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venerdì 17 novembre 2017

" ...questa è la piazza principale? "


 << Dunque.. ehhh... noi vogliamo sapere... per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Sa... è una semplice informazione! >> :D ;)

...purtroppo, spesso, più è semplice l'informazione richiesta... più difficile, se non impossibile, la risposta!!! :(
Facciamo un passo indietro alle scorse elezioni comunali, alla vittoria della lista Città Possibile e del loro programma elettorale: clicca qui! OGNI TANTO RILEGGIAMOLO e TENIAMOLO A MENTE!!!

Oggi il sindaco ha pubblicato, sul suo profilo FB, questa foto:
Lo stato d'avanzamento lavori nell'area ex Consorzio Agrario.
Una nuova, ulteriore, indispensabile, bella piazza al centro del paese... :(
Ma non dovevamo decidere con referendum cosa fare in quel nostro spazio comune?
Vi ricordate della promessa in merito alla decisione sul da farsi?? Punto 4, lettera C???





...ed invece? Purtroppo ennesima promessa mancata, fiducia mal riposta, perseverante stanchezza da uomo solo al comando!!!

I tanti giovani che han provato questa amministrazione per la prima volta... si guardino un po' intorno. Contino le piazze, il verde attrezzato, i parcheggi, le biblioteche, gli spazi di socialità ed incontro... e chiedano ai loro genitori cosa questa Città Possibile continua a fare da ormai un ventennio!?! La risposta sarà sempre la stessa: "il primo mandato han fatto tanto" - ...io direi tutto poiché prima nulla esisteva... - "poi... sempre uguale, sempre gli stessi, sempre le stesse cose, le stesse promesse, ecc... ecc... ecc...".

Ovviamente a quei sempre presenti... va tutto bene, perché cambiare?! Loro senza alcun concorso... di colpa non ne hanno da espiare!?

Il problema resta il futuro, i beni comuni, la democrazia dal basso... un occhio più attento all'ambiente, alla partecipazione, alla speranza, alla fiducia in una sana rivoluzione... insomma un sano dibattito che aiuterebbe a capire.

domenica 11 giugno 2017

" E.n.comi!!! "

EcCOMI! Son pronto, lo siamo..., per goderci i risultati di ciò che non abbiamo fatto... :(
EnCOMI! Solenni e lusinghieri..., a chi si è dato da fare, a chi ha volenterosamente ovviato alle mancanze di un'amministrazione cieca ed inconcludente in merito alle tematiche toccate.

Restiamo in stand-by pro-messe:
- GRANDE AREA VERDE ATTREZZATA PER I BAMBINI CON PROGETTO FINANZIATO FONDI EUROPEI PER 1MILIONE240MILA EURO... (...lo scriveva "Tovaglioli"!!!)
- REALIZZAZIONE PISTA PODISTICA AREA MERCATO...
- COSTITUZIONE ASSOCIAZIONE A TUTELA DEL TORRENTE LAMA...
- CAMPETTI PER BASKET E PALLAVOLO IN VIA MACHIAVELLI...
- CASA DEGLI ANIMALI...
- ORTI URBANI, AREE PIC-NIC...
...ecc...ecc...ecc...

Un plauso vero, sentito all'associazione LA BICICLETTA! Un manipolo di "sfessati" (direbbe on'Bicienz') che invece di pensare a se stessi... ha immaginato di inorgoglirsi per gli altri, con gli altri e grazie agli altri!!!
Ha dato nuova vita ad un parco abbandonato, riattandolo nel miglior modo possibile, con un'assegnazione su richiesta e con, al momento, fondi propri.

La Politica è indirizzo e controllo, ricordiamocelo sempre;
qui continua ad essere solo controllo... :(

Speriamo non ci riescano! #inaltoicuori


lunedì 6 marzo 2017

" Compostaggio di comunità "

PREMESSA:

la normativa europea vigente, in materia di rifiuti, prevede la prevenzione e la riduzione degli stessi al primo posto della scala gerarchica della loro gestione (Direttiva 2008/98/CE articolo 4); 

CONSIDERATO:

art.1 comma 2 della legge regionale n.14 del 26 maggio 2016 in materia di gestione rifiuti: “La Regione Campania assume come riferimento delle proprie azioni in materia di rifiuti la gerarchia delle priorità stabilite dalle direttive dell’Unione Europea”; 

art.9 comma 1 lettera D, della stessa legge regionale, prevede la concessione di contributi ed incentivi per la realizzazione ed il completamento del sistema impiantistico e per la finalità di prevenzione, riduzione della produzione, recupero di materia prima e riutilizzo di rifiuti; 

art. 45 comma 1 lettera C, stessa legge, prevede lo sviluppo e l’incentivazione del compostaggio di comunità, per il trattamento della frazione organica dei rifiuti, tra le misure messe in atto per ottemperare alle sentenze di condanna della Corte di Giustizia Europea (4/3/10 - causa C297/2008 e 16/7/15 causa C653/13); 

art.38 della legge n. 221 del 28 dicembre 2015 - Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali - ha introdotto la definizione di compostaggio di comunità e, nello specifico, Disposizioni per favorire la diffusione del compostaggio, prevedendo tra l’altro, al fine di ridurre la produzione di rifiuti organici e gli impatti sull'ambiente derivanti dalla gestione degli stessi, che il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, le regioni ed i comuni, nell'ambito delle rispettive competenze, incentivino le pratiche di compostaggio di rifiuti organici effettuate sul luogo stesso di produzione, con autocompostaggio e/o compostaggio di comunità;

art.1 comma 641 della legge n.147 del 27 dicembre 2013 definisce in merito alla possibilità dei comuni di applicare una riduzione sulle tasse di competenza alle utenze che effettuano pratiche di riduzione dei rifiuti

il compostaggio di comunità concorre al raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste per legge, oltre ad eliminare i costi di trasporto e conferimento dei rifiuti a carico del Comune; 

il Decreto Dirigenziale n.71 del 22 febbraio 2017, BURC n.15, ha emesso avviso pubblico per la manifestazione di interesse alla localizzazione di impianti di compostaggio di comunità per trattamento delle frazione organica dei rifiuti urbani, la richiesta di adesione può essere inoltrata dai Comuni alla Regione Campania entro il 13 Marzo 2017 (prorogata al 30 marzo!!!); 

il 23 Febbraio 2017, dieci giorni fa, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il regolamento recante i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità di rifiuti organici, ai sensi dell'art.180 comma 1-octies del decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006, così come introdotto dall'art.38 della legge n.221 del 28 dicembre 2015; 

INFINE:

la Corte dei Conti Campania, sez.2, con sentenza n.578 del 31 maggio 2016 ha già condannato il Sindaco di Benevento e l’Assessore all’ambiente al danno erariale per la mancata assunzione di iniziative finalizzate all’incremento della raccolta differenziate dei rifiuti per gli anni 2003-2004-2005, rispettivamente per le somme di €.196.633,39 e €.85.282,87. 

CHIEDIAMO:

considerato tutto quanto in premessa che l’amministrazione comunale si attivi, in tempi utili, per:

1) inoltrare istanza di adesione in via urgente, entro i termini previsti alla manifestazione di interesse di cui sopra; 

2) predisporre, in tempi rapidi, sul sito web comunale, la possibilità per i cittadini, associazioni, comitati e condomini, nonchè per le attività agricole e vivaistiche, di aderire in forma spontanea alla candidatura per ottenere nel proprio quartiere di residenza una compostiera di comunità, con l'impegno di conferire i propri rifiuti umidi; 

3) prevedere, per i cittadini e le attività florovivaistiche che conferiranno i propri rifiuti organici presso la compostiera di quartiere, una riduzione della tariffa dei rifiuti urbani, così come previsto dall'art.37 della legge n.221 del 28 dicembre 2015, non inferiore al 20%.



domenica 9 ottobre 2016

" ...chiederei troppo? "

Quando immagino un corretto modo di fare Politica, di far crescere il territorio, di indirizzare, di determinare le consuetudini locali... penso spesso a personaggi come Marco Paolini.
Regista ed attore teatrale che spiega, ricorda, denuncia e commuove, ad esempio, con la tragedia civile contemporanea dei duemila morti del Vajont.

Sì, fare Politica è questo, è darsi per gli altri... e spesso non costerebbe parecchio, basterebbe ricoprire un ruolo Culturale che, purtroppo, si è completamente smarrito! :(

Buona visione:

lunedì 18 aprile 2016

" Non è normale! "

No, non sono ne vegano, ne vegetariano, ne niente... manco carnivoro!!! :D
Mangio quello che mi piace, principalmente pane e pasta. Adoro la pizza!
Non son un salutista, anzi... spesso sbaglio... :(
Ho una moglie medico che prova a riportarmi sulla retta via, anche per evitare di influenzare "negativamente" le nostre due bimbe.

Il video che posto qui sotto è incredibilmente logico, lineare... facciamo che proviamo a guardare:

mercoledì 11 febbraio 2015

" 4MILIONI di €uro... in spicciolini di RAME!!! :( "

Una storia che va avanti da troppo tempo... che andrebbe capita e spiegata meglio, poiché purtroppo non sarà l'ultima!!! :(

lunedì 2 dicembre 2013

" V day: il giorno dei valori popolari... "

Ancora una volta il Movimento Cinque Stelle ha mostrato la sua vera faccia: il Populismo, il valore del Popolo!

Un paio di secoli fa, in Russia, veniva esaltato il socialismo agricolo; anche in Italia, dagli anni 70 del secolo scorso, muove i primi passi l'agricoltura sociale; oggi, il mondo popolare, si identifica, a larghissima maggioranza, con la disaffezione totale alla classe dirigente del nostro Paese.

Non vi è più scampo, nessuna via d'uscita. Insostenibile il continuo scollamento tra economia reale, popolare ed economia lobbista, al soldo dei soliti privilegiati.

Nelle scuole pubbliche, di ogni ordine e grado, si discute di sponsorizzazioni private, di accesso limitato e limitante.
Nel mondo del lavoro (...quello rimasto...) le disparità di trattamento, tra soggetti con eguali diritti, si affrontano in modo sommerso o, quando si può, espatriando.
Nelle famiglie si evidenziano problemi legati all'alimentazione, con dati di spesa che sfiorano il dopoguerra... con il 70% - 7 famiglie su 10 - che continua a ridurre gli acquisti per la tavola, in quantità ed in qualità!
E poi l'ambiente, il clima... :(

Inutile soffermarsi su quanto questa pandemia influisca sullo Stato Sociale in modo diretto, coincidendo, inoltre, con le continue ristrettezze, imposte, in fatto di Spesa Sociale.

Solo una sana rivoluzione salverà il pianeta. Non escludo che debba piombarci addosso a breve, tipo il blocco dei tir per lo sciopero del 9 dicembre, ma io continuo a sperare, anzi... a cospirare contro il lugubre sistema partitico italiano.

Il potere al popolo sovrano!
Dai territori la scommessa sul cambiamento, dai singoli comuni l'attentato al lurido clientelismo, dai cittadini la guerra alla connivenza con la mala politica.

I sette punti di Grillo, dal palco di Genova, hanno chiarito le proposte, oltre alle proteste... adesso?
Diamoci da fare, un bel "Vday" ovunque, anche a Bellizzi... jamm' bell'!!! ;D

domenica 29 settembre 2013

" TA... che? RES... cosa?!? "

Venerdì scorso, nell'aula consiliare, il sindaco si è fatto scappare: "Se avessi saputo... non mi sarei candidato!!!". La TARES non è cosa semplice...!!!

Anche il delegato all'ecologia ed all'ambiente (...ed all'associazionismo...) ha preferito evitare, ci ha lasciati nelle mani dell'assessore al bilancio, alle finanze ed alla... "partecipazione"!!!

Ai cittadini, ...pochini..., il funzionario Bassi ha dovuto veicolare la notizia bomba: aumenti, rispetto alla precedente imposta (TARSU), fino al 150%!!! :(((
Tantissimi se ne avvedranno con l'arrivo dell'ultima rata a saldo, per fine novembre.

Costi fissi del servizio (gestione generale, spazzamento, lavaggio strade...) più costi variabili (quantità e qualità dei rifiuti...), ripartiti in base ai metri quadri occupati ed al numero degli occupanti; questo riguardo le utenze domestiche. Attenzioni agli errori su metrature e residenti.
Le utenze non domestiche, invece, dovranno tener conto delle proprie superfici e della loro tipologia di attività; attenzione alla differenza di tariffa, sui costi variabili, tra: alberghi con ristorante (6,73), ristoranti, pub, pizzerie (22,57), amburgherie (16,89), pizza al taglio (29,36), ecc... (???)

Ovviamente... tutti calcoli complicatissimi, particolarmente ostici per la complessa nostra macchina comunale. Vero???

Allora paghiamo:
- 8470euro per un software che ci passi i dati TARSU in dati TARES (!!!) 
- 2483euro per accollarci un canone di gestione annua dello stesso software (!?!)
- 31120euro per tre impiegati, extra... ognuno al 30% (!!!???)
- 27582euro per stampare ed inviare, due volte all'anno, 6300 richieste di pagamento...

Ma un laureato in informatica che conosca l'ABC di un foglio di calcolo elettronico (excell?) e, addirittura!!!, qualche nozione di database (access?)... a Bellizzi esiste? Quanto ci costerebbe?? Più di 8000euro una tantum e 2000euro, pro assistenza, a forfait annui???

E gli impiegati del comune, senza offesa per alcuno, che tipo di capacità informatiche hanno?
Uno solo al 100%... è quantomeno inopportuno pagarlo, circa 2600euro al mese, per fare... res (cosa)??

Nel parco dove vivo, circa 50 condomini, basteranno, per stampare e consegnare le bollette, circa 100euro??? Quanto pagano 'sti ragazzi che riempiono le nostre buche postali, ogni giorno, di pubblicità?? Potrebbero pure farsi firmare una ricevuta... no?

Ma il problema vero son mica i costi? Ci dice il sindaco: "...l'incapacità di tener fede agli accordi con l'azienda che smaltisce i rifiuti. Non ci riesce di consegnare tutti i cartoni raccolti poiché qualcuno passa a ritirarli prima... evitandoci il lusso di guadagnarci qualcosina! Stesso dicasi per le lattine d'alluminio... vendute dai baristi ai migliori offerenti." E l'olio usato??? Tutto sotto controllo per i contenitori e la raccolta ?? I dati dei primi tre mesi?

Il sindaco consiglia: un bel inceneritore...!!! :(

***

Cari amministratori, 
appena ultimati i lavori della copertura dell'area mercato, svenduto l'ex-consorzio e resi utili i comitati di quartiere, date un'occhiata a questi link:

http://www.leggerifiutizero.it/download/file/47-raphael-rossi-la-tares-puntuale
http://www.leggerifiutizero.it/testo-completo

giovedì 20 settembre 2012

" De Magistris a Salerno con M.G.S. Impegno Sociale "

...questo l'intervento iniziale di De Magistris all'evento "Partiti e Movimenti: quale rapporto a Sinistra", organizzato dal Movimento Giovanile Salernitano "Impegno Sociale":




martedì 5 giugno 2012

" Alleanza per il Lavoro, i Beni comuni e l'Ambiente. "


Anche in provincia di Salerno si fa spazio una nuova idea di partecipazione politica, una nuova A.L.B.A.!
Il progetto si allarga a livello nazionale nell’ultima decade di marzo, grazie al lavoro di Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno, Chiara Giunti, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Nicoletta Pirotta, Marco Revelli e Massimo Torelli. Questi riescono a sintetizzare una linfa nuova, vitale per la ripresa della partecipazione democratica nel nostro Bel Paese, l‘idea di un Soggetto Politico Nuovo.

Il malessere e la sfiducia, oramai innervati nel corpo della società, segnano qualsiasi prova nuova della “politica politicante”, allontanando parecchio a prescindere. Ed ecco che, complice una splendida domenica pomeriggio d’inizio giugno e gli impegni per ricorrenze varie (comunioni, battesimi, regate storiche…!!!), mettere insieme un manipolo di sostenitori che, provenendo da diverse esperienze partitiche, associazionistiche e di libero interesse civico, provino a confrontarsi partendo dall’iniziale manifesto ispiratore… non è propriamente cosa facile. Ma, tant’è, una decina di audaci sostenitori del libero pensiero democratico si incontrano a Bellizzi, provando ad iniziare un nuovo cammino politico dal basso: Cava de Tirreni, Pontecagnano, Eboli, Agropoli e Bellizzi… questo il quadro iniziale al quale si aggiungeranno prestissimo Battipaglia, Salerno, Amalfi, Nocera e tanti altri contatti.

I temi trattati, dopo un primo giro di conoscenze dirette, sono: la forma partito, la territorialità e la trasparenza.
L’incapacità dell’attuale classe politica, la stessa che ci governa da decenni, frena il passo alle tantissime buone nuove che pure esplodono in contesti parecchio più reali e condivisi. Gli esempi positivi permeano i nostri territori. Ci lasciano auspicare una sempre maggiore necessità di promozionare dibattiti ed incontri, in una continua ricerca del giusto contributo del singolo al raggiungimento del bene comune. La voglia di sentirsi parte integrante di un sistema che prediliga la trasparenza sopra ogni cosa, in una sinergia perfetta tra elettore ed eletto.

Noi ci vogliamo provare ed abbiamo bisogno di tutti. Ritenetevi allertati… vi terremo informati! ;)

domenica 20 maggio 2012

" PROPOSTA "

www.soggettopoliticonuovo.it

"Il futuro di questo manifesto, del progetto di radicale rinnovamento della soggettività politica che esso propone, è nelle mani di tutti e tutte coloro che lo desiderano attivamente. Si può iniziare dall’impegno a promuovere incontri, inventare momenti partecipativi e occasioni di confronto fondate su una comune condizione sociale o sul radicamento attivo nei territori. Una mobilitazione diffusa e connessa, che non imponga esclusività di appartenenze e che si ritrovi poi in un primo appuntamento nazionale. Inoltre si può pensare che sia positiva la presenza alle elezioni amministrative di liste di cittadinanza politica che prendano a riferimento e contribuiscano a costruire questo progetto nazionale. Una rete orizzontale di rappresentanza che sia radicata nei territori e connotata dagli elementi di metodo prima indicati: democrazia, governo partecipato dei beni comuni, etica, nuova cultura delle relazioni. Non si tratta di aggiungere sigle contro tutto e tutti, né di sommare esperienze locali che restano locali, tanto meno di chiudersi nel recinto di una radicalità ideologica. Vogliamo costruire un soggetto che determini una trasformazione complessiva, costruisca anche alleanze e mediazioni ma con l’ambizione tutt’altro che minoritaria di mettere in campo un’altra Italia. Di lavorare per un’altra Europa."

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" CONCLUSIONI "

www.soggettopoliticonuovo.it

- Si rompe con il modello novecentesco del partito, introducendo nuove regole e pratiche: trasparenza non segretezza, semplicità non burocrazia, potere distribuito non accentrato, servizio non carrierismo, eguaglianza di genere non enclave maschili, direzione e coordinamento collettivo e a rotazione, non di singoli individui carismatici. - Si rompe con questo modello neo liberista europeo che vuole privatizzare a tutti i costi, che non ha alcuna cultura dell’eguaglianza, che minaccia a morte lo stato sociale, la dignità e sicurezza del lavoro. Si insiste invece sulla centralità dei beni comuni, la loro inalienabilità, la loro gestione democratica e partecipata. - Si rompe con la visione ristretta della politica, tutta concentrata sul parlamento e i partiti. Si lavora invece per un nuovo spazio pubblico allargato, dove la democrazia rappresentativa e quella partecipata lavorano insieme, dove la società civile e i bisogni dei cittadini sono accolti e rispettati. - Si riconosce l’importanza della sfera dei comportamenti e delle passioni, rompendo con le pratiche mai esplicitate ma sempre perseguite dal ceto politico attuale: la furbizia, la rivalità, la voglia di sopraffare, il mirare all’interesse personale. Al loro posto mettiamo l’inclusività, l’empatia, la mitezza coniugata con la fermezza.

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" COMPORTAMENTI E PASSIONI "

"Le regole formali, preziose e insostituibili, non sono sufficienti. Ad esse va associata la lenta ma costante creazione di una cultura profondamente diversa. Per troppo tempo abbiamo scelto di escludere dal campo della politica qualsiasi riflessione sulle passioni e sui comportamenti individuali. Un esempio fra tanti: la cultura della pace. Siamo bravi a predicare la non-violenza a livello internazionale ma molto meno a praticarla come virtù sociale. Le relazioni tra di noi nella sfera pubblica politica rimangono piuttosto primitive, senza alcun guida. Anzi. Abbiamo accettato fin troppo facilmente che la nostra pratica politica sia intrisa della violenza e della competitività, una forma di ‘neo-liberismo interiorizzato’. Superare una cultura così longeva e insidiosa non è questione di una stagione politica. Ma riconoscere la legittimità del tentativo è già un grande passo in avanti. Quando parliamo delle passioni e delle emozioni viene in mente primo di tutto un discorso sul loro governo. Tante volte consentiamo che siano le passioni negative – l’invidia, l’odio, l’orgoglio, l’ira – e i comportamenti sociali che ne derivano – la rivalità, la voglia di sopraffare, il perseguimento dei propri interessi in modo esclusivo – a guidare le nostre azioni. E spesso lo facciamo con una grande inventiva, rappresentando i dissidi come ‘differenze oggettive ’, negando con veemenza le loro origini soggettive. Questo approccio rende la sfera pubblica politica paragonabile a una grande giungla preistorica, dominata da ‘ego-mostri’ – politici moderni gonfiati dall’attenzione incessante dei media. Un primo passo, dunque, verso una nuova politica in questo campo sarebbe un discorso centrato sul governo e sull’autogoverno delle passioni, l’invito forte all’autodisciplina, la produzione di un codice di comportamento. Soprattutto dobbiamo negare spazio a una delle passioni più dannose – il narcisismo. Siamo stufi di leader narcisi e non vogliamo semplicemente affidarci a figure carismatiche, incoraggiate al massimo dalla moderna personalizzazione della politica. Non sopportiamo il protagonismo sfrenato e l’auto-compiacimento senza fine. Se il nuovo soggetto politico venisse concepito come veicolo per una leadership che si presenta in questo modo, avrebbe poca possibilità di crescere e fiorire. Le passioni non esistono però solo per essere governate. Una seconda riflessione invita al superamento della classica contrapposizione tra ragione e emozioni, la prima vista come positiva e civilizzante, le seconde giudicate negative e primitive. Certe emozioni e i comportamenti sociali che ne derivano costituiscono invece una risorsa preziosissima per la sfera pubblica politica: la compassione e la gioia, l’amore e la speranza, la generosità e il rispetto per gli altri. Non cerchiamo una nuova sfera politica di auto-abnegazione e di sacrificio, in cui l’individuo si annulli a servizio della causa comune. Cerchiamo invece l’autorealizzazione individuale in un contesto collettivo radicalmente nuovo, all’insegna dell’eguaglianza. Sarebbe interessante sperimentare di più il sentimento dell’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altra/o, in termini non solo personali ma politici, praticando quella “salda comunanza” (Martha Nussbaum) che esalta le facoltà tipicamente umane di scelta e di socialità. Tutto questo può trovare una prima verifica nella sfera della micro-politica, la cultura sottostante e di supporto alle regole formali e alle grandi riunioni nazionali. E’ qui che i partiti politici tradizionali danno il peggio di sé. Abbiamo visto dirigenti dei partiti venire alle riunioni e poi leggere ostinatamente i giornali finché non è il loro turno di parlare o quello di un altro dirigente (rivale). Abbiamo visto ovunque i tipici atteggiamenti maschili – non solo di uomini – per cui ci si preoccupa solo del proprio intervento, poi si riaccendono i cellulari e ci si mette a chiacchierare in fondo alla sala. Tutti arrivano in ritardo: più importante sei, più in ritardo arrivi. Tutto l’impasto di una riunione o di un’assemblea assume l’aspetto livido di una contusione, di una profonda e persistente ferita alla democrazia. Da quel terreno cosa può scaturire di nuovo o di buono? A livello di micro-politica un soggetto nuovo metterebbe invece l’accento su un modo di comportarsi radicalmente diverso, all’insegna dell’eguaglianza e della cooperazione fra generi, della capacità di ascoltare, della puntualità, dell’incoraggiare alla partecipazione i più timidi o chi ha meno esperienza. Ritroverebbe una fisicità della politica oltre le reti virtuali di Internet, avrebbe attenzione alla massima circolazione dell’informazione interna e cura che i nuovi partecipanti non si sentano “ospiti”, ma protagonisti alla pari degli altri. A predominare sarebbero le virtù sociali della mitezza e della fermezza. Il mite, scrive Norberto Bobbio, ‘è l’uomo [donna] di cui l’altro ha bisogno per vincere il male dentro di sé’. Alle sue qualità intrinseche ne viene aggiunta un’altra – quella della fermezza, la capacità di non cedere, come ci ha insegnato Gandhi, ma di insistere con pacatezza. Così la cultura politica nuova si distanzia mille miglia da quella classica del Novecento, basata com’era in grande parte sul machiavellismo, sulla realpolitik, sulla furbizia e l’autoreferenzialità."

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" FORME E PRATICHE DI UNA NUOVA AGGREGAZIONE "

"La degenerazione degli attuali partiti politici oscura e mortifica gli ideali di molte persone che, soprattutto a livello di base, vi militano in buona fede e con generosità. La volontà di partecipazione, di “far da sé”, di riprendere in mano il bandolo del discorso pubblico, richiede invece un modello di pratica e di organizzazione politica radicalmente altro rispetto a quello formatosi nel lungo ciclo novecentesco. Non possiamo più accettare un modello incentrato sulla stretta identificazione di “sfera pubblica” e di “sfera politica” con un tendenziale primato della seconda sulla prima, in quanto luogo di espressione della “forma partito” intesa come unico soggetto dotato di voce e legittimazione. I nostri Costituenti, nello scrivere l’art. 49, avevano immaginato i partiti come luoghi di mediazione, corpi intermedi fra società e istituzioni politiche. Luoghi nei quali potesse formarsi e organizzarsi il consenso. Ma il principio costituzionale che i partiti devono concorrere “con metodo democratico” alla vita politica nazionale, è stato realizzato solo parzialmente, in riferimento alle relazioni esterne dei partiti. In realtà s’immaginava che il metodo democratico dovesse valere soprattutto nel funzionamento interno dei partiti, sulla base di principi quali la solidarietà, l’eguaglianza, la pari dignità, la trasparenza. Una volontà velocemente disattesa da un sistema politico che si è progressivamente organizzato con strutture opache, piramidali, fortemente escludenti. I partiti politici attuali sono così diventati organizzazioni completamente anacronistiche rispetto ad un modello di democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega. Il fondamento giuridico leggero che li intende quali libere associazioni di cittadini non riconosciute (Codice civile) risulta paradossale. Essi incredibilmente si trovano nella posizione di godere da un lato di tutti i benefici di un soggetto privato, dall’altro di avere accesso ad ingenti risorse pubbliche. Un mostro a due teste che si appella al diritto di riservatezza, proprio dei soggetti privati, mentre vive di risorse pubbliche in una dimensione opaca, espressione di corruzione e perversa contaminazione di interessi pubblici-privati. Noi vogliamo invece affermare l’interpretazione autentica dell’espressione “metodo democratico”, vogliamo un soggetto politico che, oltre i partiti, sappia muovere dai fondamenti costituzionali per creare nuovi modelli di partecipazione politica, fondati sulla passione, la trasparenza e l’altruismo. In primo luogo il soggetto nuovo, nelle sue regole e pratiche, dovrebbe mettere l’accento sull’inclusione. L’immagine dei partiti arroccati ai propri privilegi e separati dal resto della società, dediti all’hollowing out, allo svuotamento della democrazia – sempre più potere nelle mani della leadership, sempre meno democrazia interna, sempre meno iscritti (Peter Mair) – dovrebbe cedere il passo a un’altra, totalmente diversa, basata sull’allargamento dello spazio pubblico della politica, non sulla sua restrizione. Dentro questo spazio, non più separato dalle istanze della società, si muoverebbe una pluralità di attori politici nuovi. Si passa così dall’esclusione verticistica (il tesserato come spettatore passivo degli show dei suoi leader) all’inclusione orizzontale: il cittadino come agente in una struttura basata su regole democratiche. La struttura del nuovo soggetto non sarebbe piramidale ma confederale, senza un centro ‘nazionale’ fisso ma con un coordinamento itinerante e a rotazione che si sposta regolarmente da regione a regione. I singoli individui si aggregano in modo egualitario sia alla sfera della discussione e della decisione, sia a quella dell’azione, ognuno nei limiti delle sue possibilità e delle sue disponibilità di tempo. A tutti i livelli cerchiamo le forme politiche che consentiranno realisticamente la possibilità di confrontarsi e decidere insieme (vedi sopra nel paragrafo B). Ci interessa un luogo dove si sperimentino pratiche fondate sul “potere di” piuttosto che sul “potere su”. Il “soggetto nuovo” nascerà da un’istanza diametralmente opposta a quella che ha guidato quasi tutti i processi organizzativi novecenteschi. Organizzarsi, secondo quel modello significava unificare gli identici, raccogliere in un unico contenitore (modellato gerarchicamente sulla struttura statale) gli “omogenei” – coloro che condividono gli stessi valori, gli stessi linguaggi, gli stessi ideali, gli stessi interessi e gli stessi luoghi. Crediamo invece che organizzare, oggi, voglia dire mettere in connessione le diversità: culturali, etniche, linguistiche. Inventare la forma della convivenza in un mondo e in una società in cui quello che era distante e separato tende a convergere e intrecciarsi. L’organizzazione politica dovrebbe essere il grande laboratorio in cui si inventano e si forgiano i nuovi linguaggi di un dialetto universale in grado di superare la separatezza Una politica che sappia emanciparsi dalla coppia schmittiana “amico-nemico”. Che sappia trovare la propria “essenza” non nell’esclusione reciproca (e nel conflitto tra identità chiuse e separate) ma nell’inclusione e nella contaminazione-connessione-ibridazione tra identità. Una serie di regole semplici e condivise che in questi anni sono diventate patrimonio comune determineranno il comportamento del nuovo soggetto nelle istituzioni e fuori di esse. Adozione di un codice etico e dunque politico nella ricerca e accettazione dei finanziamenti, rifiuto della gestione clientelare di risorse e consulenze, primarie per la selezione dei candidati o assemblee partecipate nei piccoli comuni, limiti e vincoli di mandato, rotazione negli incarichi di direzione, trasparenza nell’uso delle risorse. La vita interna del nuovo soggetto si baserà anch’essa su alcune semplici regole di base: prendere le decisioni ricercando in modo prioritario il massimo consenso possibile; quando occorre procedere al voto con il sistema “una testa un voto”, unire il rispetto delle decisioni maggioritarie con la salvaguardia dei diritti delle minoranze, possibilità per tutti di votare in modo regolare e segreto. Nelle riunioni del nuovo soggetto, considerazioni di genere devono assumere un posto di massima importanza: nessuna tolleranza per i soliti maschi accentratori. Tempi stretti di intervento, ascoltare ciascuno/a e fare in modo che ciascuno/a parli, report tempestivi delle riunioni. La chiave della vita interna dovrebbe essere la prevenzione insieme all’invenzione: prevenzione di tutte quelle forme di burocratizzazione e di oligarchia che hanno sempre caratterizzato i partiti socialdemocratici (per non parlare di quelli democristiani), un’invenzione che si nutre di una partecipazione dal basso sempre più formata politicamente: negli ultimi anni, tante delle persone coinvolte nelle campagne referendarie e in mobilitazioni simili si sono informate, studiando, sostituendosi così ai partiti nelle proposte di nuove politiche. La formazione, ormai assente nelle strutture partitiche (con gravi danni non solo a livello nazionale, ma anche nelle amministrazioni locali, con politici sempre più ignoranti) è un terreno su cui ritornare a impegnarsi. Più estesa la scala, più arduo diventa il nostro compito. In ogni caso la nuova democrazia deve camminare mano in mano con l’efficacia. Oltre al come si decide, diventa importante come si funziona. E’ del tutto inutile rimpiazzare la repubblica delle banane o quella dei “tecnici” con una delle chiacchiere. Lavoriamo per stemperare, rendendolo dinamico, il confine fra le persone che partecipano a campagne e gli iscritti. Pensiamo ad allargare il potere decisionale a tutti, attraverso consultazioni vincolanti tramite voto referendario e primarie, per la materia elettorale e non solo."

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" IL NUOVO SPAZIO PUBBLICO DELLA DEMOCRAZIA "

"A metà dell’Ottocento John Stuart Mill era convinto che il nuovo sistema rappresentativo garantisse a ‘tutte le voci ‘ del Regno di farsi sentire nel parlamento. La storia gli ha dato torto. Anche in virtù della deriva maggioritaria, i parlamenti si sono sempre più allontanati dal paese reale, e sempre più i parlamentari rappresentano, in primo luogo, se stessi. La democrazia rappresentativa ha bisogno, dunque, sia di una sua riforma interna in senso proporzionale, sia di essere arricchita da nuove forme di democrazia partecipativa. Ciò che vale per il sistema politico nazionale è ancora più vero per i partiti in cui la democrazia ha sempre fatto fatica ad imporsi. La teoria che sottende ai cambiamenti deve essere resa esplicita: il sistema rappresentativo è l’unico che garantisce la partecipazione di tutti i cittadini in condizioni di voto segreto. Esso gioca di conseguenza un ruolo insostituibile. Ma per affrontare l’attuale crisi deve essere associato alla democrazia partecipativa E il punto cruciale riguardante il rapporto tra i due risiede nel fatto che l’attività costante della partecipazione alimenta e garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza e la qualità della politica pubblica. In altre parole è emersa in questi ultimi anni una domanda esplicita di rottura che ha al suo centro una nuova percezione dello spazio pubblico, che non può essere ridotto né all’attività, sempre più degradata, dei partiti, né ai codici di per sé privatistici, del “mercato”. Tra i cittadini è cresciuto il desiderio di riappropriarsi di ciò che è comune, non solo beni ma anche processi. La democrazia si allarga e diventa più inclusiva: delle nuove forme di partecipazione dei cittadini, della gestione dei beni comuni, della società civile che interagisce, in piena autonomia, con una sfera politica che si apre alla cittadinanza invece di chiudersi come un riccio. Processi di questo tipo cambierebbero in positivo anche il delicato rapporto tra privato e pubblico. Nei decenni del neoliberismo abbiamo assistito al trionfo del privato, declinato in vari modi: consumismo, chiusura nell’interesse personale, familismo, evasione fiscale; ma anche, sul versante opposto, solitudine, frammentazione, esclusione. Sarebbe ora di riattivare e riapplicare quella rivoluzionaria intuizione del movimento delle donne degli anni ’60 e ’70: ‘il personale è politico’. Le persone, uomini e donne, devono riflettere sul loro ‘privato’ – i loro valori, consumi, strategie individuali e familiari. Questa riflessione ha rilevanza per lo spazio pubblico di più grande emergenza – l’ambiente. Una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni richiede una trasformazione qualitativa e relazionale del rapporto tra spazi pubblici e privati, così da perseguire la giustizia ambientale e sociale. I destini del pianeta non possono essere affidati esclusivamente ad interessi individualistici, guidati dal tasso di profitto a breve termine e dalla negazione della dignità del lavoro. In coerenza con una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni, occorre invece coniugare i doveri e i diritti, per costruire relazioni equilibrate per l’insieme della collettività. Troppe volte la ‘partecipazione’, come viene praticata dai partiti ansiosi di dimostrare la loro disponibilità e la loro ‘modernità’, ha assunto il volto dello ‘sfogatoio’, con assemblee caratterizzate da un confusionismo generale. Occorre invece uscire da questa mistificazione della sovranità popolare, e allo stesso tempo destrutturare una sovranità popolare totalmente fondata sulla delega. Occorre trasformare il livello prepolitico della partecipazione in diritto alla democrazia. Possiamo infatti mutuare i principi della Convenzione europea di Aarhus – legge dello Stato a partire dal 2001. La Convenzione, attraverso l’istituto della partecipazione, riduce la discrezionalità delle scelte politico-amministrative, obbligando le istituzioni a prendere in considerazione le istanze partecipative e ad argomentare in maniera più circostanziata le proprie decisioni. In questo senso il Laboratorio Napoli “Per una Costituente dei beni comuni” prevede sedici consulte divise per macro-aree che si interfacciano con i singoli assessorati attraverso il ruolo dei facilitatori. L’informazione deve costituire il presupposto per una reale partecipazione. Il processo partecipativo è normato e calendarizzato, la sua violazione può determinare l’annullamento degli atti amministrativi. Ciò rende certo il processo evitando forme fasulle e confusionarie della partecipazione, ponendosi come un esempio del necessario connubio tra rappresentanza e partecipazione. Un altro esempio di partecipazione, disegnato per la consultazione di un grande numero di cittadini, è il referendum on line che, preceduto dalla necessaria dispensa di informazione bi-partisan, può portare alle decisioni in tempi rapidissimi. Un altro ancora viene chiamato PARTY (partecipazione attiva riunendo tavoli interagenti). E’ un metodo ispirato a due fra i più diffusi (Town meeting e Open Space Technology), che permette di discutere e decidere insieme sia su questioni locali che nazionali. Un’assemblea, ad esempio, viene divisa in tavoli di dieci-quindici persone ciascuno. I/le partecipanti, che possono non conoscersi affatto, affrontano i temi a loro sottoposti. Per ogni tavolo si sceglie una persona per facilitare il dibattito, un’altra per prendere appunti. Dopo una lunga e informata discussione in un arco di tempo prestabilito, ogni tavolo cerca di esprimere nel report un’opinione collettiva che può anche comprendere proposte diverse. Alla fine, una sintesi di tutto il lavoro svolto viene presentato alla plenaria. L’interazione tra chi partecipa ai tavoli e la possibilità di essere praticata a costi contenuti e con un uso ottimale delle tecnologie informatiche, costituiscono un pregio particolare di questo tipo di democrazia partecipativa. Di tutte le forme di democrazia partecipativa, quella iniziata nella città di Porto Alegre in Brasile rimane una delle più convincenti, e per tre ragioni principali: la prima perché la partecipazione è calendarizzata, con un forte senso di continuità temporale durante l’anno, non limitata a una singola occasione. La seconda perché prevede un gran numero di luoghi e livelli di partecipazione, dagli incontri di strada (street meeting) di gennaio al Consiglio di bilancio in settembre, alla solenne adozione del bilancio partecipativo da parte del consiglio municipale e del sindaco a fine anno. E la terza perché è un processo, non un momento, che contribuisce così alla formazione di un prezioso capitale per qualsiasi democrazia – gruppi crescenti di cittadini informati, attivi e con idee chiare su che cosa costituisce una cultura democratica. Dobbiamo trovare, declinando in più di un modo la democrazia partecipativa, la forza per portare avanti una vera rivoluzione culturale fatta di trasparenza e responsabilità."

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" DIFFONDERE IL POTERE, NON CONCENTRARLO "

"Oggi le decisioni sono sempre prese altrove – non a livello comunale ma regionale, non nel parlamento romano ma a Bruxelles, non a Bruxelles ma a Francoforte, non alla BCE ma dai ‘mercati’, strane creature che vivono solo di giorno ma che decidono tutto lo stesso, sia per il giorno che per la notte. Il nostro compito è di frenare per quanto possiamo questa fuga decisionale verso l’alto, l’inspiegabile e l’astratto. Bisogna innescare un processo opposto che destituisca, decostruisca, ceda, decentri, abbassi, distribuisca, diffonda il potere. Bisogna riaffermare la validità della dimensione territoriale locale (ma non’ localistica’), espandendo tutti quegli spazi in cui il governo e il cittadino sono vicini l’uno all’altro. Il comune è uno di questi. Carlo Cattaneo, una delle più belle ed inascoltate voci del nostro Risorgimento, nel 1864 descrisse il comune come ‘la nazione nel più intimo asilo della sua libertà’. E aggiunse, con un pizzico di amarezza: ‘pare che fuori di codesto modo di governo la nostra nazione non sappia operare cose grandi’. Ridare spazio e poteri ai comuni, e metterli in contatto tra di loro sarebbe già in sé una ‘cosa grande’. La Rete dei comuni per i beni comuni punta in questa direzione, verso una valorizzazione profonda dei beni comuni e dei diritti fondamentali ad essi collegati. E punta anche ad agire dal basso verso l’alto, costituendo una sede congeniale per proposte da sottoporre alla Commissione Europea ai sensi del Trattato di Lisbona e del reg. UE n.211/2001. Si pensi, per esempio, al progetto di una ‘Carta Europea dei Beni Comuni’, così come deliberato dal Comune di Napoli, mediante la quale inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell’Unione e fronteggiare la dimensione puramente mercantile (market oriented) del diritto comunitario. In questo modo il potere locale riesce ad aggregarsi, a contare a livello nazionale, a diventare forza anche transnazionale ma sempre quale attuazione di un indirizzo politico espresso dal basso e soprattutto dalla cittadinanza attiva. Non basta. Il comune è un’istituzione costituzionale, non un’aggregazione di una certa tendenza politica. Un soggetto politico nuovo dovrebbe impegnarsi su tanti terreni, sia dentro le istituzioni che fuori, cercando sempre di coniugare fra di loro livelli diversi della democrazia: quella rappresentativa, quella partecipativa e quella di prossimità. In prima istanza esso dovrebbe interagire con le forze e movimenti della società civile. Essi agiscono per una grande varietà di motivi – in nome dell’ambiente, in difesa dei diritti dei lavoratori, per la legalità e contro la criminalità organizzata, per la dignità e la parità delle donne – in un mondo (e un mondo di lavoro) ancora profondamente patriarcali. Nel rapporto tra i generi l’eguaglianza non può limitarsi alle “pari opportunità” cioè ad accomodamenti (pur necessari) dentro un sistema che resta immutabile, ma diviene un processo in grado di sovvertire l’esistente. Chi vive una situazione di ineguaglianza non può limitarsi a voler essere uguale a chi si ritiene superiore o più potente, al contrario aspira al superamento dei vecchi modelli. Tutte queste istanze della società civile sottolineano giustamente la loro specificità e autonomia; molte insistono anche sull’informalità e spontaneità delle loro strutture. Ma allo stesso tempo tutte hanno un bisogno disperato di connettersi fra loro e con le sedi decisionali, di presentare i loro punti di vista nelle istituzioni e di riformare quelle istituzioni stesse. Si cerca un nuovo tipo di relazione politica: che forma potrebbe mai assumere una volta che ci si rende conto dell’inadeguatezza del sistema attuale della rappresentanza?"

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" NON C'E' PIÙ' TEMPO "

"Oggi in Italia meno del 4% degli elettori si dichiarano soddisfatti dei partiti politici come si sono configurati nel loro paese. Questo profondo disincanto non è solo italiano. In tutto il mondo della democrazia rappresentativa i partiti politici sono guardati con crescente sfiducia, disprezzo, perfino rabbia. Al cuore della nostra democrazia si è aperto un buco nero, una sfera separata, abitata da professionisti in gran parte maschi, organizzata dalle élite di partito, protetta dal linguaggio tecnico e dalla prassi burocratica degli amministratori e, in vastissima misura, impermeabile alla generalità del pubblico. È crescente l’ impressione che i nostri rappresentanti rappresentino solo se stessi, i loro interessi, i loro amici e parenti. Quasi fossimo tornati al Settecento inglese, quando il sistema politico si è guadagnato l’epiteto di ‘Old Corruption’. In reazione a tutto questo è maturata da tempo, anche troppo, la necessità di una politica radicalmente diversa. Bisogna riscrivere le regole della democrazia, aprirne le porte, abolire la concentrazione del potere ed i privilegi dei rappresentanti, cambiarne le istituzioni. E allo stesso tempo bisogna inventare un soggetto nuovo che sia in grado di esprimersi con forza nella sfera pubblica e di raccogliere questo bisogno di una nuova partenza. I due livelli – la democratizzazione della vita pubblica del paese e la fondazione, anche a livello europeo, di un soggetto collettivo nuovo, si intersecano e ci accompagnano in tutto il manifesto. Le nostre sono grandi ambizioni ma siamo stanchi delle clientele che imperversano, dell’appiattimento della politica su un modello unico, delle partenze che non partono. E poi, con la destra estrema che alza la testa in tutta l’Europa, si fa sempre più pressante lo stimolo ad agire, a non lasciare una massa di persone in balia alle menzogne populiste. Oggi la sfera separata della politica in Italia, ‘il palazzo’ per intenderci, non rappresenta affatto parti intere del paese: le persone giovani, specialmente del Sud e donne, che non trovano sbocco ai loro sogni e ai loro percorsi educativi; le operaie e gli operai, che vedono giorno dopo giorno minacciati i loro diritti dentro la fabbrica, le commesse e i commessi intrappolati nella catena della distribuzione, i ceti medi del pubblico impiego, quelli della scuola, della sanità, dell’ amministrazione pubblica, che in questi anni sono stati tartassati e disprezzati; i giovani precari, spesso super-qualificati, vittime di una flessibilità selvaggia neoliberista inizialmente introdotta dal centro-sinistra che ha tolto loro dignità e futuro, la rete dei microproduttori e del cosiddetto lavoro autonomo di seconda generazione entrata in crisi con la recessione. Tutti questi elementi possono mobilitarsi nella società per poi trovare nel palazzo solo un muro di gomma o un ascolto distratto. E’ ora di spezzare questi meccanismi perversi. Al loro posto proponiamo un nuovo percorso in cui i cittadini riescano ad appropriarsi, attraverso processi democratici diversi, del potere di contare e di decidere. La ‘poesia pubblica’, per utilizzare la frase del poeta americano Walt Whitman, deve entrare nella storia della Repubblica. E lo farà quando un gruppo sempre più grande di cittadini (donne ed uomini) qualificati, informati e attivi decideranno di farne la loro bandiera."

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lunedì 13 settembre 2010

" Gesta eroiche? Speriamo di no! "

E' morto un uomo! Lo hanno ucciso!! Era un eroe?
Era un'istituzione, un uomo del popolo... hanno assassinato un pezzo del nostro Stato, una comunità, la democrazia di un territorio!!!

Mi tornano alla mente ricordi sbiaditi, di adolescenza... di chiacchiere tra amici, sguardi nascosti e saluti forzati... sembra un secolo ed invece... rieccoli...

...compro il solito fumetto, dalla solita giornalaia, con la solita tranquillità... e all'improvviso degli spari, poi il silenzio... ed il caos!!! Quell'uomo era appena uscito dallo stesso negozio, aveva fatto pochi passi... lo attendevano e lo hanno freddato... all'incrocio!

...davanti al solito bar guardavamo il solito passeggio. All'incrocio un Ape Piaggio (nu'trerrote!) che solitamente girovagava tra i vari caseifici, allora parecchio presenti, per raccogliere latte, siero... un uomo vi corre intorno e prova a ripararsi, spari, urla... un uomo morto...all'incrocio!

Potrei andare avanti a ricordare tanti piccoli accadimenti, tutti vissuti con una certa "tranquillità", con una buona dose di "rassegnazione"...

CRIMINALITA'! Pronti a tutto, quando manca la politica e quando manca l'economia!!!
Perchè politica è gestire le relazioni tra gli individui, curare gli interessi della collettività senza aggredire il singolo... riuscire a far crescere l'integrazione, la cultura, l'economia.

In quell'incrocio, quello di Bellizzi, alcuni han visto una possibilità di crescita, hanno iniziato un percorso che è divenuto comunità, città, autonomia. Altri hanno sfruttato la posizione geografica, lo snodo d'interessi, hanno generato paura, conflitti, dipendenze.

L'odierna rappresentazione dei fatti non è molto lontana da quei giorni. Ogni riferimento non è casuale, soprattutto non è immaginario! Una nazione allo sbando, senza politica e senza economia, con un crescente livello di guardia in merito alla criminalità, di strada e di palazzo!

Angelo VASSALLO è morto una settimana fa... ma cosa si può fare?
Non bisogna mollare, certo... ma cioè?!? Il vicesindaco quanto potrà (...e dovrà!!!) combattere?? Chi ha l'obbligo d'intervenire in modo diretto e proporzionale all'offesa subita???

Io avrei un'idea. Bella ed imponente: eleggiamo sindaco di Pollica il "nostro" DeLuca!
La città di Salerno non disdegnerà... e sicuramente saprà scegliere un altro uomo di pari valore. Servirà a mostrare i denti e smettere di abbaiare... un gesto impossibile da confondere, chiaro... come l'avvertimento da "noi" ricevuto coi nove colpi!
Un'altra scelta? Di partito, perchè no? Il Sen.Andria, l'On.Valiante, l'On.Cuomo, l'On.Vaccaro...!? Quanti nomi potremmo fare...??? Tutti papabili, pieni d'esperienza. Potrebbero darsi alla politica con un pathos diverso, costruttivo ed istruttivo.
Tanti ex del territorio (Carpinelli o Conte?) e non: Veltroni? D'Alema? Bassolino? Franceschini?

ABBIAMO BISOGNO DI UN GESTO! Anzi... di gesta nuove!!!
Uomini di buona volontà politica, coraggio, è il momento d'impegnarsi seriamente!