incredibile pensarla per le mie donne... per quello che sarà crescendo, per tutto quanto proviamo a dare, a lasciare... senza parole, bellissima!!!

SENTIRE...

lunedì 15 settembre 2014

" ...alla scoperta!!! "

Oggi l'inizio dell'asilo comunale per Veve'
 e la seconda elementare per Fefe'... :D

Continuate a farvi mille domande.
Anche a scuola proveranno a rispondervi...
 per capire, per crescere...
 e poi vivere, esistere e resistere!

giovedì 17 aprile 2014

" ...stanotte... "

...torno a casa prima di mezzanotte... ed ho accompagnato una giovanissima a casa, che mi dice: "...io penso che ce la facciamo!".
Intorno un bell'odore di pastiera... un po' di pioggia... e spazzatura da buttare...: volantini elettorali che neanche a Pasqua ti lasciano stare! ;)
Quella bella coppia che ci crede... ed io che spero di sbagliarmi, che per loro non sarà un errore grave... con quel fagottino parecchio stanco... :)
Le bamboline nel lettone... con la mamma a far da divisore; spostandole, ognuna nel suo letto... mi stringono forte forte... mica per paura della notte?! E' il saluto, il loro dirmi: "ciao... ma a quest'ora ti ritiri? Volevamo chiacchierare... e sei troppo spesso fuori a parlare, a provare a ragionare...".

Ci sono notti che non bastano, che dovrebbero durare molto più a lungo... almeno il tempo per rinsavire, esattamente da riuscire a capire che cosa muove il cambiamento, quello vero che sentiamo dentro.
Quando provo ad analizzarmi... mi scopro fragile ma costante, pronto a tutto... con una variante:
non ti fidare, meglio mollare se non lo ritieni... entusiasmante!

#coraggio

*****

"I galli dell'alba ci sorprendevano mentre cercavamo di riordinare le numerose casualità incatenate che avevano reso possibile l'assurdo, ed era evidente che non lo facevamo per una semplice ansia di chiarire misteri, ma piuttosto perché nessuno di noi poteva continuare a vivere senza sapere con esattezza qual era il posto e la missione che ci aveva assegnato la fatalità."
Gabriel Garcia Marquez :(

giovedì 15 agosto 2013

" ...tri-carica... "

" ...vedo dentro a me,
ci sono cose che io a volte vedo fuori...
e quando le vedo sono felice
però non mi sono mai avvicinato...
mi sono sempre accontentato
ora però mi son stancato...
ricercare fa un po' male
ma ormai il male io l'ho imparato...
Ora è tempo di trovare,
raccogliere i frutti e le primizie.
Svelare i gioielli... quelli splendenti,
quelli che finora sono stati spenti. "

...l'audiovideo...

lunedì 22 luglio 2013

" ...loro... altro che l'oro! "

" Fede in Jova! "

...la supporter più scatenata, più fedele... mia figlia Federica... alle prese, in modo autonomo, con la registrazione della sua versione della hit "TI PORTO VIA CON ME"... ;)

Ancora sotto effetto (fumetto) del suo secondo, il primo a tre anni, concerto spettacolo di Lorenzo Jovanotti Cherubini:


giovedì 30 giugno 2011

" - REDUCE - "

" Tutto può succedere, è successo, succederà ma la vita sopravvive: generazione su generazione.
Per quel che si può è meglio essere preparati al peggio, non perdere la speranza, fortificare in ogni senso le famiglie, le comunità. Prendersi cura dei vecchi, crescere i figli.
Non lasciarsi condurre mai più inconsapevoli e impotenti al macello.

A casa. Notte serena. Tutti dormono tranquilli.
...immagine di benessere, pace, squarcio di sereno tra disgrazie e tribolazioni che hanno infierito, sulla casa, nelle ultime generazioni. Non tanto un dovuto quanto un quotidianamente ricercato secondo le proprie capacità, le possibilità concrete. Sapendo che niente è assoluto... e la precarietà è radice di ogni affare umano.
L'amore, che fa coraggioso chi ama e forte chi è amato, unica consolazione.

Perchè allora questo tumulto di pensieri, questo sguardo circostanziato e circospetto che non trova sollievo nel modo in cui il mio mondo guarda ciò che lo circonda e se stesso?
Eppure contento. Contento di svegliarmi il mattino e nel buio della notte addormentarmi stanco.
Contento di vivere, dono sorprendente in alto... in largo... in basso... e nel profondo. "

.......................(Giovanni Lindo Ferretti - 2006)

lunedì 7 settembre 2009

" ...c'è sempre tempo per redimersi... "

Applausi a Paolo GUZZANTI che, dal suo blog, scrive questo "splendido" testo:

"Lettera aperta e guanto di sfida a Silvio Berlusconi
Caro Silvio
sono sicuro che il tuo ufficio stampa ti porterà questo scritto che dedico ai miei amici del blog Rivoluzione Italiana, ma che ha te come destinatario.
Qualche mese fa mi hai telefonato per chiedermi la ragione “di tanto odio”. Ti ripeto oggi quel che ti dissi subito: io non soltanto non ti odio affatto (odiare non è il mio mestiere, mi riesce malissimo), ma per me sei e resti una persona simpaticissima, direi quasi irresistibile. Coloro che ti odiano senza conoscerti non lo sanno: non conoscono il Berlusconi privato, personale, affettuoso, amichevole, pronto a soccorrere anche gli sconosciuti in difficoltà. Sia D’Alema che Cossiga, per dirne due fra tanti, hanno testimoniato questo aspetto della tua natura, l’aspetto seduttivo che è – anche –protagonista politico di quelle tue vicende che da personali si sono fatte politiche a partire dal momento in cui tu decidesti di andarle ad esporre davanti a microfoni e telecamere del servizio pubblico.
Tutto quel che è successo a causa dei rapporti fra te e le donne, è successo – anche – a causa della tua natura incerta sui confini dell’affettuosità, della liceità, della opportunità, del buon gusto e in definitiva sui confini netti fra bene e male. Tu pensi, hai sempre pensato e sempre penserai, di essere un caso unico ed eccezionale cui tutto è permesso, per cui tutto è perdonabile e riconducibile ad una natura sempre più vasta di bontà eccelse e intenti nobili.
E’ ciò che determina e configura lo sconfinamento della megalomania sulla coscienza dei limiti, ed è il tuo problema personale che si riflette come problema politico. I comunisti non c’entrano. Non c’entrano i complotti, non c’entra Murdoch. Hai fatto e seguiti a fare tutto da solo, salvo infuiarti e scatenare i tuoi avvocati se i tuoi nemici ci sguazzano.
Certo: quelle anime nere, o rosse, di comunisti, nemici, avversari, competitori, di fronte a tanta grazia da te imbandita, banchettano e mangiano a quattro palmenti la messe che tu servi loro, ringraziando per la tua suicida generosità.
Quando ti vedevo, nelle conventions (mai “congressi”! per carità: l’idea di somigliare ai veri partiti ti dà l’orticaria) rabbrividivo di fronte alla tua mania sempre meno innocente di corteggiare, seminare complimenti, carezze, allusioni e commenti per le donne più carine o appariscenti.
Quando qualcuno mi chiede che cosa io intenda io quando ho duramente stigmatizzato l’espressione delle tue pulsioni, racconto sempre di quella volta in cui a una convention mi sei comparso davanti travolto da uno stuolo di fans assatanati, maschi e femmine, e mi hai chiesto festoso e urlante se avessi approfittato della calca per palpeggiare una donna che ti aveva colpito.
Rimasi basito, ma non per perbenismo (sono anch’io un porcello del gregge di Epicuro) ma per l’inopportunità, l’incongruità, l’incapacità di distinguere fra politico e showman, fra avanspettacolo e istituzioni, dal momento che i partiti politici in una democrazia sono istituzioni e non club privati e a luci rosse.
Mi hanno sempre colpito questi congressi-convention con le hostess tutte uguali, carine, alte, col culetto impacchettato nella minigonna a tubo, le tettine acute, lo sguardo dolce. Oggi imparo che questa fauna si chiama ragazze immagine, accompagnatrici, hostess, alla peggio escort. L’importante è che abbiano un visino pulito e innocente e a cena indossino un vestitino nero di Armani, possibilmente senza gioielli. L’immagine dell’innocenza scatena la libido. Ho sempre visto con quanto disprezzo, anche manifesto e offensivo, tratti le donne in menopausa, tutte quelle carampane eccessivamente truccate e ingioiellate che ti si affollano intorno a migliaia, appiccicose e osannanti, sognanti, adoranti. Anche a loro non hai mai lesinato una barzelletta spinta, anche spintissima, che desse a quelle povere donne sfiorite il frisson della seduzione, dell’avventura col capo.
Io vengo da una generazione che ha convissuto con i movimenti di protesta, con il femminismo in particolare. Le nostre ragazze di un tempo erano femministe e ci hanno fatto sudare freddo più di una volta. Ma noi allora pensavamo che da certe conquiste di rispetto della donna non si potesse più, mai più, tornare indietro. Tu ci hai insegnato invece che su quelle conquiste minime di rispetto ci si potesse ballare il flamenco e la czarda, che si potessero calpestare e deridere come hai sempre fatto, peggiorando nel tempo.
Pensai allora: questo è il suo tallone d’Achille. La sua adolescenza è ripresa con una furia senile. E più la tua furia cresceva, più convocavi donne al tuo desco, alle tue cene, al tuo tavolo, per raccontare a raffica decine, centinaia di barzellette, spesso usate come strumento di allusione, seduzione, demolizione del pudore. Certo, mi preoccupava la tua frenesia di raccontare barzellette alle deputate e alle aspiranti deputate che né io né te avremmo raccontato alle nostre figlie.
E, a proposito di figlie, ricordo con particolare piacere le volte in cui mi hai presentato a qualcuno dicendo: “Paolo ha chiamato sua figlia Libertà, anzi Liberty perché ama l’America”. E’ vero. E anche questo è un fatto politico. Il nome completo della mia terza figlia è Liv Liberty Atpoh Guzzanti, dove “Atpoh” sta per “and the pursuit of happiness”, il diritto a cercare e trovare la felicità, che è il terzo diritto umano dopo quello alla vita (Liv, vita in svedese in omaggio alla sua nonna) e alla libertà.
Ho dato, con mia moglie Jill, a nostra figlia i nomi dei principi della Rivoluzione Americana: diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Questo è ciò che distingue il liberale dagli altri: subito dopo il diritto a vivere, viene immediato quello della libertà, di cui tu ti riempi la bocca, senza praticarla e senza tollerarla.
Ma all’inizio sei riuscito ad ingannarmi. Ti sei presentato come il campione dei liberali. Il cavaliere che ha raccolto nella polvere la bandiera caduta della libertà e la vuole restituire alla società. E mi sono sentito pugnalato alla schiena quando ho visto che tu di liberale non solo non hai mai fatto nulla, ma quel che hai fatto lo hai fatto andando esattamente nella direzione opposta: quella di sterilizzazione del Parlamento da far occupare presto da ragazze e giovanotti di bell’aspetto; selezione del personale politico attraverso il criterio del sex appeal che ho chiamato “mignottocrazia” perché consiste in un rapporto di scambio e investimento sessuale, fosse anche solo simbolico; una politica estera votata a sostenere un megalomane assassino delle steppe e un altro megalomane assassino della sabbia; il tradimento sostanziale dell’alleanza con i bastioni dell’Occidente – Stati Uniti e Regno Unito – i quali sono profondamente furiosi con te, quali che siano le smorfie e le edulcorazioni della diplomazia.
Gli americani in particolare ti detestano per le scelte energetiche e perché insisti a dire che tu sei il mediatore fra loro e la Russia (ho misurato personalmente il loro disprezzo).
Hai corrotto – l’ho detto e lo ripeto – la gioventù italiana offrendo specialmente alle donne obiettivi-premio che possono con indifferenza essere ripartiti fra serie televisive, posti al Parlamento europeo e italiano, candidature locali, reality shows, fictions, ruoli di accompagnatrice, di ragazza immagine, di governo della Repubblica italiana.
Ma l’accusa principale che io ti rivolgo, è di aver sepolto e tradito la rivoluzione liberale che l’Italia aspettava, per imporre al suo posto la berlusconocrazia, un regime personale in cui si misura ossessivamente il consenso dai sondaggi che sostituiscono ormai l’espressione popolare, alla stessa maniera con cui si misurano gli ascolti televisivi con l’auditel.
Tu hai inoltre instaurato il presidenzialismo di fatto. Cosa contro la quale, in sé, io non avrei nulla contro, purché fosse scritta sulla Costituzione e nel caso in cui una tale modifica costituzionale fosse venuta dopo i necessari passaggi, i necessari dibattiti di fronte al popolo, per essere alla fine approvata dal popolo.
Tutti fummo consapevoli della forzatura con cui nel 2001 ti presentasti scrivendo sulla scheda della coalizione “Berlusconi presidente”, e cioè sottoponendoti a un imprevisto e illegittimo referendum popolare. Io allora ne fui tuttavia contento con molti altri, perché vidi in quel gesto il segno di una rottura, la formazione di uno strumento rivoluzionario utile se fosse stato messo al servizio della tanto auspicata rivoluzione liberale.
Tutto si svolgeva allora e si svolge oggi su un panorama di macerie ideali, organizzative e di capacità politica di una sinistra suicida, rabbiosa, impotente, litigiosa, meschina, affarista, incapace di sedurre moralmente e idealmente.
Le condizioni per una rivoluzione democratico parlamentare liberale c’erano tutte. Bisognava trasformare la melma televisiva in cultura, sciogliere i nodi che legano l’informazione inaugurando l’esercizio della libertà alla informazione completa e indipendente, bisognava affrontare a muso duro e definitivo l’anti-Stato mafioso camorrista investendo nel recupero del suolo italiano e della popolazione italiana abbandonata; bisognava far sentire forte e potente l’odore della libertà agli studenti, ai ricercatori (Obama cura la crisi con la ricerca scientifica, non strozzandola); bisognava far sentire che lo Stato tutela ogni modo di sentire, ogni modo di credere e anche di non credere, ogni singola individualità personale che gode i diritti di una minoranza etnica.
Abbiamo avuto invece arroganza, ignoranza, incompetenza, miopia, cafè chantant di governo. E siamo stati ammorbati, volenti o nolenti, dalla tua esuberanza affettiva, amorosa, farfallona, dalle chiacchiere che ti seguono come un nugolo di mosche, dalla stampa internazionale di destra - lascia perdere quella di sinistra, guarda alla destra mondiale se vuoi misurare il tuo fallimento - indignata, preoccupata del cattivo esempio, imbarazzata.
Essere italiani e viaggiare all’estero è diventato un mestiere molto duro, per colpa tua, Silvio Berlusconi.
Io sono stato l’ultimo, sia in ordine di tempo che di importanza, dei giornalisti e degli intellettuali di sinistra, che sia corso da te per aiutarti – pensa tu che ingenuità, che follia – a compiere quella rivoluzione. Sembravi a me e a tanti l’uomo della rottura, un uomo tutt’altro che esente da gravi difetti, ma un uomo che mandava in bestia la sinistra più codina e conformista, professionista dell’odio e del rancore.
Di quella sinistra che ha ucciso la sinistra ne avevamo e ne abbiamo abbastanza. Ti ho difeso quando li mandavi in bestia mettendoti la bandana per Tony Blair (anche se poi ho letto che Blair ha avuto il voltastomaco di fronte a quelle foto) e ti ho difeso a spada tratta anche quando eri dubbiamente difendibile perché ai miei occhi seguitavi a rappresentare la speranza di una rottura del vecchio sistema, uno strumnto, una possibilità e anche un prezzo da pagare in vista della prospettiva di una ricostruzione rivoluzionaria della democrazia parlamentare (e non della sua uccisione).
Per questo io oggi non sono tornato “a sinistra”, ma sono entrato nel Partito Liberale Italiano, quello antico e storico, dove sono stato eletto vice segretario.
Da quel piccolo, vitalissimo partito io ti lancio la sfida.
La mia sfida nel contenderti gli italiani che come me hanno sognato, immaginato, sperato in una rivoluzione liberale democratica ed hanno avuto invece soltanto il tuo personale regime sempre più in conflitto con le regole della democrazia, fino a lasciar prefigurare e temere uno scontro in nome della difesa estrema della democrazia liberale e parlamentare.
A me nessuno potrà mai darmi del comunista e amico dei comunisti, diversamente da te che treschi con l’ultimo capo del KGB, lo stesso KGB che mi ha tragicamente combattuto quando io, in nome e per conto del Parlamento della Repubblica, indagavo sulle malefatte sovietiche e post sovietiche in Italia, che investono in pieno la questione dei “misteri d’Italia” e delle risposte insolute a tanti crimini, a cominciare da quello Moro, fino alla strage di Bologna, passando per Ustica che è la strage sorella di quella gheddafiana di Lockerbie, per quella del treno di Natale e di tutte le malefatte del terrorista Carlos quando era integrato nei servizi operativi del KGB e della Stasi, ai tempi in cui il tuo amato amico Vladimir le rappresentava e le coordinava tutte e due.
A me nessuno potrà darmi del comunista, mentre tu oggi sei il migliore amico del capo e della storia del KGB e quando hai dovuto scegliere se schierarti con il Parlamento Repubblicano o con le tue nuove amicizie nella polizia segreta post-sovietica non hai avuto tentennamenti: hai scelto la seconda non pronunciando una sola sillaba in difesa del Parlamento, quando una Commissione del Parlamento era sotto il più feroce attacco del KGB.
Un giorno mi dicesti: “Putin è una persona dolcissima. E’ un uomo mite e buono. Se mi dicessero che è un assassino, sarebbe come se mi dicessero che tu, Paolo, sei un assassino. Potrei mai crederlo?”. Senza perdere altro tempo posso recapitarti una intera biblioteca delle imprese del tuo amico, con in testa “Il mio agente Sasha”, di mia fattura. Non ti farebbe male.
Ma se oggi ti scrivo pubblicamente è perché da liberale, da vice segretario del Partito Liberale, io ho deciso di sfidarti politicamente. Io minuscolo Davide contro te enorme mastodontico onnipotente Golia con tutti i poteri, i giornali, i direttori, i telegiornali, gli apparati dello Stato. Tu non sei in condizione di reggere uno scontro con me ad armi pari, in un duello televisivo, perché mi ti mangerei.Tu con me puoi vincere solo chiudendomi la bocca, impedendomi di parlare, di apparire, di scrivere se è possibile.
Del resto, il mio primo gesto di resistenza contro di te è consistito nel combattere insieme al segretario del PLI per impedire che anche il simbolo di questo rinato antico partito finisse inchiodato sul caminetto di Arcore sulla stessa panoplia di teste impagliate che già comprende la Dc, il Pri, il Psi.
Abbiamo resistito in un congresso di lacrime e sangue, votazioni, insulti, scontri, aria fetida e passione, come deve essere la politica vera, non quella azzurrata e nuvolettata che piace a te.
E abbiamo vinto contro di te e i tuoi amici che volevano incorporare anche quel residuo di democrazia nel tuo impero autocratico.
Ora la nostra barca corsara è in acqua e tu cercherai di impedire che ci si veda, impedire che i giornali e i telegiornali parlino di noi. Se io potessi andare in televisione e dibattere con te, ti farei lietamente a pezzettini. Tu sei del tutto incapace di reggere un dibattito televisivo all’americana o alla francese ad armi pari, pari tempi, argomenti e idee contro argomenti e idee.
Con me non ti sarebbe stato possibile realizzare la vergogna del dibattito da Vespa sui tuoi affari familiari, che hai portato tu in piazza per farne un evento della piazza, salvo protestare perché l’agorà ti si rivolta contro.
La sinistra non ha con te alcuna possibilità di farcela. E’ questa la tua forza.
Ma noi liberali sì. Siamo noi la speranza del Paese, non te. E bloccheremo lo stato di guerra civile in cui hai precipitato il Paese delegittimando il Parlamento repubblicano, determinando allo stesso tempo una degradazione del Paese che si rispecchia ormai in un giornalismo per bande, agguati, intimidazioni, minacce, manipolazioni.
A tutto ciò bisogna dire basta e il basta deve venire da noi, piccoli liberali senza giornali, senza televisioni, senza potere.
Noi, laici ma rispettosi di chi crede, noi che abbiamo rialzato la bandiera che tu avevi sottratto alla speranza.
Quando mi telefonasti, mi dicesti che avremmo fatto bene a vederci per discutere. A me piacciono le discussioni, a due e ad armi pari. Ecco dunque l’elemento di partenza per la discussione.
Sono queste le principali cose che avevo da dirti e se vuoi dibatterne con me, sono pronto, subito, ovunque.
Ti lancio quindi politicamente, lealmente e apertamente, il guanto della sfida e lo faccio non per me, che ho già 69 anni, ma per tutti i figli degli italiani, delle donne italiane, affinché possano veder salva la libertà, la vita e il diritto alla ricerca della felicità nella dignità e nel rispetto, attraverso la misura dell’intelligenza, del merito, della qualità umana e del lavoro, dell’onestà, della capacità, della responsabilità, della lealtà. Questo è lo spirito con cui mi sono posto al servizio del mio Paese, per quel che posso e per quel che mi resta da vivere."

mercoledì 6 maggio 2009

" ...tra un mese!!! ;) "


...in questo preciso momento storico avrei preferito: GRANATO Antonio - papà di Federica!!! ;D

venerdì 24 aprile 2009

" Sì, si comincia... "

Questa sera il primo vero appuntamento elettorale con l'attuale amministrazione comunale di Bellizzi.

Una cronistoria che proverà a ripercorrere tutti i momenti più importanti che han reso fattibile un sogno: Bellizzi Città Possibile!!! Da frazione di Montecorvino Rovella a comune autonomo, con tutti gli accadimenti politici del caso.

Un gruppo di persone che si son date tanto da fare per la conquista di una storia comune, di un sentire d'insieme.
Un'appartenenza geografica che, con gli anni, diventa sempre più un'autonomia fortemente partecipata, una realtà autoctona.

Io ci sarò... e proverò a contribuire!

sabato 14 febbraio 2009

" ...innamoratissimi! "



...il tassello mancante, a coronamento del nostro sentimento, stasera ci accompagnerà al nostro solito appuntamento.

Siamo stati proprio bravi, dovevamo proprio innamorarci!!!

Sempre di più... pciù!

domenica 11 gennaio 2009

" ...ascolta la sua voce che ormai canta nel vento... "

- PROLOGO -

A Bellizzi esisteva un solo negozio di dischi. Io lo frequentavo spesso... mi lasciavo incantare dalle copertine degli album, i magnifici LP!
Ne comprai parecchi, alcuni ordinati ed attesi per settimane. Il primo, forse, fu "IN CERTI MOMENTI" di Eros Ramazzotti, avevo 13 anni.

Tempi duri per la musica, non si facevano grandi affari. Le musicassette da amico ad amico e, peggio ancora, da contrabbandiere a cliente (le originali mixed by Erry), impedivano il business e così, poco prima dell'arrivo del supporto digitale, anche quel negozio svanì.

Mio padre è sempre stato un ottimo fruitore di musica. Ascoltava, suonava, cantava e ballava. Aveva ed ha ancora una buona collezione di vinile...
Mio fratello maggiore era più esterofilo ed innovativo... portò anche il primo CD a casa.
L'altro mio fratello, sempre maggiore rispetto a me, preferiva la comodità delle audiocassette...
Nell'insieme avevo a disposizione un gran bel pò di musica: Adriano Celentano, Nicola Di Bari, Gianni Morandi, Alan Sorrenti, ModernTalking, Michael Jackson, Toto, Bee Gees, Pet Shop Boys, Pino Daniele, Renato Zero, Prince, Fabio Concato, Fausto Papetti, Frankie Goes To Hollywood, Santo & Johnny, ecc...

Io, con la paghetta, riuscivo ad acquistare anche due album al mese. Mio nonno, fortunatamente, mi garantiva il TOPOLINO settimanale...
Ripulii, forse in poco più di un anno, quel negozio di dischi. Mi aiutarono anche i regali d'ogni occasione che dirottavo sulla musica...
Dalla raccolta completa di Ramazzotti passai a quella di Pino Daniele, proseguii la raccolta di Renato Zero, iniziata da mio fratello maggiore più piccolo, fino alla folgorazione per i cantautori...

Una sera in tv, alla RAI, trasmetterono uno splendido concerto da CINECITTA'. Pochi giorni al Natale 1990, un concerto per Telefono Azzurro. Io, impressionato dall'ultimo album di Pino Daniele (Mascalzone Latino), mi incollai al teleschermo e registrai l'avvenimento...
Ancora oggi desidererei rivederlo, purtroppo la vhs è andata dispersa. Fu un evento di una bellezza impressionante: Francesco Guccini, Paolo Conte, Ivano Fossati, Pino Daniele, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla!!!!!
...scoprii Fossati, il più bravo in quella serata, mi piacque Dalla e mi scosse De Andrè.
Per Natale: "Discanto" di Fossati, "Cambio" di Dalla e "Le nuvole" di De Andrè... che annate!!!

- Fabrizio De Andrè ( 1940/1999) -

"...verso la fine degli anni sessanta vendeva cinquantamila trentatrè giri all'anno. E, praticamente, nessun 45 giri. Un fenomeno anomalo in una situazione discografica ancora dominata dal festival di Sanremo. Dieci anni dopo sarebbe diventata la regola per tutti i cantatutori.
Per anni i suoi dischi sono stati una finezza da liceali, roba da circuito clandestino, qualcosa di strano e affascinante dove convivevano riferimenti dotti, musica antica, protesta, demistificazione e parole come puttana...
A dodici anni parlava francese in casa col babbo, a diciotto aveva letto tutti i poeti francesi. Decide, però, di iscriversi alla facoltà di lettere solo perchè a Genova era quella con il maggior numero di ragazze.
Un'origine borghese? Di più, di più. Addirittura mezza nobile, con infiltrazioni sabaude.
Non è convinto di essere un poeta ma rifiuta il ruolo di cantante. E non perchè mi facciano schifo i soldi ma perchè cantare in certi contesti mi riesce impossibile.
E poi c'è il problema della tv e della radio che continuano a vietare gran parte delle canzoni, brani che hanno fatto impazzire generazioni di burocrati radiotelevisivi: Carlo Martello (perchè non sipuò cantare un sovrano che crede d'aver fatto una conquista ed invece è semplicemente andato a puttane), Il testamento (perchèscherza con la mortein maniera poco formale), La guerra di Piero (canzone antimilitarista e pacifista per eccellenza, rientrava fra quelle che alla Rai si potevano trasmettere solo con una accurata presentazione predisposta dalla Direzione Generale), Valzer per un amore (canzone che sembra una ripicca di classe contro una che non si è concessa, ovvero non ha corrisposto alla passione del poeta... una perfidia incredibile in quell'immaginarsi lei, con forte anticipo, carica d'anni e di castità).
Un De Andrè capace di diffondere temidi ampio impegno senza bisogno di comizi, solo con la sua poesia, rubacchiando - come diceva lui - versiqua e là dai grandi.
Scandalizzava i borghesi ma la Radio Vaticana invitava sovente il cantautore ai suoi microfoni. Nella segreta speranza che sotto la chitarra di Lucifero si nascondesse un flauto d'Arcangelo."

- Mario Luzzato Fegiz
-
"Uno dei più bei romanzi italiani usciti negli ultimi anni, La leggenda di Redenta Tiria di Salvatore Niffoi, si apre con una singolare dedica: A un amico fragile che la Voce si è portato via.
La Voce, nel libro dello scrittore di Barbagia, è una misteriosa entità che chiama le persone a tempo debito, e quelle non possono far altro che ubbidire e sparire dalla scena del mondo. L'amico fragile non può essere che Fabrizio De Andrè.
Anche l'amico fragile un giorno ha sentito la Voce che gli intimava di uscire. Se n'è andato, spinto da quella mano invisibile. Ma quel giorno, drammatico e fulgido, dev'essere stato l'unica volta che la Voce ha riconosciuto sul suo cammino un'altra Voce.
Fabrizio era innanzitutto la sua voce, una voce che si riconosceva all'istante come quella, antichissima e vivificante, di un cantore di razza. Si potrebbero anche trovare tre o quattro aggettivi per descriverla, ma sarebbe del tutto inutile, perchè quel timbro era così unico, inconfondibile, inimitabile da apparire necessario. E la necessità è qualcosa che non appartiene soltanto al mondo della musica: la sua voce non era mai estranea a ciò di cui parlava. Era una voce etica.
Si dice che Fabrizio avesse qualche problema con il pubblico (non gli piaceva apparire, specie in tv), con la sua immagine pubblica. Più che la negazione, coltivava il dubbio. Che è la cosa più lontana che esista dalla professione di cantante. Di solito, le canzoni celebrano l'amore o la sua mancanza, si preoccupano di riempire un'esistenza, rappresentano una pienezza, anche se inquieta o aggressiva. Fabrizio, invece, di certezze non ne conosceva, dato che tutte gli apparivano ugualmente fragili. Così, alla notizia della sua scomparsa, tutti i media non hanno potuto fare altro che riprodurre questa incertezza.
Meravigliosa incertezza che gli ha consentito di migliorarsi in continuazione, di crescere, di affinare quel senso etico, prima che estetico che gli permetteva di dare una sostanza non solo ai suoi giudizi - è quanto tentiamo di fare tutti - ma soprattutto alle sue emozioni musicali...
Per molti della mia generazione sentire Fabrizio è stato come leggere un romanzo di formazione, uno di quei libri in cui si racconta una crescita e ci si identifica in una maturazione. In cui il lettore cresce e matura leggendo...
...Fabrizio è stato un mio punto di riferimento, una mia cattiva strada insieme con uno strano e scombinato drappello di scrittori e registi: il Pavese di Lavorare stanca, Beppe Fenoglio, Francois Truffaut, John Ford, gli americani di Vittorini trovati su una bancarella...
De Andrè era allora un mito, e per quanto suoni oggi goffa l'espressione non ce n'è un'altra in grado di significare la cotta, il trasporto, la voglia di identificarsi in lui.
Adesso che la Voce ha chiamato la Voce, il più fragile degli amici immaginati si rivela il più forte, il più duraturo, il più vitale.
- Aldo Grasso
-

Le dieci canzoni di Fabrizio De Andrè che mi hanno segnato maggiormente:


creuza de mà - la città vecchia - la canzone di Marinella

don Raffaè - la ballata dell'amore cieco... - khorakhanè

la guerra di Piero - il suonatore Jones - la domenica delle salme

introduzione... canzone del maggio

mercoledì 19 novembre 2008

" ...ci vuole un'altra vita!"

...m'ascolto:
---
Io ho avuto fortuna, ho avuto in dono un'altra vita: quella di mia figlia!
Poter ricominciare con lei, riappropriarmi del piacere della scoperta, della conoscenza... è uno stimolo continuo che mi dona gioia.
Mangiare, dormire e coccolare rappresentano i fondamentali; giocare, chiacchierare, ascoltare, guardare e toccare seguono a ruota...
Pazzesco immaginare la sua formazione all'interno delle nostre cose (mie e della mamma!!!). Le nostre abitudini, i nostri modi, colori, odori, libri, films, la nostra musica, le nostre scelte che diventeranno il suo iniziale background...
Mizzica ...e che responsabilità! ;)