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sabato 20 marzo 2010

" ...meno male che Saviano c'è! "

" - La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo. -

È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un'affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un'esagerazione, sappia che l'Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe?

Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c'è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L'ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l'orgoglio. Ma come è potuto accadere?
Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende:
il diritto alla felicità.

Il senso del 'è tutto inutile' toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna.
Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all'Osce, all'Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare.

Ciò che riusciamo a valutare, a occhio nudo, sono i ribaltoni, i voltafaccia, i casi eclatanti in cui per ridare dignità alla cosa pubblica un politico, magari, si dovrebbe fare da parte anche se per legge può rimanere dov'è. Ma non riusciamo a esercitare un controllo che costringa la politica italiana a guardarsi allo specchio veramente, perché lo specchio che usiamo riesce a riflettere solo gli strati più superficiali della realtà.


Ci indigniamo per politici come l'imputata Sandra Lonardo Mastella che dall'esilio si ricicla per sostenere, questa volta, non più il Pd ma il candidato a governatore in Campania del Pdl, Stefano Caldoro.
Per Fiorella Bilancio, che aveva tappezzato Napoli di manifesti del Pdl ma all'ultimo momento è stata cancellata dalla lista del partito e ha accettato la candidatura nell'Udc. Così sui manifesti c'è il simbolo di un partito ma lei si candida per un altro.
Ci indigniamo per la vicenda dell'ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica e per giunta questa volta nel Pdl.

Ci indigniamo perché il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, su cui pende un mandato d'arresto, mantiene la propria posizione senza pensare di lasciare il suo incarico di sottosegretario e di coordinatore regionale del Pdl.
Ci indigniamo perché è possibile che un senatore possa essere eletto nella circoscrizione Estero con i voti della 'ndrangheta, com'è accaduto a Nicola Di Girolamo, coinvolto anche, secondo l'accusa, nella mega-truffa di Fastweb.

Ci indigniamo, infine, perché alla criminalità organizzata è consentito gestire locali di lusso nel cuore della nostra capitale, come il Café de Paris a via Vittorio Veneto.

Ascoltiamo allibiti la commissione parlamentare antimafia che dichiara, riguardo queste ultime elezioni, che ci sono alcuni politici da attenzionare nelle liste del centrosinistra.
E ad oggi il centrosinistra non ha dato risposte.


Si tratta di Ottavio Bruni candidato nel Pd a Vibo Valentia. Sua figlia fu trovata in casa con un latitante di 'ndrangheta.
Si tratta di Nicola Adamo candidato Pd nel Cosentino, rinviato a giudizio nell'inchiesta Why not.
Di Diego Tommasi candidato Pd anche lui nel Cosentino e coinvolto nell'inchiesta sulle pale eoliche.
Luciano Racco candidato Pd nel Reggino, che non è indagato, ma il cui nome spunta fuori nell'ambito delle intercettazioni sui boss Costa di Siderno. Il boss Tommaso Costa ha fornito, per gli inquirenti, il proprio sostegno elettorale a Luciano Racco in occasione delle Europee del 2004 che vedevano Racco candidato nella lista "Socialisti Uniti" della circoscrizione meridionale. Tutte le intercettazioni sono depositate nel processo "Lettera Morta" contro il clan Costa ed in quelle per l'uccisione del giovane commerciante di Siderno Gianluca Congiusta.

A tutto questo non possiamo rimanere indifferenti e ci indigniamo perché facciamo delle valutazioni che vanno oltre il - o vengono prima del - diritto, valutazioni in merito all'opportunità politica e alla possibilità di votare per professionisti che non cambino bandiera a seconda di chi sta alla maggioranza e all'opposizione. Trasformarsi, riciclarsi, mantenere il proprio posto, l'antica prassi della politica italiana non è semplicemente una aberrazione. È ormai considerata un'abitudine, una specie di vizio, di eventualità che ogni elettore deve suo malgrado mettere in conto sperando di sbagliarsi. Sperando che questa volta non succeda. È un tradimento che quasi si perdona con un'alzata di spalle come quello d'un marito troppo spensierato che scivola nelle lenzuola di un'altra donna.

Ma si possono barattare le proprie attese e i propri sogni per la leggerezza e per il cinismo di qualcun altro?
Oramai si parte dal presupposto che la politica non abbia un percorso, non abbia idee e progetti. Eppure la gente continua ad aspettarsi altro, continua a chiedere altro.

Dov'è finito l'orgoglio della missione politica? La responsabilità di parlare a nome di un elettorato? Dov'è finita la consapevolezza che le parole e le promesse sono responsabilità che ci si assume? E la consapevolezza che un partito, un gruppo politico, senza una linea precisa, non è niente?

Eppure proprio questo è diventata, nella maggioranza dei casi, la politica italiana: niente, spillette colorate da appuntarsi al bavero del doppiopetto. Senza più credibilità. Contenitori vuoti da riempire con parole e a volte nemmeno più con quelle. A volte si è divenuti addirittura incapaci di servirsi delle parole.

Quando la politica diviene questo, le mafie hanno già vinto. Poiché nessuno più di loro riesce a dare certezze - certezza di un lavoro, di uno stipendio, di una sistemazione. Certezze che si pagano, è ovvio, con l'obbedienza al clan. È terribile, ma si tratta di avere a che fare con chi una risposta la fornisce. Con chi ti paga la mesata, l'avvocato. Non è questo il tempo per moralismi, poco importa se ci si deve sporcare le mani.

Solo quando la politica smetterà di somigliare al potere mafioso - meno crudele, certo, ma meno forte e solido - solo quando cesserà di essere identificato con favori, scambi, acquisti di voti, baratto di morale, solo allora sarà possibile dare un'alternativa vera e vincente.

Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un'alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno.

Del resto, quello che più d'ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L'Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.

Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell'offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all'economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.

Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all'Onu, all'Unione Europea, all'Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere.


Che restare in Italia,
vivere e partecipare...
è necessario!

Che la felicità
non è un sogno da bambini...
ma un orizzonte di diritto!"

(Roberto SAVIANO)

lunedì 1 febbraio 2010

" Campania Felix!?! "

Beh, non tiriamoci indietro... alle prossime regionali campane chi voteremo?
Popolo Della Libertà (centro-destra) o Partito Democratico (centro-sinistra)?

Sinceramente... non sarà facile convincersi!!! Ormai tutta "la partitica" è discutibile, criticabile e spesso inaccettabile!
Nella nostra regione, governata da tempo dal centro-sinistra, le disfunzioni sono all'ordine del giorno... nell'agenda Politica dei cittadini, però!

I governanti, qualunque schieramento appoggino, sono inqualificabilmente complici dei misfatti che viviamo sulla nostra pelle.

Non vi ammorberò con dati, fatti e schifezze varie... le conoscete bene, le vivete, v'accorgete, come me, che provengono da qualsiasi indirizzo partitico... poichè il problema, ritengo, è l'inadeguatezza della quasi totalità della "nostra" classe dirigente!!!

Cosa fare? Abdicare? Non andare più a votare? I sovrani siamo noi e mica possiamo scappare? Bisogna reagire!
Constatata l'incapacità governativa dilagante, iniziamo a porre alcune questioni di rilevanza territoriale, locale. Ai nostri possibili referenti politici, ai papabili, indirizziamo pochi punti programmatici che derivino da una sana partecipazione, espressioni di un territorio bisognoso d'ascolto, pronto a muoversi pro o contro un determinato candidato.

Allontaniamo lo spettro del voto di scambio, tentiamo di circoscrivere un quantitativo tale di volontà elettiva da risultare coerente con un'aspettativa ad indirizzo collettivo e mai singolo.

Insomma: un parco, 50 famiglie, 150 elettori... votanti presso lo stesso seggio. In accordo con altri parchi, in merito ad un problema, che sò..., idrico, decisi a sostenere un unico candidato che desidererebbe farsi carico di tale questione. Ora immaginiamo più proposte, alcune delle quali condivise da un intero comprensorio, migliaia di elettori pronti a "scendere in campo", capaci e motivati anche nel caso di un impegno disatteso.

Cosa potrebbero mettere in moto? Almeno l'impossibilità, oggi certezza, di ricandidare sempre le stesse facce, gli stessi incapaci, le stesse idee, gli stessi bugiardi!!!

Poi, che la voglia di partecipazione diretta cresca è diventi espressione del malcontento, in modo dinamico e propositivo, non può che giovare all'intero sistema Italia!

...e torniamo a noi, alla nostra Campania.

In campo, per il momento, due nomi, due storie diverse, due appartenenze contrapposte. Due squadre pronte a farsi carico dei tanti problemi della gestione regionale. Questo, l'ultimo insieme, il nocciolo del discorso pro scelta!

Stefano CALDORO: da più di 25 anni in politica, cioè da oltre la metà del tempo vissuto… Figlio d’arte, suo padre Antonio è stato deputato del PSI, più volte sottosegretario, e successivamente componente del Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato.
Lui è marito, papà, giornalista, laureato in scienze politiche, consulente aziendale… praticamente non ha mai lavorato!!! ;)
Consigliere regionale, deputato, sottosegretario, viceministro, ministro. Segretario nazionale del Nuovo PSI, quello del dopo monetine a Craxi, schieratosi con il PDL, con la Lega Nord e con il centrodestra italiano in generale… lontano anni luce dal partito socialista europeo.

Di più... non so! Mi basta sapere che correrà pro donSilvio, con De Mita (…ex-ex-ex addirittura “formatore” della nuova giovane classe politica del PD!!!) con Mastella (!!!) e, probabilmente, con il nostro caro Conte (…che ha chiesto giusto un assessorato alla sanità, tanto per dimenticare le primarie PD di 4 mesi or sono!). Ciliegina sulla torta: liste coordinate da… l’on.Cosentino!!!

Vincenzo DE LUCA: da 20 anni in politica, prima sindacalista poi consigliere comunale, assessore, sindaco di Salerno dal 1993 al 2001. Dimissionario pro elezioni alla Camera dei Deputati del 2001, eletto per L'Ulivo con la percentuale più alta del meridione. Rieletto nel 2006 si ricandida alle amministrative e vince ridivenendo sindaco.
Nel 1997 raccoglie oltre il 70% di consensi in città.
Nel 2001 è condannato in primo grado per aver firmato,insieme con il sindaco De Biase, il trasferimento dei rifiuti nel sito della frazione di Ostaglio; si era in condizioni d'emergenza ed il sito di trasferenza, non ancora a norma, s'incendiò.
2005: iscrizione nel registro degli indagati, indagini sul "progetto Seapark". Custodia cautelare richiesta per tre volte, sempre respinta dal GIP. La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei Deputati nega l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche a carico di De Luca; "totalmente prive di valore indiziante", "totalmente irrilevanti". Archiviazione ufficiale nell'ottobre del 2007.
2006: massimo assenteista alla Camera, colpa del doppio incarico Sindaco/Deputato.
Nel dicembre 2008, con altri 46 imputati, viene rinviato a giudizio per truffa ai danni dello stato e falso; richieste INPS per circa 200 lavoratori in relazione alla vicenda relativa ad una delocalizzazione industriale... Nell'aprile 2009 il rinvio viene confermato per De Luca ad altri 13 imputati (tra cui il già sindaco di Salerno, Mario De Biase, ed il presidente dell'Unione Industriali di Napoli, Gianni Lettieri).

Universalmente riconosciuto come uomo del fare, spesso critico con il governo della regione Campania, sempre pronto a dire la sua, senza giri di parole e senza preconcetti d'apparato!
Opere pubbliche, grandi opere, urbanistica, attenzione all'integrazione; il protocollo con la comunità senegalese per la destinazione di una zona di mercato alla vendita di prodotti etnici, il ricongiungimento familiare dei cittadini extracomunitari e l'assistenza scolastica a carico del comune per i bambini senegalesi, resta un fatto unico!
61 anni, marito, papà, laureato in lettere... politico (PCI, PDS, DS, PD) per professione??? Non ho trovato alcunchè, sul web, in merito ai suoi primi quarant'anni!

Osteggiatissimo a livello politico, poichè uomo di ferro, intimidatore e lingua biforcuta, ancora non convince tutti gli alleati possibili... e rischia qualche voto in meno dal centro-sinistra ed in più dal centro-destra! Il popolo è con lui, sicuro!!!

Io? Noi?? Voi???