" Siamo rimasti solo voce. ...
Non abbiamo più peso, né corpo, né vita,
siamo soltanto voce. ...
Siamo rimasti Voce, senza più corpo,
sul bordo della nostra gioventù,
sull'orlo di come sarebbe dovuta andare. ...
Puniti dalla troppa passione,
ci si è portati al punto di rimanere fermi davanti ai bivi.
Allora ci è voluto il ritiro, l'impresa e l'epopea.
La voce è diventata la nostra divinità, il nostro nume. ...
E' il flusso. La frana. Lo smottamento!
Niente può stare fermo, niente rimane uguale,
e tutto quello che resta fermo marcisce e si decompone da solo. ...
Bene, amico mio... ma adesso lasciati dire una cosa...
è lo sparagnismo che ti sta mangiando...
tu le persone le tocchi soltanto, non afferri.
Hai bisogno di uscire, vatti a fare una toccatina in giro...
e poi tornatene indietro, sazio o no... non importa...
Ah... io nel mio sto volentieri,
la solitudine la so ammazzare da solo,
ma per reggere la compagnia ho bisogno di distrarmi.
Quando esco, allora lo voglio tutto il mondo,
voglio parlarci, andarci in fondo,
se no non mi ci affaccio nemmeno...
e se non c'è di che parlare allora mi tocca ubriacarmi,
e quando anche con quello non si arriva a niente,
allora comincio a ringhiare... la rabbia mi piace,
ti fa sentire stupido, ignorante e giovane. "
( Non si muore tutte le mattine, Vinicio Capossela - 2004 )
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lunedì 27 giugno 2016
venerdì 27 giugno 2014
" ...gli anta! ;) "
" Se è solo nell'acqua limpida che ti puoi specchiare, allora guariscimi, Dio della quantità, dall'affanno e da me!
Dammene da godere della Quantità incommensurabile, ma non ingolfarmi, non farmi perdere nel niente, nel frastuono, nel ristagno, non farmi incasellare i giorni in quelle formette da dolci, giacché nessun giorno è una vaschetta. E' uno sfiato...
Danne ancora al mio cuore... il mio cuore!
E' morto mille volte almeno, il mio cuore. Ha vissuto morendo, covando la morte in sé, se l'è tenuta attaccata, ben stretta, senza distinguerla, ed è morto cento volte al giorno.
E' la vita... ma è certo, non si muore tutte le mattine, si muore una volta sola.
L'età migliore, non c'è che dire, è quaranta.
L'età in cui inizi a non fare più le cose che non dovresti fare.
Fino ad allora continui sempre a fare gli stessi errori, e dici uh uh... accidenti a me... era sbagliato, e intanto però è la stessa storia, e va sempre avanti al solito modo.
E' solo allora che si impara a non fare, che è anche più importante di fare.
Trenta è ancora niente, è ancora giovane. Ma da lì in poi, è meglio.
Niente ti porta più via. You become a man!
Lo vedi... si può camminare su e giù per questa via per anni... senza che serva a niente.
Non se ne accorgerà nessuno... lo devono sapere, invece! ...bisogna costringerli a saperlo!
Io chiedo, telefono, molesto, ci vado a bussare. Le parole devono smetterla di essere un muro!
Bisogna camminarla, la strada! Non immaginarsela soltanto.
Da grandi camminatori, come Rimbaud, con le piaghe ai piedi e i pugni chiusi nelle tasche sfondate... "
(Vinicio Capossela)
mercoledì 26 novembre 2008
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