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venerdì 14 luglio 2017

" ...troppo difficile, troppo poco impegno!?! "


"Non dico che dovete credermi.
Dico che dovete sempre cambiare discorso per non affrontare la verità
."

(Pier Paolo Pasolini, Siamo tutti in pericolo)

lunedì 27 giugno 2016

" ...e quarantadue! "

" Siamo rimasti solo voce. ...
 Non abbiamo più peso, né corpo, né vita,
 siamo soltanto voce. ...
 Siamo rimasti Voce, senza più corpo,
 sul bordo della nostra gioventù,
 sull'orlo di come sarebbe dovuta andare. ...
 Puniti dalla troppa passione,
 ci si è portati al punto di rimanere fermi davanti ai bivi.

 Allora ci è voluto il ritiro, l'impresa e l'epopea.
La voce è diventata la nostra divinità, il nostro nume. ...

 E' il flusso. La frana. Lo smottamento!
 Niente può stare fermo, niente rimane uguale,
 e tutto quello che resta fermo marcisce e si decompone da solo. ...

 Bene, amico mio... ma adesso lasciati dire una cosa...
 è lo sparagnismo che ti sta mangiando...
 tu le persone le tocchi soltanto, non afferri.
 Hai bisogno di uscire, vatti a fare una toccatina in giro...
 e poi tornatene indietro, sazio o no... non importa...

 Ah... io nel mio sto volentieri,
 la solitudine la so ammazzare da solo,
 ma per reggere la compagnia ho bisogno di distrarmi.
 Quando esco, allora lo voglio tutto il mondo,
 voglio parlarci, andarci in fondo,
 se no non mi ci affaccio nemmeno...
 e se non c'è di che parlare allora mi tocca ubriacarmi,
 e quando anche con quello non si arriva a niente,
 allora comincio a ringhiare... la rabbia mi piace,
 ti fa sentire stupido, ignorante e giovane. "

( Non si muore tutte le mattine, Vinicio Capossela - 2004 )

mercoledì 24 dicembre 2014

" ...il divino!? "

" Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni.
Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l'ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina.

 Noi esseri umani siamo orgogliosi del libero arbitrio e guai a chi mette in discussione questa libertà.
Ma ahimè, non è così. In realtà, siamo schiavi delle nostre emozioni, che ci determinano, dei desideri che ci dominano e spesso finiscono in tragedia... bella libertà!

 La libertà non può avere legami, né attaccamenti.

 Di notte, quando si sogna, ci sembra tutto vero.
Al risveglio scopriamo che non lo era. "

Franco Battiato

domenica 10 gennaio 2010

" Anno nuovo, vita... NUOVA!!! "

No, quando mai... mi basterebbe una vita migliore. Mica nuova!
Continuare a vivere in modo onesto, circondato dagli affetti e con la tranquillità economica che ho sempre avuto.

Vivo in quella parte del mondo così tanto civilizzata da potermi permettere desideri simili.
Mica come quei negri fottuti bastardi che, a Rosarno, vanno in giro a seminare odio?! Che invece di andare a lavorare onestamente continuano a spacciare droga e stuprare donne come se nulla fosse!? Tolgono il lavoro ai nostri per continuare a spedire fior di milioni a casa loro, alle loro famiglie benestanti che sperperano in pane ed acqua.
E non mi dilungo...

Posso permettermi di desiderare una salute migliore, al passo coi tempi.
Forse non ancora ai livelli del premier... che invece dei trenta giorni diagnosticati, dopo una settimana, dallo schiaffone a mano aperta assestatogli, era pronto a ricominciare più forte di prima (vabbuò... lui già dopo tre minuti di foto-ritocco in auto!!! ;)). Quantomeno al riparo dall'influenza A; quella che se non uccide, sterminerà! Ma mica noi, loro altri... che all'ospedale non bisognerà curarli perchè sono irregolari!!! Noi abbiamo i migliori medici, a pagamento... perchè quelli per tutti spesso ne combinano di tutti i colori, sono stipendiati senza merito, assunti in concorsi pilotati e laureatisi in modo barbaro.
E non mi dilungo...

Un altro bimbo, magari!!! Certo dovrò meritarmelo... farò il possibile, altrimenti ricorrerò alla scienza. Potrò averne qualcuno in più? Dovrò... tenermeli, però vuoi mettere sfamarne tanti, coi contributi dello Stato, con i congedi parentali, con gli asili nido comunali, con le scuole quasi liberi dagli extra... quelli umani, almeno. Quelli che coi tanti figli che si ritrovano, trasgredendo le regole della Santa Madre Chiesa, consumano a sbafo tanto di quel sesso da avanzargliene... e regalarne anche per strada, dalle nostre parti... togliendo ancora lavoro e compromettendo i nostri poveri maschi italici.
E non mi dilungo...

Un lavoro gratificante, qualunque esso sia... raccoglitore stagionale a parte (anche se pizza e birra, con una ventina di euro, e 10 ore di libertà al giorno mica son male!?), per l'unico problema del traffico nell'andirivieni... Mica come loro, tutti casa e lavoro in loco! Poi un'attività come la mia, con gli orari dettati dalla concorrenza da giungla, i prezzi ostaggio delle scelte aziendali, i ricavi controllati dallo Stato... e cosa vuoi di più?!

Nel 2010 l'onestà non paga, non più! Neanche un'intitolazione... :(
Gli affetti son disponibili un tanto a letto, quasi come i consimili affettati, al banco salumi...
La tranquillità economica è investire sul politico importante, sulle amicizie che contano, sulle partite truccate, sulla propria incoerenza, sulla disponibilità ad essere qualsiasi cosa... pur di avere!

Insomma... un bel futuro per chi, come me, ancora non crolla. Ancora spera che la Politica divenga reale, partecipata, democratica. Capace di uno scatto morale senza eguali, libero dai vincoli del potere partitichese e finalmente responsabile.

Vabbuò, buon anno nuovo!

P.S.: ...e dilungatevi coi links.

venerdì 24 luglio 2009

" Leggete e... godetene tutti! "

...dal discorso di Ignazio MARINO per la nuova, sana, vera Italia che sarà!

"Un mio carissimo amico di recente mi ha detto che la bellezza della politica è quando all’improvviso, come accade con una scoperta scientifica, si aprono squarci inaspettati.
Le intelligenze si uniscono, le coscienze si allertano, gli animi si risvegliano.
Ed è per questo che siamo qui, oggi.
Siamo qui perché crediamo che la nostra proposta per il congresso del Partito Democratico possa riprendere in mano lo spirito del Lingotto del 2007 e portarlo avanti. Abbiamo volontà, immaginazione, coraggio, quelle doti che Robert Kennedy definiva parlando della gioventù: “che non è una stagione della vita, ma una categoria del pensiero, una forza di volontà, una dote dell’immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza, un desiderio di avventura che prevalga sull’amore per le comodità”.
Quando tre anni fa ho deciso di ritornare in Italia dopo più di vent’anni passati a lavorare in università e ospedali inglesi e americani, confesso che non ero preparato a confrontarmi con l’Italia del 2006. Vivendo all’estero non potevo rendermi conto fino in fondo del significato di tutto quello che leggevo sui giornali e tramite internet.
Un paese “bloccato”, dove la mobilità sociale si è affievolita quasi a scomparire e dove il diritto e l’aspirazione dei figli ad avere una posizione migliore rispetto ai genitori è diventata l’eccezione e non la regola; e dove i nostri ragazzi e le nostre ragazze non possono nemmeno immaginare di emanciparsi, di correre con le proprie gambe senza l’aiuto dei genitori.
Un paese che premia più la furbizia del senso civico e dove accade che venga considerato il migliore colui che riesce a farla franca aggirando le regole.
Un paese dove le “pari opportunità” sono un dipartimento di Palazzo Chigi e non un principio chiaro che dovrebbe riguardare tutti e che significa semplicemente che ognuno, ogni singolo individuo, indipendentemente dal sesso, dall’età, dagli orientamenti personali, dalla condizione sociale, dalla provenienza geografica, deve avere la possibilità di dimostrare quanto vale.
Nel mestiere di chirurgo ho imparato a non fidarmi delle apparenze e per questo ho deciso di mettermi in viaggio, alla ricerca dell’Italia che io conservavo nel cuore e che non trovavo più.
Ho attraversato le regioni da nord a sud, da est a ovest, sono stato negli ospedali, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei centri anziani, nelle università…
Ho incontrato persone di grande intelligenza, forza di volontà e dedizione, fortemente ancorate ai principi e alla cultura della solidarietà che caratterizzano l’Italia.
Ho conosciuto tantissime donne che, pur nelle mille difficoltà di una vita professionale precaria, non hanno rinunciato a impegnarsi nel lavoro in un’associazione o nel volontariato… Ragazze, giovani, donne e uomini, che pur affrontando mille ostacoli non si accontentano, non si adattano, mantengono dritto il timone su principi solidi, perché credono nel poter cambiare le cose quando non funzionano.
Molti in queste ultime settimane mi hanno detto: “professore, ma che cosa spera di fare, qui in Italia non cambierà mai niente, sono tutti uguali, e poi la politica è inutile, vogliono solo avere il potere e le poltrone …”.
So bene quanto questi sentimenti siano diffusi, diffusissimi, ma non possiamo adagiarci o, peggio, rassegnarci.È necessario intervenire, agire, esprimere la nostra opinione.
Come ha scritto di recente il Cardinale Carlo Maria Martini, tanto amato in questa città: “un cristiano non si perde in tendenze moderne e in ciò che è alla moda o che tutti vogliono. Dobbiamo aiutare il mondo a trovare una direzione…. Non siamo solo una goccia che nuota nella corrente della società, dobbiamo decidere dove la società debba andare”.
Durante questo mio andare in giro per l’Italia, soprattutto di notte, viaggiando in macchina o in treno, mi attraversava un pensiero: ma che cosa unisce tutte queste persone, qual è il collante che può ridare speranza, entusiasmo, che può fare si che un giovane italiano non consideri la politica come qualche cosa di sporco da cui tenersi alla larga?Quali sono i valori, POCHI, CHIARI, IRRINUNCIABILI, in cui tanti si possono riconoscere? Qual è il principio che rappresenta il faro per tutti coloro che guardano al Partito Democratico come al loro naturale riferimento politico?
Veniamo al punto: perché il PD ha scelto proprio la parola “democratico” per definire la sua identità?
Democratico non è un aggettivo qualificativo e non è nemmeno una banalità.
Non voglio ripercorrere la storia del nostro paese, ma c’è voluto del tempo perché nel pensiero politico si affermasse l’idea che la democrazia rappresenti compiutamente un’opportunità di progresso e di crescita per la società. Ancora oggi, lo vediamo, chi governa il paese vive spesso con fastidio i processi che uno stato democratico come il nostro si è dato attraverso la Costituzione.
Come senatore, in questa legislatura, mi sono trovato, nel 95% dei casi, a giudicare con il mio voto provvedimenti emanati dal Governo e non leggi di iniziativa parlamentare. Stiamo assistendo, quasi senza reagire, a una sorta di cambiamento materiale della Costituzione.E spetta a noi, che siamo in questo momento all’opposizione, vigilare, denunciare e contrastare ogni tentativo di ridurre gli spazi della democrazia e riaffermare che una democrazia fondata su procedure chiare e regole certe, è sorella della decisione e non sua nemica. La decisione plebiscitaria, solitaria e non trasparente sarà sempre sottoposta alla pressione di lobby e forze potenti, che alla fine la renderanno contraddittoria, fragile ed esposta alle più varie contestazioni. La vera democrazia, invece, coinvolge e decide. E l’Italia ha bisogno di una classe dirigente che sia nelle condizioni di poter decidere.D’altra parte, nel 2007, quando abbiamo fondato il PD, abbiamo proclamato a voce alta e con convinzione che ogni traguardo può essere raggiunto utilizzando le procedure e attivando le risorse della democrazia. Da qui discende tutto.
* Non c’è vera democrazia, infatti, se si conosce già il nome e il cognome di chi otterrà un posto all’università o un finanziamento per la ricerca ancora prima che il concorso venga bandito;
* non c’è democrazia se vengono trattati come delinquenti uomini e donne che hanno la sola colpa di essere gli ultimi della terra;
* non c’è democrazia se la scuola pubblica non è in grado di assicurare a tutti i bambini e ragazzi, lo stesso livello di qualità dell’istruzione;
* non c’è democrazia se un cittadino deve prendere il treno e andarsene dalla propria terra, lontano dai propri affetti, per curarsi da una grave malattia;
* non c’è democrazia se un imprenditore non può esercitare la propria attività in un mercato trasparente e libero, dove le regole sono rispettate e la concorrenza protetta;
* non c’è democrazia se economia, diritti, ambiente in una parte dello Stato sono soffocati dalla criminalità organizzata.
In estrema sintesi: non c’è vera democrazia se non rimettiamo al centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni la persona!
L’Italia ha bisogno di tornare a prendersi cura della propria democrazia.
Ha bisogno di includere un maggior numero di cittadini nelle decisioni collettive e nella vita pubblica, ha bisogno di rafforzare la propria comunità nazionale per avere un ruolo chiaro nel mondo globalizzato.
A volte, non dobbiamo nascondercelo, anche il PD è apparso assai poco democratico… Il progetto iniziale si è appannato, è diventato confuso agli occhi di chi ci guarda.
È ora di rilanciare quel progetto, arricchirlo e correggere gli errori commessi.
Ricordiamo Antonio Gramsci quando nei Quaderni del carcere scriveva: “nel succedersi delle generazioni può avvenire che si abbia una generazione anziana dalle idee antiquate e una generazione giovane dalle idee infantili, che cioè manchi l’anello storico intermedio, la generazione che abbia potuto educare i giovani”…
E allora, la fase congressuale che stiamo avviando in queste settimane rappresenta una grande opportunità per mettere alla prova il valore della democrazia in cui crediamo.
Noi crediamo in un partito che metta gli elettori e i circoli al primo posto. Un partito la cui identità sia riconoscibile e credibile. Un partito che punti alla partecipazione più estesa e, al contempo, sappia offrire con chiarezza il senso delle proprie posizioni.
Vogliamo FARE il nostro partito e VIVERLO: un partito che si dia delle regole comprensibili, semplici e che le rispetti. Un partito che sappia denunciare le cose che non vanno, che si impegni con coraggio per cambiare questo Paese.
Un proverbio arabo dice che “il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi, e quelli che muovono”. Bene, noi siamo quelli che muovono.
Molti che avevano guardato al PD con speranza e che avevano perso entusiasmo lungo la strada, stanno rimettendosi in gioco.Se riusciremo a far crescere il senso di appartenenza, di fiducia, la consapevolezza che non è vero che le cose non cambieranno mai, avremo reso un enorme servizio al nostro partito ma soprattutto al nostro Paese.
Voglio subito sgombrare il campo da due questioni che forse preoccupano alcuni: io partecipo alle primarie del Pd per diventare segretario del partito e per arricchire il dibattito congressuale. Su questo punto sia chiaro a tutti che non faremo accordi, la mia candidatura non è e non sarà merce di scambio: la squadra che stiamo costruendo, e che si arricchirà nelle prossime settimane, ha questo unico obiettivo e lavora in quest’ottica.
In secondo luogo, la laicità: ci sarà tempo per parlare in maniera approfondita dei tanti temi che ci stanno a cuore, ma tengo a dire che la laicità, per come la vedo io, E’ UN METODO. Significa affrontare ogni questione con rigore, nell’interesse generale e non di una parte sola. Significa porsi nel dibattito non pensando di possedere la verità. Significa saper ascoltare le ragioni altrui e avere l’umiltà e l’intelligenza di confrontarsi anche con chi la pensa nella maniera opposta. Infine, laicità significa che quando si chiude il dibattito, e si è presa una decisione, la si accetta sentendosi vincolati e sostenendola con lealtà.
Il nostro progetto che è stato elaborato da una squadra di persone libere, appassionate, che, a differenza di altre squadre, non ha dovuto tenere conto di mille equilibri o tentare acrobazie tra posizioni inconciliabili. Una squadra che voglio ringraziare, e che ha lavorato con spirito di servizio, quello spirito che dovrebbe caratterizzare chi ama la politica.Un grazie va a Goffredo Bettini che con questo stesso spirito è stato uno degli ispiratori nel fondare il PD nel 2007 e che ci ha motivato e non ci ha mai fatto mancare il suo lucido apporto perché si riprenda la strada smarrita.
Il progetto che presentiamo oggi, ci tengo a dirlo, è il punto di partenza. Da qui, oggi, vogliamo lanciare delle idee che saranno arricchite nelle prossime settimane con il contributo dei circoli democratici e di tutti coloro che vorranno partecipare.
Non un gruppo ristretto che in stanze chiuse parla della gente, ma un gruppo aperto che nei luoghi di incontro parla con la gente.
Non ripercorro l’intero programma ma ci sono alcune proposte qualificanti e rappresentative delle nostre priorità. Sono proposte sulle quali abbiamo l’ambizione di impegnarci anche con specifici disegni di legge che presenteremo in Parlamento: proposte per l’economia, per il lavoro, per la sicurezza, per la comunicazione e per i diritti.
Partiamo dagli strumenti anti-crisi: una crisi destinata a durare a lungo e che impone un cambiamento del modo di pensare l’economia, la produzione, il lavoro, il consumo. La bolla finanziaria ha segnato il culmine di una fase in cui la ricchezza si è distaccata dal lavoro delle donne e degli uomini e in cui si sono sprecate risorse che rendono vivibile il nostro pianeta: l’aria, l’acqua, il cibo, la terra.Da un lato del mondo si spendono milioni di euro per curare pochi privilegiati, dall’altro non si riescono a organizzare e a finanziare programmi che potrebbero salvare milioni di vite.Il progresso scientifico non può essere di per sé sufficiente per farci sperare in un futuro sereno. La fiducia nella scienza non può bastare se interi continenti vengono esclusi dal cammino che porta a un miglioramento delle condizioni di vita.
Se non impariamo a ragionare in un’ottica di vasi comunicanti, il progresso porterà a un divario sempre più ampio tra il nord e il sud del mondo, ma anche tra chi è ricco e chi non lo è all’interno di uno stesso paese, tra i privilegiati e gli ultimi della terra. E dal divario nasceranno divisioni, sfiducia, tensioni, violenze, guerre. Affinché l’incontro di questi mondi avvenga con un accostarsi dolce e non con una scossa di violenza inaudita, è necessario essere riformisti ma con un’anima rivoluzionaria.
E’ l’esempio che ci trasmettono gli Stati Uniti di Barack Obama: l’America non si è limitata a stabilire nuove regole per un’economia finanziaria fuori controllo, ma sta costruendo i suoi interventi sull’economia reale: scuola, università, ricerca, economia verde, sanità, grandi investimenti nelle telecomunicazioni…
Solo l’Europa poteva proporsi obiettivi di pari ambizione strategica: penso ad esempio ad un consorzio energetico solare tra i paesi del Mediterraneo per creare un nuovo giacimento energetico rinnovabile. In Europa purtroppo ha prevalso una linea rinunciataria, di coordinamento debole, quando sarebbe stata necessaria una nuova e forte strategia di rilancio.
Il Partito Democratico deve essere all’avanguardia in Europa rafforzando la democrazia europea, promuovendo una forte integrazione politica, coinvolgendo al massimo territori e società civile.
L’imperativo è: superare la crisi modernizzando il Paese.
In quest’ottica noi poniamo due settori al centro dell’economia dell’innovazione: ambiente e salute.
Ambiente e salute sono beni comuni, fondamentali per la qualità della vita.
Ambiente e salute sono due settori con straordinari potenziali di innovazione, capaci di attirare investimenti ad alto contenuto tecnologico e nei quali sta crescendo un’occupazione qualificata. Basti pensare alle energie rinnovabili, al recupero dei rifiuti, al risparmio idrico, alla bio-edilizia, alla mobilità sostenibile, oppure, sul fronte della salute, ai servizi e alla diagnostica per la cura del corpo, alla trasmissione di un corretto stile di vita come fattore di prevenzione e quindi anche di contenimento della spesa.
Puntiamo a un processo democratico e partecipativo per la riduzione del consumo di energia, che sensibilizzi la popolazione e sappia incentivare le imprese; mettiamo un ordine di priorità nel trattare i rifiuti; proponiamo un sistema degli appalti verdi in tutte le forniture della Pubblica Amministrazione, a cominciare dalle realtà amministrate dal PD; riduciamo l’IVA sui prodotti ecologici e soprattutto avviamo un piano scuola per promuovere tra i giovanissimi la cultura della sostenibilità, del riciclo e del rispetto dell’ambiente.
Esistono in Italia imprese che stanno sperimentando tecnologie innovative in termini di produzione di energia e che meriteranno di essere valutate con tutte le associazioni responsabilmente impegnate nella difesa dei nostri territori. Penso a utilizzare gli scarti dell’agricoltura (biomasse) in forme dedicate per la produzione di energia, o a studiare la possibilità di catturare il vento con l’eolico di alta quota, che produce energia attraverso un aquilone ad altezze dieci volte maggiori di una classica pala eolica, senza alterare i valori culturali ed economici del paesaggio. Penso all’energia geotermica e a quella di terza generazione, che in un futuro prossimo consentirà di estrarre calore dalle rocce profonde. Penso al solare a concentrazione, l’idea sviluppata da Carlo Rubbia e purtroppo abbandonata in Italia, mentre se ne cominciano a vedere i frutti in Spagna e in Germania.
Per quanto riguarda la salute, va ribadito che l’accesso a tutte le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale è universale, senza discriminazioni. Ma se vogliamo continuare a contare su un servizio pubblico di qualità dobbiamo attivare efficaci politiche di prevenzione e di promozione della salute e di stili di vita corretti, perché l’unico modo per rendere sostenibile anche dal punto di vista finanziario il nostro sistema sanitario è ridurre il numero delle persone che si ammalano o che convivono con malattie croniche.
La rete ospedaliera deve essere riqualificata, promuovendo gli ospedali di alta specializzazione e riconvertendo gli ospedali minori in centri di riabilitazione, in ambulatori per le visite specialistiche e per la diagnostica, in residenze per gli anziani, in centri per la salute mentale, in hospice affidati anche al privato no-profit. Il lavoro dei medici di famiglia va riorganizzato in cooperative o studi associati.
Non sto parlando di progetti irrealizzabili, ma della possibilità concreta di creare eccellenza ed efficienza di cui già abbiamo esperienze. Come a Fiorenzuola D’Arda, in provincia di Piacenza, dove l’assistenza di base è stata organizzata con la medicina di gruppo, superando l’abitudine dei medici di famiglia a lavorare da soli. In sette si sono riuniti in un’unica struttura, aperta dodici ore al giorno e dotata anche di un ambulatorio specialistico e uno infermieristico. In pratica, quando un paziente entra nell’ambulatorio incontra una persona che lo aiuta con tutte le questioni burocratiche e nello stesso luogo trova un’infermiera che si occupa delle medicazioni, del controllo della pressione, delle iniezioni. Quella stessa infermiera è sempre in contatto con i malati, così si evitano i pellegrinaggi da un posto all’altro.
Ma nella sanità, come in tutti gli altri ambiti, dalla scuola all’amministrazione pubblica, vanno introdotti sistemi di valutazione basati sull’efficienza ma soprattutto sulla qualità.
Se per esempio un professore della scuola media che viene valutato dimostra impegno e capacità nel trasmettere valori positivi agli studenti, perché non prevedere strumenti per motivarlo nel suo importantissimo lavoro?
Oggi tutto è misurabile e la valutazione e le verifiche sono sistemi indispensabili che nel nostro paese non funzionano correttamente e che invece contribuirebbero ad alimentare quella “cultura del merito” di cui purtroppo siamo ancora carenti.
Voglio insistere su questo punto: vanno ridefinite le modalità con cui vengono selezionate le persone che ricoprono ruoli di responsabilità. Parlo dei vertici degli ospedali ma anche delle aziende pubbliche nazionali e locali, della RAI, insomma di tutta la classe dirigente del nostro paese. TUTTI devono essere scelti sulla base di un sistema trasparente che valuti esclusivamente la formazione, la competenza, il merito e che ponga obiettivi verificabili: se vengono raggiunti, il lavoratore dovrà essere premiato, anche economicamente.
BASTA con l’occupazione dello Stato da parte degli interessi personali.
BASTA con le raccomandazioni e con le ingerenze della politica e degli altri poteri che hanno rovinato questo paese.
Il sistema di valutazione deve partire proprio dalla politica:
BASTA con le liste bloccate, ridiamo agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, costruiamo un rapporto stabile tra il parlamentare e il suo territorio, chiediamo che chi siede in Parlamento sia incensurato, valutato e anche retribuito sulla base della qualità e intensità del suo operato.
È mai possibile che su 60 milioni di abitanti non riusciamo a trovarne 945 da eleggere che non abbiano problemi con la giustizia??
Un’altra questione che per noi è una priorità riguarda il lavoro: in questi ultimi anni sempre più associato all’idea di “problema”. Colpa del precariato e delle poche opportunità offerte alle nuove generazioni…
Le famiglie attraversano un periodo di grande disagio dovuto soprattutto alla preoccupante ripresa della disoccupazione. Non credo di sbagliarmi quando affermo che per molti, a partire da me, il lavoro rappresenta un valore importantissimo, un’opportunità di realizzazione personale, non solo un mezzo da cui ricavare un ritorno esclusivamente economico.
La flessibilità, inevitabile nella nostra modernità, non va considerata come una disgrazia. Le ragazze e i ragazzi che oggi entrano nel mercato del lavoro non sognano necessariamente il posto fisso, anzi probabilmente si spaventerebbero al pensiero di dover costruire la loro vita professionale all’interno della stessa azienda per trenta o quarant’anni.
Quello che i giovani temono è la disoccupazione e il precariato privo di regole; quello che percepiscono è l’iniquità di un mercato del lavoro che mette gomito a gomito lavoratori protetti e lavoratori che invece vivono in uno stato di totale instabilità, talvolta addirittura privi anche di diritti elementari quali la malattia, la maternità, le ferie.
Pur accettando le esigenze contemporanee dobbiamo estendere il livello di garanzie, per dare a tutti una maggiore tranquillità e serenità, che consenta di realizzare il proprio talento al massimo delle proprie potenzialità…
Pensiamo che la strada da seguire sia: un contratto di lavoro unico a tempo indeterminato, un salario minimo garantito come avviene in tutti i principali paesi europei e un reddito minimo di solidarietà.
La formazione continua deve diventare un vero e proprio diritto cosicché si esca da ogni esperienza lavorativa arricchiti, per capacità e maturità, facendo leva su una responsabilità individuale a diventare nel tempo risorsa più pregiata e ricercata sul mercato del lavoro…
Serve però un po’ d’ordine e di collaborazione e NON SFUGGE che anche dentro il sindacato sia in corso una discussione costruttiva per arrivare a una nuova elaborazione su questi temi.
Assieme al sindacato dobbiamo condurre anche un’altra importantissima battaglia: quella della sicurezza sul lavoro.
È un problema tragico, che dobbiamo eradicare rendendo più efficaci i controlli, inasprendo le sanzioni e facendo in modo che siano applicate con certezza, prevedendo incentivi per le aziende virtuose e promuovendo una vera cultura della sicurezza.
Non è solo una questione di incidenti, DI LAVORO muoiono ogni anno migliaia di persone: oltre tre mila a causa dell’amianto… persone colpite da quelle che vengono definite malattie professionali, persone bisognose di tutela, che spesso però vengono dimenticate.
A volte ripenso a quando, negli anni ’80, sono partito per gli Stati Uniti, lasciando dietro di me la tranquilla prospettiva di un posto fisso all’università.
Ho fatto un salto nel vuoto passando dalle certezze assolute, all’assoluta precarietà: contratto di un anno, permesso di soggiorno temporaneo, casa provvisoria… certo, avevo il sogno di imparare a fare i trapianti e questo riempiva di felicità le mie giornate…
Alla fine del primo anno in America, quando venni chiamato dal mio professore per un colloquio di valutazione, mi resi conto che, grazie alla cultura del merito, la mia condizione di precario era una carta da giocare nelle mie mani. Forte dei risultati ottenuti con il mio lavoro, potevo negoziare condizioni molto migliori di quelle che avrei ottenuto con un posto fisso. Ho sempre rifiutato posizioni stabili perché ero consapevole che la libertà e anche l’opportunità di migliorare posizione, fondi per la ricerca e stipendio, dipendevano da me e dai risultati della mia squadra.
E’ un modo molto americano di ragionare, e c’è anche un drammatico rovescio della medaglia perché negli Stati Uniti se ti capita di ammalarti o se perdi il lavoro, non ci sono protezioni sufficienti e si può rischiare di cadere in fondo al pozzo in qualunque momento.
Ma proprio perché noi siamo europei, dobbiamo applicare la giusta formula che sappia tenere insieme le esigenze di un mercato del lavoro flessibile e garanzie sociali forti per la tutela degli individui.
Così come è fondamentale che il nostro Paese e la nostra economia facciano leva su tutto il potenziale di talento che l’Italia è in grado di offrire, a partire dalle donne.
Una proposta semplice la voglio fare: introduciamo il concetto che il congedo parentale facoltativo venga diviso equamente tra il padre e la madre, rivedendo naturalmente il relativo trattamento economico.
Spesso le donne che lavorano hanno maggiori difficoltà perché il datore di lavoro non vuole correre il rischio delle assenze legate alla maternità… e allora, cambiamo le regole! Introduciamo questo nuovo principio, riconoscendo il congedo in parti uguali ad entrambi i genitori, in modo che nel momento in cui nasce il bambino, siano sia la mamma che il papà a doversene occupare. Sarà un passo avanti, piccolo ma significativo, per parificare l’attività professionale di uomini e donne ma anche culturale. Un passo che riduca la discriminazione delle donne al momento dell’assunzione.Ma pensiamo anche ad un congedo parentale per i nonni: è su di loro che spesso ricade il peso di un sistema di welfare deficitario per quel che riguarda i servizi alle famiglie, e che non si è ancora adattato al nuovo ciclo di vita delle persone.
Quanto alla revisione dell’età pensionabile per le donne che ci è imposto dall’Unione Europea, dev’essere chiaro che i risparmi che deriveranno dall’innalzamento dovranno essere destinati ad interventi per sostenere il percorso delle donne: sgravi fiscali per le aziende che si dotano di asili nido, che consentono alle dipendenti flessibilità con schemi di telelavoro, part-time, ingressi flessibili e job sharing.
Un altro dei temi che consideriamo prioritari riguarda la sicurezza intesa come sicurezza solidale, garanzia della legalità e certezza delle regole ma anche dei diritti.
Il “pacchetto sicurezza” del Governo Berlusconi ci prospetta una logica per cui l’unico modo di rendersi più sicuri sarebbe quello di anteporre i propri diritti e le proprie libertà a quelli di chi è diverso e viene da lontano.
Se si nega il diritto alla salute allo straniero, lo si nega anche al cittadino italiano che viene esposto a eventuali malattie infettive di cui quello straniero può essere portatore.
Quando si nega o si scoraggia il diritto all’istruzione obbligatoria, in nome dell’irregolarità dei genitori, si costringe un bambino all’ignoranza, impedendo così all’istruzione di essere un naturale presupposto per l’integrazione.
Quando si cancella dall’anagrafe lo straniero privo di un contratto di affitto si compromette il controllo della sua presenza sul territorio.
E ancora, quando si prevede l’espulsione di un lavoratore straniero, in ragione dell’irregolarità del rapporto di lavoro o di un licenziamento anche illegittimo, certamente lo si espone al potere di ricatto del datore di lavoro.
L’ineguaglianza e l’insicurezza dei diritti e della libertà di talune persone non può che innescare la minore tutela anche dei diritti e della libertà degli altri. Per questo, occorre promuovere, senza discriminazioni, eguaglianza e sicurezza per tutti.
Su questo, la posizione e l’azione del Partito Democratico debbono essere fermissime.
La sicurezza non si garantisce con le ronde ma, al contrario, rafforzando la presenza sul territorio dello Stato e delle sue figure istituzionali: le forze dell’ordine in primo luogo, supportate da una stretta collaborazione con gli enti locali.
E’ evidente poi che se a un sistema di sicurezza efficiente non abbiniamo una giustizia che funzioni, il tutto risulta vanificato. Giustizia e sicurezza sono due facce della stessa medaglia: non c’è giustizia se i cittadini sono e si sentono insicuri ma non si può parlare di sicurezza se la macchina della giustizia non è in grado di garantire rapidità ed efficacia nelle decisioni.
Ritornando al discorso sulla democrazia, di recente si è finalmente ricominciato a parlare di conflitto di interessi, degli errori compiuti molti anni fa, delle conseguenze che ancora oggi costituiscono “l’anomalia italiana”. È ora che la politica torni ad occuparsi di questo problema, la cui complessità si riflette sull’economia, sulla politica, sullo stesso concetto di democrazia e di partecipazione. Democrazia non significa solo poter esprimere il proprio consenso, ma anche poterlo formare attraverso un’informazione libera e plurale. Sul versante televisivo in Italia questo principio non è rispettato.
Anche su questo il PD deve prendere una posizione netta: smettiamo di stare al gioco solo per poter nominare un direttore o un vice-direttore della televisione pubblica! Dobbiamo occuparci di che cosa sarà l’informazione e la comunicazione tra dieci o tra quindici anni.
La televisione rappresenterà solo una minima parte di questo mondo ma se non ci preoccupiamo oggi di stabilire regole chiare, ci troveremo domani a gestire nuovi e forse più complessi conflitti di interesse.
Il sogno ambizioso, una grande sfida democratica, è quello di arrivare a garantire ovunque l’accesso alla rete attraverso la banda larga, gratuita. Ma questo sarà possibile solo se fissiamo obiettivi concreti sugli investimenti per le infrastrutture e se stabiliamo le regole per i gestori.
E’ una politica miope quella che si occupa delle leggi sulla comunicazione ignorando che nel futuro i nuovi mezzi che oggi rappresentano lo strumento di massima democrazia, potrebbero finire per essere controllati da pochi colossi industriali e limitati da normative che tendano ad introdurre limiti all’informazione in rete.
Un esempio lo abbiamo già davanti agli occhi con il decreto Alfano sulle intercettazioni in cui si vuole limitare la libertà dei “citizen journalists”, inserendo regole che per equiparare i blog alla stampa ufficiale, rendono di fatto assai più difficile continuare a esprimersi liberamente in rete.
Ci sono anche altri diritti. Non sono questioni marginali che riguardano pochi, ma hanno a che vedere con la vita di ciascuno di noi e delle persone che amiamo.
Dobbiamo arrivare a posizioni chiare, il più condivise possibile, ma come si legge nel Vangelo di Matteo: “il sì è sì, il no è no, tutto il resto è del maligno”.
La vicenda del testamento biologico è stata esemplare: la posta in gioco non era solo consegnare una legge laica al paese, attraverso la quale ognuno potesse fare una scelta in base alle proprie convinzioni o alla propria fede.
Significava affermare il principio secondo cui uno Stato laico deve sempre proteggere i diritti civili con norme rispettose degli orientamenti e della libertà di ciascuno.
Non “diritti speciali”, ma diritti uguali per tutti, siano essi gli ammalati, le donne, i bambini, le coppie di fatto, gli omosessuali, o chiunque altro, tutti!
Per questo il testamento biologico è stato la cartina di tornasole che ha dimostrato come la maggioranza della nomenclatura ha preferito una falsa unità, di facciata, la medesima cui stiamo assistendo nelle altre due mozioni del PD, piuttosto che dare una risposta chiara a uno dei mille interrogativi che la modernità ci pone.
Dall’Europa sono anni che arrivano a tutti gli stati membri richieste di adeguamento ai parametri europei sui temi legati alle unioni civili. In Italia siamo rimasti tra gli ultimi. Una ragione c’è: nel nostro paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare “laicamente” il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l’articolo 3 della Costituzione. E, quindi, procediamo con l’approvazione di una legge sulle Unioni Civili, sulla falsariga di quella approvata nel Regno Unito, che dia a chi si ama quelle protezioni che la legge garantisce ad altri.
Non posso immaginare che tra due persone che hanno condiviso tutto nella vita possa accadere che se uno si ammala, l’altro rimanga fuori dalla porta della rianimazione perché non sono legate dal matrimonio. Si reprima l’omofobia alla pari di ogni altra forma di razzismo.
Si approvi una legge che consenta a individui singoli di essere valutati, con il rigore che la legge già oggi richiede alle coppie al fine dell’adozione. Lo si faccia avendo in mente soltanto l’interesse esclusivo del minore e nient’altro.
Questi sono i miei pensieri e le mie personali convinzioni che esprimo con umiltà e senso del dubbio.
Non sono ignaro delle difficoltà ma una cosa posso prometterla: non mancherà mai il mio impegno nell’ascoltare tutti e nel cercare di garantire a tutti la propria felicità, conoscendo come unico limite la libertà e il rispetto degli altri.
Se qualcuno mi chiedesse qual è il nucleo del messaggio che vogliamo mandare all’Italia, direi così: c’è tanta stanchezza, ma anche le energie per risollevarsi.
Noi vogliamo risollevare l’Italia.
Questo è possibile, uso una parola forte, se sapremo realizzare una vera “rivoluzione” democratica.
Se saremo orgogliosi ognuno della storia dalla quale viene ma se, elaborata quella storia, avremo tutti assieme il coraggio di fondarne una nuova. Un nuovo pensiero.
Il pensiero nuovo di cui c’è bisogno verrà dal pluralismo dei circoli del PD, non dalle correnti. Le correnti non producono partecipazione, passione; semmai comando, gerarchie, passiva ubbidienza. Non distribuiscono speranze, sogni, sfide, ma potere e sottopotere.
Tutti i candidati segretari oggi si dichiarano sensibili al tema. Ma io chiedo: sono disponibili a sciogliere le varie correnti e sottocorrenti che li sostengono?
Si può passare dalle belle parole, pure apprezzabili, ad ancora più apprezzabili fatti concreti?
D’altra parte, solo un partito coraggioso può riprendere per mano l’Italia. Unirla.
Ecco, questa è la missione per l’Italia.
Questo significa “respiro maggioritario”: parlare a tutto il Paese, indicare una via, convincere le persone. Credere di poter cambiare i rapporti di forza anche dal basso. Perché gli orientamenti elettorali non sono chiusi dentro recinzioni inviolabili.
Tutto ciò non ci fa sottovalutare le alleanze. Nessuno è così ingenuo da pensare che il Partito Democratico possa governare da solo. Le alleanze sono indispensabili.
Il nostro compito è individuare una base solida di principi e di progetti su cui costruirle.
Non tornerà la voglia di politica in Italia se non tornerà innanzitutto, prepotentemente, nel PD. Ma la voglia torna se il potere di decisione si condivide. Se il PD avrà un segretario eletto con milioni di voti, in grado di esercitare il suo governo per il mandato che gli è concesso, ma se avrà anche tanti, tanti e tanti cittadini che potranno discutere, decidere e votare su questioni fondamentali di scelte e di indirizzo politico e programmatico.
Il nostro programma INIZIA qui, oggi, e continuerà nei prossimi mesi. Io, assieme a tutti coloro che condividono questo progetto, riprenderò il viaggio di cui vi parlavo all’inizio, ascoltando tutte le proposte e tutte le critiche.
Perché CREDO nello slancio riformista di una grande forza politica,CREDO che per ritrovare energia dobbiamo VIVERE il PD, CREDO che INSIEME possiamo CAMBIARE L’ITALIA!!!"

domenica 28 giugno 2009

" ...quelli che non ci credono, a questo giro, possiamo lasciarli a casa? "

Aria, finalmente, respiriamo un pò... pulita, fresca, rigenerante!!!
Ho seguito l'appuntamento di ieri al LINGOTTO di Torino, organizzato dai cosiddetti "piombini". Attendevo la Serracchiani e l'ho trovata capace ma non efficacissima (...spenta da Franceschini?). Ho ripreso fiato, invece, grazie all'intervento del prof.Ignazio Marino:



Ho avuto modo di testare la sua reale capacità politica (...e prima o poi ne scriverò...), l'ho anche seguito spesso (libri, convegni, interventi vari...)... è lui l'uomo giusto per una nuova buona POLITICA!

giovedì 2 aprile 2009

" La prima alba senza il Papa... "


...decisi di andare a mostrare a quell'uomo che sul serio m'aveva segnato, affascinato, colpito ed accresciuto!

Partimmo verso le tre, un bel viaggetto in auto, con tranquillità... trovammo una Roma bellissima, semideserta, accogliente, magica e sempre... caput mundi!


venerdì 20 marzo 2009

" Una risposta garbata disarma l'ira, una parola dura eccita la collera. (Salomone) "


Il capo dei capi della chiesa cattolica continua, imperterrito, l'opera di fidelizzazione dei seguaci fondamentalisti: niente preservativo e nessun aborto, troppe pressioni esercitate sulla famiglia, dono e fondamento dell'edificio sociale africano.
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Nguppl! ...ma gli abitanti dell'ex Zaire, del Rwanda, della Nigeria, del Burundi, del Sudan si saranno mai accorti di vivere in un edificio sociale?
Andiamo a comunicarglielo in questo modo?
...a reti unificate semmai, con l'hi-tech la tv è anche sul telefonino!!!
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Il mondo intero PREGA perchè un minimo di cultura sanitaria arrivi pure da quelle parti... e Peppiniello Ratz che fa? Anatemi su concepimenti inaccettati solamente perchè figli di stupri, di incesti e pericolosi per la salute delle mamme... Strali contro l'uso del profillatico, foraggiato dalle organizzazioni internazionali per tentare d'arginare la piaga dell'AIDS... !?!
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Ma si può? ...ora anche la censura su Facebook!!!

mercoledì 25 febbraio 2009

" ...quale orizzonte? "

Il Partito Democratico riprova a ripartire... mamma mia e che stress!!!
Via Veltroni e spazio a Franceschini; abbastanza scontato questo passaggio del testimone, era il vice!
In parecchi hanno gridato allo scandalo per le mancate primarie, io no!
Ricordo bene le precedenti, quelle del 14 ottobre 2007, che hanno lasciato l'amaro in bocca a parecchia gente. L'incapacità d'organizzare una consultazione direttamente rappresentativa ed il modo fortemente innovativo e partecipato, han fatto a cazzotti con tutti quelli ancora speranzosi ed ottimisti. E sul serio avremmo potuto fare di meglio in pochissimi giorni?
La battaglia iniziata allora, quella di Generazione U, oggi trova nuovi sbocchi, nuovi interlocutori, nuova legittimazione.
Ricordate? Meritocrazia, questione generazionale e partecipazione democratica. Oggi, come allora, unici punti chiave per un vero ammodernamento politico nazionale.
Unire due forze, a volte distanti, come DS e Margherita non è stato facile, anzi non lo è ancora... basterebbe guardarsi intorno, sul territorio. Gli interessi in gioco riescono a svilire l'onestà intellettuale di qualsivoglia accordo iniziale.
La politica come mero strumento di potere non è concepibile, non è più attuabile. Il cittadino elettore riesce a crescere, prova a confrontarsi, rinuncia al ricatto... la politica sana l'aiuterà a non sentirsi solo, a sentirsi parte di un'idea più complessa di Stato.
Ci daremo da fare, il Partito Democratico ci sta dando la possibilità... e noi ci stiamo creando gli spazi... (...peccato che Mario stia un pò poltrendo, ultimamente!!!)

Franceschini ha tenuto un gran bel discorso, spero solo che non restino chiacchiere...!!!
Molto significativi i passaggi su laicità, alleanze e valori intoccabili. Più duro di quanto mi sarei aspettato.
Ho avuto modo di scambiare tre parole con lui durante quei quattro giorni di Cortona e dintorni. M'è parso sincero (...ma non dimentico l'impegno con Adinolfi, in merito alla possibilità di confrontarsi periodicamente tramite web, non rispettato!!! ) e seriamente indispettito alla mia: "...non deludeteci! C'è tanta gente che ci crede veramente, che è pronta a darsi da fare... e ve lo dimostra appena può!". E lui: "...e noi cosa credi che stiamo a fare?".

Resto fiducioso, devo... non saprei proprio come orizzontarmi!?

domenica 11 gennaio 2009

" ...ascolta la sua voce che ormai canta nel vento... "

- PROLOGO -

A Bellizzi esisteva un solo negozio di dischi. Io lo frequentavo spesso... mi lasciavo incantare dalle copertine degli album, i magnifici LP!
Ne comprai parecchi, alcuni ordinati ed attesi per settimane. Il primo, forse, fu "IN CERTI MOMENTI" di Eros Ramazzotti, avevo 13 anni.

Tempi duri per la musica, non si facevano grandi affari. Le musicassette da amico ad amico e, peggio ancora, da contrabbandiere a cliente (le originali mixed by Erry), impedivano il business e così, poco prima dell'arrivo del supporto digitale, anche quel negozio svanì.

Mio padre è sempre stato un ottimo fruitore di musica. Ascoltava, suonava, cantava e ballava. Aveva ed ha ancora una buona collezione di vinile...
Mio fratello maggiore era più esterofilo ed innovativo... portò anche il primo CD a casa.
L'altro mio fratello, sempre maggiore rispetto a me, preferiva la comodità delle audiocassette...
Nell'insieme avevo a disposizione un gran bel pò di musica: Adriano Celentano, Nicola Di Bari, Gianni Morandi, Alan Sorrenti, ModernTalking, Michael Jackson, Toto, Bee Gees, Pet Shop Boys, Pino Daniele, Renato Zero, Prince, Fabio Concato, Fausto Papetti, Frankie Goes To Hollywood, Santo & Johnny, ecc...

Io, con la paghetta, riuscivo ad acquistare anche due album al mese. Mio nonno, fortunatamente, mi garantiva il TOPOLINO settimanale...
Ripulii, forse in poco più di un anno, quel negozio di dischi. Mi aiutarono anche i regali d'ogni occasione che dirottavo sulla musica...
Dalla raccolta completa di Ramazzotti passai a quella di Pino Daniele, proseguii la raccolta di Renato Zero, iniziata da mio fratello maggiore più piccolo, fino alla folgorazione per i cantautori...

Una sera in tv, alla RAI, trasmetterono uno splendido concerto da CINECITTA'. Pochi giorni al Natale 1990, un concerto per Telefono Azzurro. Io, impressionato dall'ultimo album di Pino Daniele (Mascalzone Latino), mi incollai al teleschermo e registrai l'avvenimento...
Ancora oggi desidererei rivederlo, purtroppo la vhs è andata dispersa. Fu un evento di una bellezza impressionante: Francesco Guccini, Paolo Conte, Ivano Fossati, Pino Daniele, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla!!!!!
...scoprii Fossati, il più bravo in quella serata, mi piacque Dalla e mi scosse De Andrè.
Per Natale: "Discanto" di Fossati, "Cambio" di Dalla e "Le nuvole" di De Andrè... che annate!!!

- Fabrizio De Andrè ( 1940/1999) -

"...verso la fine degli anni sessanta vendeva cinquantamila trentatrè giri all'anno. E, praticamente, nessun 45 giri. Un fenomeno anomalo in una situazione discografica ancora dominata dal festival di Sanremo. Dieci anni dopo sarebbe diventata la regola per tutti i cantatutori.
Per anni i suoi dischi sono stati una finezza da liceali, roba da circuito clandestino, qualcosa di strano e affascinante dove convivevano riferimenti dotti, musica antica, protesta, demistificazione e parole come puttana...
A dodici anni parlava francese in casa col babbo, a diciotto aveva letto tutti i poeti francesi. Decide, però, di iscriversi alla facoltà di lettere solo perchè a Genova era quella con il maggior numero di ragazze.
Un'origine borghese? Di più, di più. Addirittura mezza nobile, con infiltrazioni sabaude.
Non è convinto di essere un poeta ma rifiuta il ruolo di cantante. E non perchè mi facciano schifo i soldi ma perchè cantare in certi contesti mi riesce impossibile.
E poi c'è il problema della tv e della radio che continuano a vietare gran parte delle canzoni, brani che hanno fatto impazzire generazioni di burocrati radiotelevisivi: Carlo Martello (perchè non sipuò cantare un sovrano che crede d'aver fatto una conquista ed invece è semplicemente andato a puttane), Il testamento (perchèscherza con la mortein maniera poco formale), La guerra di Piero (canzone antimilitarista e pacifista per eccellenza, rientrava fra quelle che alla Rai si potevano trasmettere solo con una accurata presentazione predisposta dalla Direzione Generale), Valzer per un amore (canzone che sembra una ripicca di classe contro una che non si è concessa, ovvero non ha corrisposto alla passione del poeta... una perfidia incredibile in quell'immaginarsi lei, con forte anticipo, carica d'anni e di castità).
Un De Andrè capace di diffondere temidi ampio impegno senza bisogno di comizi, solo con la sua poesia, rubacchiando - come diceva lui - versiqua e là dai grandi.
Scandalizzava i borghesi ma la Radio Vaticana invitava sovente il cantautore ai suoi microfoni. Nella segreta speranza che sotto la chitarra di Lucifero si nascondesse un flauto d'Arcangelo."

- Mario Luzzato Fegiz
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"Uno dei più bei romanzi italiani usciti negli ultimi anni, La leggenda di Redenta Tiria di Salvatore Niffoi, si apre con una singolare dedica: A un amico fragile che la Voce si è portato via.
La Voce, nel libro dello scrittore di Barbagia, è una misteriosa entità che chiama le persone a tempo debito, e quelle non possono far altro che ubbidire e sparire dalla scena del mondo. L'amico fragile non può essere che Fabrizio De Andrè.
Anche l'amico fragile un giorno ha sentito la Voce che gli intimava di uscire. Se n'è andato, spinto da quella mano invisibile. Ma quel giorno, drammatico e fulgido, dev'essere stato l'unica volta che la Voce ha riconosciuto sul suo cammino un'altra Voce.
Fabrizio era innanzitutto la sua voce, una voce che si riconosceva all'istante come quella, antichissima e vivificante, di un cantore di razza. Si potrebbero anche trovare tre o quattro aggettivi per descriverla, ma sarebbe del tutto inutile, perchè quel timbro era così unico, inconfondibile, inimitabile da apparire necessario. E la necessità è qualcosa che non appartiene soltanto al mondo della musica: la sua voce non era mai estranea a ciò di cui parlava. Era una voce etica.
Si dice che Fabrizio avesse qualche problema con il pubblico (non gli piaceva apparire, specie in tv), con la sua immagine pubblica. Più che la negazione, coltivava il dubbio. Che è la cosa più lontana che esista dalla professione di cantante. Di solito, le canzoni celebrano l'amore o la sua mancanza, si preoccupano di riempire un'esistenza, rappresentano una pienezza, anche se inquieta o aggressiva. Fabrizio, invece, di certezze non ne conosceva, dato che tutte gli apparivano ugualmente fragili. Così, alla notizia della sua scomparsa, tutti i media non hanno potuto fare altro che riprodurre questa incertezza.
Meravigliosa incertezza che gli ha consentito di migliorarsi in continuazione, di crescere, di affinare quel senso etico, prima che estetico che gli permetteva di dare una sostanza non solo ai suoi giudizi - è quanto tentiamo di fare tutti - ma soprattutto alle sue emozioni musicali...
Per molti della mia generazione sentire Fabrizio è stato come leggere un romanzo di formazione, uno di quei libri in cui si racconta una crescita e ci si identifica in una maturazione. In cui il lettore cresce e matura leggendo...
...Fabrizio è stato un mio punto di riferimento, una mia cattiva strada insieme con uno strano e scombinato drappello di scrittori e registi: il Pavese di Lavorare stanca, Beppe Fenoglio, Francois Truffaut, John Ford, gli americani di Vittorini trovati su una bancarella...
De Andrè era allora un mito, e per quanto suoni oggi goffa l'espressione non ce n'è un'altra in grado di significare la cotta, il trasporto, la voglia di identificarsi in lui.
Adesso che la Voce ha chiamato la Voce, il più fragile degli amici immaginati si rivela il più forte, il più duraturo, il più vitale.
- Aldo Grasso
-

Le dieci canzoni di Fabrizio De Andrè che mi hanno segnato maggiormente:


creuza de mà - la città vecchia - la canzone di Marinella

don Raffaè - la ballata dell'amore cieco... - khorakhanè

la guerra di Piero - il suonatore Jones - la domenica delle salme

introduzione... canzone del maggio

mercoledì 16 gennaio 2008

"...non tutti i mali... "

In pochissimi giorni due grandi questioni nazionali han fatto discutere parecchi cittadini italiani: LAICITA' dello stato ed imparzialità della GIUSTIZIA.

...i fatti raccontano di un Papa che ha deciso di non intervenire all'apertura dell'anno accademico di un'importante università italiana e di un ministro della giustizia dimissionario per motivi di legge.


Ora, senza dettagliare troppo (per questo esistono i link), che si faccia tutto sto baccano per il capo d'una confessione religiosa, dapprima invitato e poi osteggiato da una minoranza della stessa università (La Sapienza di Roma), ritenuto poco performante per l'evento introduttivo d'un centro studi, che per sua natura dovrà avere la massima apertura culturale possibile anche in fatto di religione (...oltre a razza, colore, sesso, lingua, ecc... ecc...), mi sembra francamente eccessivo.

Probabilmente si continua a soffiare sul fuoco dell'intolleranza...

Nessuno si lamenterebbe per una comunissima visita durante l'anno accademico, è chiaro? Vogliamo ricominciare a dibattere sulle stronzate Ratzingeriane? E su quelle della chiesa? ...ma daiii!!!


...e ancora: un ministro della giustizia, in politica da millenni, indagato per concorso esterno in associazione a delinquere, per due episodi di concorso in concussione, per una tentata concussione, per un concorso in abuso d'ufficio e per due concorsi in falso, che decide di dimettersi (di buon mattino dopo le prime notiziuole riguardanti gli arresti domiciliari per la moglie, presidente del consiglio regionale della Campania) ...provoca un altro finimondo!?!

E cosa avrebbe dovuto fare? Spostare le indagini e anche qualche giudice? Dichiararsi innocente e continuare a far crescere il malessere nei confronti della classe politica dirigente? Attendere una legge ad hoc? ...ma LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI !(?)


Insomma, in un modo o nell'altro, sforzandoci di vedere il bicchiere mezzo pieno, abbiamo limitato l'onnipresenza ecclesiastica (che tanti danni continua a fare) e strigliato per benino una cattiva logica politica, quella del MO' CUMMANN'IO E FACCIO COMME RIC'O IO!


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Il popolo SOVRANO è stanco, è molto stanco!

Desidererebbe riposare un pò, smetterla di lottare per ciò che gli spetta di diritto!

Una buona legge elettorale (ci salveranno i referendum?), un pò d'impegno per l'ambiente (chi ci salverà dalla monnezza?), una scuola che acculturi (nozioni ed applicazioni!), un lavoro sicuro e dignitoso, una ritrovata serenità sociale...


...e quanto Vi ci vuole per eseguire i nostri ordini? Non in danaro (...non vi basta?) ma in mesi, in anni.
Datevi degli obiettivi e datecene conto spesso... altrimenti passate la mano, lasciate provare qualcun altro!!!

...e chiedere troppo?


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P.S.: ...pensatela come volete ma, in questi giorni, il giusto mix tra gli interventi di Di Pietro, Odifreddi, Pannella e Rodotà avrebbe colmato tutte le lacune di noi comuni esseri umani italiani.

venerdì 11 gennaio 2008

" blogger laici: UNIAMOCI! "

Sabato 16 febbraio 2008 ci si vede e ci si sente alle ore 13.00, nell'ambito del congresso dell'Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica, a Salerno presso il Palazzo di Città (sala dei Marmi).

"Io sono o meglio dovrei essere semiparalizzato dal Morbo di Parkinson.

Potrei rimanere tutto il giorno senza fare nulla perchè ogni movimento mi costa una fatica inenarrabile. Eppure mi alzo tutte le mattine alle sette, mi vesto, mi lavo, mi preparo la colazione, violentando il mio corpo che non ne vuole sapere di funzionare, mi impongo di vestirmi in modo decente sebbene sarebbe molto più semplice mettermi una toga da antico romano.

La malattia mi sta consumando, mi sta scavando l'anima ma io mi rifiuto di perdere la dignità.

E continuerò senz'altro, anche se mi costa fatiche incredibili, a stare in piedi, curato nell'aspetto, fiero e sereno, consapevole della mia forza.

Per questi motivi sono irritato dal lassismo, dall'inedia, dalla scarsa volontà, dall'indecisionismo della nostra classe politica, incapace di conservare un minimo di dignità.

Sembrano impauriti da chissà cosa, Ruini alza la voce e tutti abbassano le orecchie, come un branco di pecore.

Ma se non ho paura io, di fronte alla possibilità di trovarmi a quarant'anni sulla sedia a rotelle, se non aveva paura Welby di fronte alla morte ma di cosa devono avere paura, questi qua? Di un prete? Ma diamogli la sveglia, rottamiamo le cariatidi ferme al medioevo, diamo voce a CHI NON HA PIU' PAURA!"

Luca R.

giovedì 10 gennaio 2008

" s a c r o s a n t o ! "


"...viviamo come un limite la difficoltà del nuovo partito di elaborare sul terreno della cittadinanza, dei diritti e delle responsabilità del singolo, una chiave indispensabile della propria identità. Il che non equivale all’imposizione di un unico punto di vista su questioni complesse, ma esige appunto un chiarimento sul significato di termini decisivi per il vocabolario e l’azione del Pd, e dunque per la sua idea di progresso e modernità.
Ne indichiamo alcuni. I diritti umani e civili. Il valore della persona, la sua libertà e responsabilità. L’autonomia femminile. L’indipendenza e il principio di precauzione della scienza, l’autonomia dei pazienti nella scelta delle terapie come indicato dalla Costituzione. La cittadinanza piena e il contrasto a ogni forma di discriminazione, sia essa di origine etnica, di genere, di appartenenza religiosa o culturale, di orientamento sessuale.
Crediamo che questi temi siano determinanti per la crescita civile ed economica dell’Italia e sentiamo il dovere di alimentare questa discussione nel processo costituente del nuovo partito.
Intendiamo farlo nel rispetto delle regole che il nuovo statuto definirà. Decideremo insieme se si tratterà di un forum, di un associazione o di altro. Ma è comunque sulla base di un’esigenza di confronto, approfondimento e chiarezza che abbiamo deciso di promuovere un primo seminario su questi temi e sul percorso da avviare nelle prossime settimane."

ADERITE!

sabato 22 dicembre 2007

"GiulianONE"


...il regalONE a tre giorni da Natale: "L'appello per la moratoria sull'aborto".

Grazie signor FERRARA per la sua indicibile capacità di muoversi in ambienti così... delicati!


Complimenti, spero possa almeno servirle a perdere qualche etto di lurido presenzialismo... e non continuare, semplicemente, a tentare di sfasciare il PD.