In Cina ogni anno almeno 150 milioni di elettrodomestici vanno in discarica. Sono gli scarti del crescente benessere nazionale uniti alle vecchie carcasse dei paesi “sviluppati” che, via mare, “smaltiscono” qui oltre il 70% della loro MONNEZZA elettronica.
Soltanto il 10% di tutto questo marciume viene riciclato, la restante parte alimenta gli affari di almeno dieci milioni di “raccoglitori” clandestini che acquistano MONNEZZA all’ingrosso, quando possono la riparano, per rivenderla nelle campagne, o provano, smontandola, ad estrarre oro e rame dai vari circuiti interni.
Una prova, quella dei tanti nuovi improvvisati tecnici cinesi, molto pericolosa ed altamente inquinante che spesso contamina le acque con quantità incredibili di mercurio e di piombo, fino al 200% in più dei livelli considerati nocivi.
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L'India nel 2007 ha prodotto ben 330mila tonnellate di MONNEZZA da computer, televisioni, telefoni cellulari, materiali elettrici ed elettronici in disuso.
Nel 2011, secondo le previsioni, raggiungerà quasi le 500mila tonnellate annue.
Oltre alle tonnellate "ufficiali", in India, ne entrerebbero anche altre 50mila illegalmente importate nel paese.
Di tutta sta MONNEZZA solo circa 19mila tonnellate, a causa delle poche e carenti strutture per le operazioni, sono riciclabili.
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Una gigantesca isola di MONNEZZA, grossa due volte il Texas (cioè più di due volte l'Italia o almeno 50 volte la Campania…), si sta formando dagli anni '50 nel Pacifico. Il “Great Pacific Garbage Patch” si compatta a causa di una corrente circolare proprio in mezzo al Pacifico, fra Guadalupe ed il Giappone. Ha ormai raggiunto i tre milioni e mezzo di tonnellate in una zona molto poco frequentata dai pescherecci. Ha iniziato a raccogliere e concentrare la spazzatura di tutto il mondo.
La MONNEZZ’ISLAND misura 2.500 chilometri di diametro ed è formata per l'80% da plastica, le sue dimensioni diventano dieci volte più grandi ad ogni decade.
Nessun paese vuole assumersi la responsabilità (!?!) della sua pulizia e l'unica soluzione sembrerebbe essere lo stop incondizionato alla produzione di plastica non biodegradabile.
Purtroppo la plastica è da sempre una minaccia per gli oceani. Le microscopiche particelle (da uno a cinque millimetri di diametro) che si staccano dai rifiuti di plastica, sono il principale ricettacolo di una serie di inquinanti letali per l'oceano, soprattutto organici, come il fenantrene. Queste particelle sono assimilate in grande quantità da alcuni microrganismi marini alla base della catena alimentare: pochi milionesimi di grammo, di queste particelle contaminate, aumentano dell'80% la quantità di fenantrene nei microrganismi. Questa si accumula, in quantità sempre maggiori, man mano che si risale nella catena.
...e chi c'è in cima alla catenella???
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