giovedì 31 dicembre 2009

" ...e così finì!!! "


"La sua vita a spasso di stagioni era andata col mondo.

Se l'era guadagnata molte volte, ma non era roba sua.

Era da restituire, sgualcita dopo averla usata.

Che creditore di manica larga era quello che gliela aveva prestata fresca e se la riprendeva usata, da buttare."

da Il peso della farfalla di Erri DE LUCA

martedì 22 dicembre 2009

" A Silvio " autore ignoto

" Signor Presidente,
Lei si è chiesto ed ha chiesto ai suoi più stretti collaboratori: "perchè mi odiano?"
Io sono un signor nessuno, uno dei sessanta milioni di italiani senza volto e senza nome, buoni solo per comparire come unità statistiche nelle rilevazioni demografiche. Comunque, visto che lei ha fatto una domanda, per quello che conta il mio parere, vorrei risponderle.
Io sono tra quelli che la odiano, nel senso che non la amano. Intendiamoci: trovo l'odio un sentimento disdicevole. Ho ricevuto un'educazione cristiana, sebbene l'abbia rinnegata; però certi valori mi sono rimasti dentro. Nella mia vita ho cercato di essere sempre dalla parte dei deboli e di trovare mille attenuanti per chi ha sbagliato. Eppure nei suoi confronti provo un "non amore" irrefrenabile.

Stia tranquillo: sono un uomo di pace, faccio fatica anche ad ammazzare le mosche. Il mio odio non si tradurrà in altro che in un desolato isolamento. Scuoto la testa e da lei traggo insegnamento, per me e per i miei figli, di quanto non sia esempio da imitare.

Lei non conosce me, ma io conosco lei, dai tempi in cui ella era un oscuro costruttore edile quando, sindaco Carlo Sangalli (ora Presidente della Camera di Commercio di Milano) fondò l'Edilnord e iniziò a costruire a Brugherio. Ricordo le sue liti con la civica amministrazione di quella città per gli abusi edilizi e come, già allora, avesse il vezzo di ottenere con la prepotenza quello che non avrebbe potuto ottenere secondo la legge.

Poi l'ho seguita nella sua avventura con Telealtomilanese e ancora con l'avvio delle Sue reti televisive. Ricordo la legge Mammì, ricordo Craxi (che ho conosciuto di persona) e gli indebiti favori che ella ha ricevuto e ricambiato con sostanziose tangenti.

La conosco, Signor Presidente: abito a cento metri in linea d'aria dagli studi di Mediaset ed a un chilometro da Milano Due, che ella ha costruito. Non parlo per "sentito dire" ma perchè ho testimonianza diretta di quello che Ella è. Devo dire che la Sua, non fosse una figura moralmente indecente, sarebbe da ammirare per la genialità: non ha sbagliato nulla. E' partito con una piccola impresa, a debiti e con finanziamenti di cui lei non ha mai bene rendicontato ed ha costruito un impero, con fredda logica e con assoluta lungimiranza.

Lei dice che è entrato in politica nel 1994; non è vero. Lei ha preparato il terreno molto, molto prima. Lo ha fatto comprando il Milan, con le sue televisioni. Più che merci lei ha comprato coscienze. Lei ha compreso molto bene cosa sia il marketing e quali siano le tecniche di vendita. Non fa mai nulla che non abbia un riscontro positivo nei sondaggi. Per lei non ha valore morale quello che fa: ella non è il "Principe"; ha un disegno preciso, che coincide col suo interesse personale. Però ha capito molto bene che, per avere consenso, deve azionare delle "leve", che corrispondono ai processi di immedesimazione di emulazione. Lei ha trasformato un perdente in un vincitore, un debole in un forte, un povero in un ricco; e questo è il suo autentico miracolo. Tutto nella finzione, ovviamente. Però, e anche questo è un Suo "merito", Lei ha saputo rendere labile il confine tra realtà e finzione.

Lei è "nudo", come quel famoso Re; eppure lo stuolo di cortigiani e di folle osannanti che la seguono sono pronti a giurare che ella sia bello, invincibile, munifico.

Dal Principe di Machiavelli ha sicuramente imparato una cosa: il fine giustifica i mezzi; ecco perchè non è mai andato per il sottile. Per lei Lo Stato è un'azienda, la cultura un optional, la povertà un "inconveniente" come arditamente l'ha definita.

Lei ha capito bene, come il Mefistofele che "la moneta cattiva scaccia quella buona" e, più ancora, che se getta a terra una manciata di monete la gente si accapiglierà per raccoglierle.

Lei, da perfetto populista, si appella al popolo perchè ratifichi le sue scelte. Ma cos'è il popolo, chi è il popolo? E' forse un monolite che, unum corde, prende decisioni all'unisono? No, lei lo sa benissimo, perchè è contornato da statistici, che il popolo non esiste se non come somma di tante unità che compongono l'insieme. Lei sa che si compone e si scompone in continuazione e perciò ha bisogno di suggestioni in cui riconoscersi.
Il popolo è:
* quello che pochi giorni prima gridava " Osanna al figlio di David" e poco dopo urlava a Pilato: "Libera Barabba"
* quello che sotto il balcone di Palazzo Venezia urlava in delirio per il Duce che annunciava la dichiarazione di guerra alla Francia e dopo vent'anni sputacchiava il cadavere del duce nella polvere, prima che fosse appeso a un distributore di benzina
* quello che al nord odia i "terroni" e al sud odia i "polentoni"
* quello che si divide negli stadi, che si divide su tutto, che perde le staffe quando è in coda, quello che cerca di non pagare le tasse e, potendo, porta i denari all'estero

Lei ha saputo trarre il peggio da questo popolo e ha fatto leva sui suoi peggiori istinti.
Ha contribuito grandemente ad affossare la nostra cultura a fare di questo paese, una volta perla della civiltà, patria della pittura, della scultura, della musica, un paese a rimorchio della peggiore cultura altrui. Le soap opera, i programmi violenti e dozzinali che le sue televisioni somministrano al popolo, hanno contribuito grandemente a distruggere quel patrimonio di saperi che hanno fatto dell'Italia uno dei paesi più ammirati nella storia della civiltà.

Lei ci ha lasciato il cafonal, l'idea che bisogna a tutti costi primeggiare, essere vincenti.
Ha convinto i poveri e gli stolti che la fortuna può "baciare tutti" e che i cieli siano sempre azzurri: basta solo essere ottimisti.
Ha definito la politica un teatrino, cancellando, con questo giudizio, secoli di civiltà ereditati dall'ellenismo, dal continuo interrogarsi dell'uomo sulla società, sui suoi poteri e limiti in rapporto ai diritti dell'individuo.
Si è preso burla della civiltà giuridica, ha definito i giudici "persone mentalmente disturbate".
Ha spiegato a milioni di italiani che è meglio "avere" che "essere".
Ha insegnato che non serve rispettare le regole, anzi: se queste non corrispondono ai tuoi personali disegni fai in modo di cambiarle.
La Casa di tutti l'ha trasformata nella casa dei vincitori, a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo, anche quello della indecenza.
Ha insegnato agli italiani che la corruzione, il rampantismo, lo sgomitare per farsi largo sono la via giusta per affermarsi e che il diritto e la ragione sono solo armi per i deboli. Vae victis.

Ecco perchè non la amo signor Presidente, perchè lei è l'opposto di tutti quei valori in cui credo, che sono l'onestà, la sussidiarietà, la solidarietà, l'altruismo, la compassione, la valorizzazione dei saperi, delle bellezze naturali e artistiche di questo grande e meraviglioso paese.

Non credo nel demonio Signor Presidente, ma se esistesse avrebbe il suo volto.

Detto questo provo pena per lei che è stato colpito nel fisico da un atto sconsiderato.
Io, da perfetta nullità, ho solo un'arma per poterLa colpire: il voto.
Purtroppo subirò il suo potere, indifeso come sono d'innanzi alla sua forza devastatrice. Ma me lo consenta: di quello che lei fa, non c'è nulla di fatto in nome mio.

Con disistima,
lettera firmata "

lunedì 21 dicembre 2009

" Liberi di stampare!? "


...e certamente! Massima libertà di stampa, sempre... ma di stampare cosa? Quello che si pensa?! Quello che si ascolta, che ci viene detto... giusto???

Non fatemi pensare di dare ragione a donSilvio quando parla di cattiva informazione, vi prego!

Un giornalista, dal post qui sotto, mi ha chiesto di utilizzare qualcosina per dar fiato ad un parere discordante in merito all'iniziativa comunale. Ho acconsentito, come ovvio per chi scrive, come me, su di un blog pubblico... ed il risultato è stato avvilente.
L'informazione non dovrebbe essere "il cane da guardia del potere"? Quindi attivarsi, in modo disinteressato, per rendere partecipe l'opinione pubblica riguardo a cose, persone, luoghi e fatti? Ed i giovani, almeno quelli socialmente attivi, potrebbero iniziare a ragionare in maniera nuova, partecipata e libera?
Niente di tutto questo... :(

Stamattina, in edicola, a pagina 10 del quotidiano "la Città" un articoletto a carattere locale: BELLIZZI - "Notte Bianca", Granato attacca D'Auria - a firma d.l.m.
Vi risparmio tutto il testo, vi riporto solo le palesi aggiunte a carattere istigatorio: "E' stato un flop." "...perchè sappiamo bene dove ha la sua attività l'assessore." "...organizzare il tutto con la collaborazione dei commercianti e non imponendo le cose."

Ecco, tutto ad hoc! Ottimo per provare a montare un caso, uno scambio acceso, un episodio che ravvivi un pò gli animi... peccato, però, che in Rete è ben visibile la, già citata, versione originale. Provate a confrontarla... giudicate pure, cosa riuscite a vedere?
Il giornalista (...che s'ha da fare!!!) dapprima applaude a scena aperta, poi intervista l'organizzatore/assessore/delegato ed infine la chicca, un pò di pepe, il sarcasmo posticcio di un rappresentante del coordinamento provinciale mozione Marino (???); il qui presente!
Avrebbe potuto puntare l'indice su tante altre cose: la data, gli orari, la partecipazione, il luogo, il costo, ecc... Invece, tutto sapientemente apparecchiato con facili e stanche considerazioni riempi testo.

...caro Dario Luca Mattia, essere giovani e giornalisti dovrebbe aiutare a superare gli ostacoli del così fan tutti, del tirare a campare, del civismo un tanto al pezzo. Potreste provare a confinare il vecchio mondo dell'arrivismo e del menefreghismo di parte, con un pò d'impegno, con un pizzico di sana incoscienza, con coraggio!

Scrivo al plurale poichè immagino una giovane redazione, libera e convintamente interessata a fare bene e meglio.

Continuiamo a sperare... ;)
P.S.: ...inoltre il delegato al commercio ed al turismo, D'Auria, mi ha anche risposto pubblicamente, su facebook. Probabilmente ha meglio inteso il mio spunto critico.

domenica 20 dicembre 2009

" ...la risposta non si è fatta attendere, bene! "

" Caro Antonio ti rispondo pubblicamente.................!!!!!
Dapprima volevo scriverti in privato,ma vista la tua richiesta di renderla pubblica,non mi sottraggo.
...credo sia più corretto, da amministratore della cosa pubblica...
La mancata partecipazione di tutti i commercianti non è stato un problema, in quanto la Notte Bianca l'ho proiettata sull'animazione,sullo spettacolo e sul divertimento,soprattutto dei bambini e tutto sommato direi che è andata bene,visto che sono rimasti in strada fino all'ultimo.
...fossi in te mi preoccuperei più dei commercianti che dello spettacolo e del divertimento!!! Sei delegato al commercio... e poi fino all'ultimo che intendi? La NOTTE terminava alle 1.30...!?
Inoltre circa 200 persone coraggiose " in quanto ad un certo punto venivano giù fiocchi di neve durante lo show" hanno potuto godere dello spettacolo dei comici in piazza. Bellizzi non è,nè Roma nè Milano, questo lo so, ma quello che manca secondo il mio punto di vista è lo spirito di collaborazione che francamente attraverso alcuni commercianti non ho avuto, vuoi per differenti ideologie politiche vuoi per troppo egocentrismo personale, o semplicemente non amano in assoluto,le iniziative di questo o quello, che in ogni caso, possa rivoluzionare la loro normale routine quotidiana.
...o, più semplicemente, non condividevano il progetto, non lo reputavano adatto... e forse hanno avuto ragione!
Poi consentimi di ricordarti, che questo progetto, è stato sottoposto a valutazione della Provincia di Salerno ed è stato totalmente finanziato da essa.
Non è stato chiesto nemmeno un euro a nessun commerciante e non è stato speso nemmeno un euro da parte dei cittadini di Bellizzi.Quindi francamente,non vedo il problema.
...personalmente guardo ai soldi spesi, in un periodaccio come questo, con una certa attenzione. Che vengano dal comune, dalla provincia o dal mondo... mi cambia poco, il problema resta; non sopporto lo sperpero di danaro, specie se pubblico!
Anzi ti posso dire che, in passato si è spesso sprecato danaro nostro "di noi cittadini di Bellizzi". Ad esempio: delle sagre inutili,la pasta e fagioli, commercianti in festa "via Roma chiusa d'estate la domenica pomeriggio" iniziative che non hanno riscosso successo,ne l'organizzazione ne la presenza del pubblico.

E dov'erano quelle "Papere starnazzanti" che oggi gridano:al lupo al lupo?

L'anno scorso in occasione delle feste Natalizie, nel palazzetto " debbo dirti, visto che c'ero anch'io",congelato del Berlinguer, con Vito e Antonino è stato fatto uno spettacolo dedicato a Toto'..... eravamo 150 persone.E non credo che questo possa influire negativamente sulla professionalità dei 2 nostri attori cittadini o degli organizzatori, che ti ricordo, è stato il Comune di Bellizzi... Uno spettacolo fatto anche, con i soldi nostri. Ma va bene!!!L'importante è averlo fatto!!
Stesso discorso per BMF(Bellizzi music festival) 150 persone in due serate diverse,direi un po sotto le aspettative. (organizzato peraltro ottimamente da Marcella ed Andrea Volpe).
Alle volte, belle manifestazioni non riscuotono il successo che meriterebbero,ma credo che in questi casi citati sopra,non si possa accusare di mancato impegno sia gli organizzatori che gl'interpreti.

Come mai non ti ho sentito parlare l'hanno scorso di questo?A dire il vero nemmeno gli altri, che oggi muovono critiche sterili, ho sentito.
...non cadere nella trappola della politica che retrodata tutto. Fare riferimenti al passato non mi appassiona... Comunque la differenza c'è, e come se c'è! La cultura ha un rischio insito nella crescita sociale, nella capacità di recepire determinati messaggi che, un ente locale, deve comunque sforzarsi di lanciare. Discorso completamente diverso dai fini economico-commerciali...
Ritornando alla manifestazione,ti ricordo che in ogni caso alle ore 8 ieri sera c'erano circa 500 persone che passeggiavano su Via Cuomo."vedi le foto di Mimi' Bianchi" La mia soddisfazione è stata soprattutto nel vedere bambini festanti per strada, salendo di volta in volta sulla carrozza di Babbo Natale, trainata da un bellissimo cavallo. E sono rimasti in mezzo alla strada fino all'ultimo.
Inoltre circa 30 bambini "tra canto e scuola di danza) hanno danzato e cantato in piazza IV Novembre le canzoni di Natale.... alcuni di loro sono stati esilaranti nel farlo vestiti da angioletti.
Gli artisti di strada sono stati impeccabili,la Band è stata di assoluta qualità,i comici altrettanto. ...come sopra!!!
Quindi?Di cosa si parla? Che non sono scese in strada migliaia di persone?
No! Che non si è arrivati ad un accordo tra le parti per la buona riuscita della manifestazione...
Ma per concludere, vorrei chiederti una cosa: come mai ti presti a queste allusioni, visto che fino alla settimana scorsa nessun tuo commento mi è giunto?
Allusioni? ...avrei dovuto commentare prima dell'evento???
Non ho bisogno di una risposta, ma ti invito a proporre un'idea migliore e soprattutto di renderla realizzabile.
...certo, lo farò se dovesse balenarmi qualche idea... tipo quella di fare l'assessore al commercio!!! ;D
P.S. Solo per dovere di cronaca,debbo dirti che la mia idea originale della Notte Bianca era quella di una grande fiera di coinvolgimento commerciale,avrei voluto portare il mercato a via Roma e via Cuomo........e forse oggi, saremmo qua a parlare di tutta un'altra cosa!!!!
...la tua idea? Ed i commercianti? Ne hai discusso?
Ti saluto e resto fiducioso, in attesa delle Tue proposte.
...ora tocca a te, a presto!!! ;)

Alberto D'Auria "
Antonio GRANATO

sabato 19 dicembre 2009

" Nottataccia!!! "



...che peccato, che spreco di buone intenzioni! ;(

Anche la nostra Bellizzi ha avuto la sua NotteBianca... v'è piaciuta? A me... no!
Parecchio sfiduciato dai preamboli e dall'organizzazione, ho fatto comunque un paio di passaggi (h21 - h23) per provare a ricredermi; purtroppo tutto come volevasi dimostrare...

Ricordo i primi passi dell'organizzazione, l'idea portata ad una neonata associazione di commercianti ed artigiani locali che, durante una concitata riunione, decisero di non appoggiare l'evento.
Il caro D'Auria, delegato al commercio, tira dritto per la sua strada... sì, la sua via Cuomo! Decide e prova a coinvolgere, risultato un manifesto/programma imbarazzante: la scelta della data (venerdì!?!?), gli orari (dalle 16.00 alle 1.30!?!?), il luogo (solo via Cuomo e poi piazza DeCurtis!?!?), i commercianti (chi, quanti e dove sono?!?!), le attrazioni (turistiche?!?!) e l'utenza finale!?!?

Quando si immagina di creare un evento, come la NotteBianca, bisognerebbe rendersi conto del contesto nel quale si opera.
Es.: La popolazione bellizzese basterà? Le poche attività commerciali presenti cosa ne pensano? Aderiranno in massa? Dai comuni limitrofi si muoverà qualcuno? Abbiamo pubblicizzato l'evento? Una Notte... può iniziare alle ore 16 di un venerdì di metà dicembre? E può concludersi alle 1,30? E non per strada, tra i negozi, ma in una piazza tra due bar? Shopping a far da traino o musei aperti con teatri e monumenti(!!!)? La spesa varrà l'impresa? ...ed infine, per salvare il salvabile e spingere un pò..., le folle oceaniche, autoctone e non, dei mesi passati a far comizi, frizzi e lazzi, che fine han fatto???

P.S.: Vabbuò... sarà per la prossima volta! Che ci sarà, vero???
P.P.S.: ...mi ero ripromesso di argomentare sull'operato dell'attuale amministrazione dal 2010, non ce l'ho fatta!!! ;)

martedì 15 dicembre 2009

" donSilvio come don Chisciotte!!! "

Cavaliere è cavaliere... errante, nel senso che sbaglia... nemici un pò ovunque, visionario ed ostinato, sempre pronto a difendersi dai torti (???) subiti!!!

Purtroppo non mi capacito in merito all'opportunità di esprimere solidarietà al politico Berlusconi, anche dopo questo brutto scherzo di domenica:



Credo che, moralmente, abbia fatto più male lui all'Italia che chiunque altro, in questi ultimi venti anni... Con quella sua tracotanza, mista ad una forma maniacale di ego, ha reso impossibile un riavvicinamento culturale tra società civile e classe politica dirigente. Un moto, quello della partecipazione attiva, che, nell'immaginario collettivo di fine secolo, era riuscito (donSilvio) ad incarnare prepotentemente.

Diverso il discorso dal lato strettamente umano, come per qualsiasi altro simile in difficoltà... e ve ne sarebbero parecchi messi peggio di donSilvio; anche grazie al suo - non - operato!
Quindi: rimettiti presto, nonnino! ;) E deciditi ad abbandonare... riposati, ne abbiamo proprio bisogno!!!

mercoledì 2 dicembre 2009

" SWITCH-OFF! "



...ero in attesa, aspettavo questa "rivoluzione" del digitale terrestre...

Un pò scettico, certo, poichè credo che il futuro debba essere una tv via cavo, molto on demand... un apparecchio che fonda insieme il web, la comunicazione audiovisiva e l'interattività: radio, computer, telefono e televisione.

Insomma ci sarà ancora da lavorare ma... come inizio proprio niente male!!! ;)

Non ho mai pensato d'abbonarmi ai vari servizi via satellite, mai ceduto alla tentazione dei bei canali monotematici: MARCOPOLO, DISNEY, NATIONAL GEOGRAPICH, ecc... Troppo costosi e poco sfruttati da chi, come me, passa pochissimo tempo incollato alla tv. Incollato, sì! Perchè appartengo a quella rara fascia di attentissimi telespettatori che riescono ad ammalarsi per una parola persa seguendo un interessante dibattito...

Ho addirittura concluso da poco una guerra a colpi di raccomandate per evitare il canone RAI durante il governo di donSilvio, ho perso ed ho pagato... ma da oggi lo pagherò con gioia, meritevole il nuovo e ricchissimo bouquet televisivo!

Ho risintonizzato ed ho così, al momento, ordinato:
RAI1, RAI2, RAI3, RAI4, RAInews24, RAI extra, LA7, RAIstoria, RAIpremium, MTV, RAIscuola, RAIyoyo, RAIgulp, RAIsport, TELEREPORTER, REDTV, TVOGGI, eccetera.

Non c'è ancora traccia di trasmissioni mediaset: ottimo, magari!!! ;D

Confido nel regalo di Natale (...ma anche di Capodanno, dell'Epifania e/o di qualsiasi altro accadimento...), chissà ch'io non debba festeggiare degnamente la "dipartita" di donSilvio, speriamo!!! ;)

lunedì 30 novembre 2009

" ...ai nostri figli? Senza alcuna alternativa? "

"Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre"

Pier Luigi CELLI
(ex direttore generale della Rai, attualmente direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli)

venerdì 23 ottobre 2009

" ...il Presente... "

" Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!

E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà che oggi sono elencate e riaffermate solennemente erano sistematicamente disconosciute. Ed è naturale che negli articoli della Costituzione ci siano ancora echi di questo risentimento e ci sia una polemica contro il regime caduto e l’impegno di non far risorgere questo regime, di non far ripetere e permettere ancora quegli stessi oltraggi. Per questo nella nostra Costituzione ci sono diverse norme che parlano espressamente, vietandone la ricostituzione, del partito fascista. Ma nella nostra Costituzione c’è qualcosa di più, questo soprattutto i giovani devono comprendere.
...c’è una parte della Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società. Perché quando l’articolo vi dice << E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana >>, riconosce con ciò che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto, e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione! Un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.

Ma non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria perché, nel linguaggio comune, s’intende qualche cosa che sovverte violentemente. Ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, esse siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche e dall’impossibilità per molti cittadini d’essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica potrebbe anch’essa contribuire al progresso della società.

Quindi polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.

Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani. E’ un po’ una malattia dei giovani, l’indifferentismo. << La politica è una brutta cosa >>. << Che me ne importa della politica?>>.

Quando sento pronunciare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due migranti, due contadini che attraversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime. Il piroscafo oscillava e allora quando il contadino, impaurito, domanda ad un marinaio: << Ma siamo in pericolo? >> e quello dice: << Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda >>. Allora lui corre nella stiva, va a svegliare il compagno e grida: << Beppe, Beppe, Beppe! >>. - <>. - << Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda! >>. E quello: << Che me ne importa, non è mica mio! >>

Questo è l’indifferentismo alla politica: è così bello, è così comodo, la libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica. Lo so anch’io. Il mondo è bello, vi sono tante belle cose da vedere e godere oltre che occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa.

Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso d’asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso d’angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso d’angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica.

La Costituzione, vedete, è l’affermazione, scritta in questi articoli che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune: ché, se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento.

E’ la carta della propria libertà, la carta, per ciascuno di noi, della propria dignità d’uomo.

Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946. Questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, per la prima volta andò a votare, dopo un periodo d’orrori, di caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi.

Io ero, ricordo, a Firenze. Lo stesso è capitato qui: queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta, lieta perché aveva la sensazione di aver ritrovato la propria dignità: questo dare il voto, questo portare la propria opinione, per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi della nostre sorti, delle sorti del nostro paese.

Quindi voi, giovani, alla Costituzione dovette dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendervi conto che ognuno di noi non è solo, che siamo in più, che siamo parte anche di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo.

Ora, vedete, io non ho altro da dirvi: in questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie; essi sono tutti sfociati qui in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli si sentono delle voci lontane. "

Piero Calamandrei ai giovani studenti milanesi, 1955

giovedì 22 ottobre 2009

" Ho bisogno di te! "

...in giro per le nostre strade, tra Capaccio, Eboli, Battipaglia, Bellizzi, Montecorvino Rovella, Pugliano, Pontecagnano... state osservando un manifesto, verde. Scritto fitto fitto, come non si usa fare per i proclami e gli incitamenti... ed è, appunto, un messaggio d'aiuto. Contro il nostro becero modo di fare, vivere e considerare la Politica!
Ve lo riporto:

HO BISOGNO DI TE!

…perché ancora credi nella politica degli elettori e non degli eletti, perché continui a sperare di poter lasciare una società più giusta, più libera e partecipata.
Poiché immagini di non essere l’unico a rabbrividire quando i privilegiati son sempre gli stessi, i problemi irrisolti son sempre di più ed il potere di pochi logora tutti.
Per tutte le volte che hai vissuto male questo nostro tempo, giorni a domandarti “perché ‘sto futuro tarda così tanto ad intervenire?”; ancora col nucleare, i problemi ambientali, la spazzatura, il disagio sociale, la crisi economica, le guerre globali…
E sempre gli stessi attori, i nostri nazionali! Loro non danno più senso al ruolo che occupano, ormai non è più passione ma solo mestiere, decisi a non mollare per evitare di dover faticare…
E tutti quei tanto cari sottoposti che, non potendo obiettare, si limitano a collaborare, evitando di delegittimare l’operato del capo, che tanto il meccanismo è ben oliato e non v’è pericolo di rimanervi incastrato…
Insomma l’invito va fatto ed allargato, portare a votare chiunque abbia un po’ voglia di farsi sentire. Questo PD ha avuto il coraggio di provare ad unire, due anime insieme per uno stesso corpo elettorale. L’esperimento può funzionare, ne sono convinto, non mi demoralizzo.
Tu che riterresti più che opportuno una nuova legge elettorale (maggioritaria con collegi uninominali, garantendo la possibilità di scegliere i propri rappresentanti), il diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia, un contratto unico del lavoro (salario minimo, reddito minimo di solidarietà e formazione continua), un piano energetico sostenibile (uno sviluppo etico nell’interesse delle future generazioni), la regolamentazione delle unioni civili (in linea con le più moderne leggi anglosassoni), massima attenzione per la scuola, la formazione e la ricerca (un piano straordinario per il rilancio dei motori dell’innovazione italiana).
A te che, quindi, basterebbero cinque parole per far funzionare meglio il nostro mondo:
LIBERTA’ - rafforzamento della partecipazione al processo democratico, equilibrio fra poteri dello Stato, governabilità per la maggioranza e garanzie per l’opposizione, informazione libera che risponde ai cittadini, non al potere, senza bavagli anche in rete;
MERITO - valorizzazione delle eccellenze delle imprese e dei cittadini, valutazione e gestione delle università secondo standard internazionali, mercato del lavoro che premia conoscenze e qualità della persona;
APERTURA - mercati liberi da monopoli e corporazioni, difesa di consumatori ed utenti, riforma degli ordini professionali, banda larga gratuita in tutto il paese per superare il digital-divide, parità nell’accesso delle donne a ruoli di responsabilità e guida del Paese;
CORAGGIO - accoglienza, cittadinanza e legalità per una nuova integrazione, laicità per tutelare le scelte di credenti e non credenti, libertà di scelta sui trattamenti sanitari cui sottoporsi, edilizia sociale ed una politica degli affitti a favore dei più giovani;
PROTEZIONE - promozione della sicurezza sul lavoro, nelle città e nei tessuti produttivi più impegno contro la criminalità organizzata, welfare capace di affiancare le persone nella realizzazione delle proprie aspirazioni, garanzia della pena, processo equo e veloce, dignità dei detenuti, tutela dell’ambiente e della salute per migliorare la vita delle comunità.
Quante volte le abbiam sentite queste cose… e quante volte le han ripetute?
Questo è il momento di cambiare rotta, altrimenti ci riuscirà più facile ammutinare.
Io credo che valga la pena rischiare, darsi da fare… continuare a lottare!
Per questo ho bisogno di te!
Antonio GRANATO

mercoledì 21 ottobre 2009

" primarie PD: dove votare? "

...ecco l'elenco dei seggi nel collegio 14: ACERNO, ALBANELLA, ALTAVILLA SILENTINA, BATTIPAGLIA, BELLIZZI, CALVANICO, CAMPAGNA, CAPACCIO, CASTELNUOVO DI CONZA, CASTIGLIONE DEI GENOVESI, COLLIANO, CONTURSI - TERME, EBOLI, FISCIANO, GIFFONI SEI CASALI, GIFFONI VALLE PIANA, LAVIANO, MERCATO SAN SEVERINO, MONTECORVINO PUGLIANO, MONTECORVINO ROVELLA, OLEVANO SUL TUSCIANO, OLIVETO CITRA, PALOMONTE, PONTECAGNANO FAIANO, POSTIGLIONE, SAN CIPRIANO PICENTINO, SAN MANGO PIEMONTE, SANTOMENNA, SERRE, SICIGNANO DEGLI ALBURNI, VALVA.

Acerno - Via Duomo 48
Altavilla Silentina - Casa Comunale Frazione Cerrelli
Battipaglia - via giucciardini 35, centro sociale
- sede di legambiente, via olevano 154
- centro San Luca, SS18
- sede ass.Il PUNTO, via Roma
Bellizzi - Centro Sociale
Campagna - località quadrivio
Capaccio - Biblioteca Comunale Piazza Santini
- Biblioteca Comunale Piazza Santini
Colliano - Casa Comunale
Contursi Terme - Aula Sottostante il Comune P.zza Garibaldi
Eboli - Auditorium S. Bartolomeo Via Amendola
- comitato di quartiere - rione pescara
- comitato di quartiere - s. cecilia
Fisciano - Circolo PD Via Roma
Giffoni sei Casali - fraz.Prepezzano - p.zza umberto 1 - Circolo ACRI
Giffoni Valle Piana - centro sportivo - sala convegni Volpari
Mercato S. Severino - lions club - via rimembranza
Montecorvino Pugliano - S.Tecla, via lamberti 5
Montecorvino Rovella - ex pretura, c.so umberto
Olevano sul Tusciano - biblioteca comunale
Oliveto Citra - Casa Comunale
Palomonte - prefabbricato adiacente Bar Valitutto Località Valle
Pontecagnano Faiano - Via Dante C/0 Palestra o Bar
- Faiano Via Pisacane, 3
S. Cipriano Picentino - Casa Comunale
S. Mango Piemonte - locale in via francesco spirito 75
Serre - Piazza Vittorio veneto. Sala pecci
Sicignano degli Alburni - casa Comunale
Valva - Via Roma

...andate, mi raccomando... sale in zucca! Sale MARINO!!! ;)

martedì 20 ottobre 2009

" Tempi nuovi?"

“…tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta, come non mai.
…la sensazione che storture, ingiustizie, zone d’ombra,
condizioni d’insufficiente dignità e d’insufficiente potere
non siano oltre tollerabili…
…l’ampliarsi del quadro delle speranze all’intera umanità,
la visione del diritto degli altri, anche dei più lontani,
da tutelare non meno del proprio,
…il fatto che i giovani,
sentendosi ad un punto nodale della storia,
non si riconoscano nella società in cui sono e la mettano in crisi,
sono tutti segni di grandi cambiamenti e
del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità...
…una nuova umanità che vuole farsi… ed è un moto irresistibile,
l’inarrestabile moto della storia.
Di contro a sconcertanti e, forse, transitorie esperienze
c’è quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi,
un modo nuovo di essere nella condizione umana.
E’ l’affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale,
dalla scuola al lavoro, in ogni luogo del nostro Paese,
in ogni lontana e sconosciuta Regione del mondo…
…è l’emergere di una legge di solidarietà,
di eguaglianza, di rispetto...
di gran lunga più vera e sentita
di qualunque altra mai apparsa nel corso della storia.
…si affaccia sulla scena del mondo
l’idea che una nuova legge, morale, senza compromessi,
abbia infine a valere e dominare la politica,
perché essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva,
ma solo ed esclusivamente… intensa, reale ed umana!".

Aldo Moro al Consiglio nazionale della DC, 21 novembre 1968

lunedì 19 ottobre 2009

" Giovani generazioni e politica "



"La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appanaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l'interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia.

…vi sono oggi difficoltà anche meno aspre e più impalpabili, date dal fatto che i problemi si presentano in forma diversa e più complessa che per il passato, perché le contraddizioni medesime della società tendono ad essere non più solo quantitative ma a riguardare la qualità dello sviluppo, della vita, del modo di esser donne e uomini, del rapporto tra individuo e individuo, tra individuo e società.

Alla crisi delle vecchie forme della politica già corrisponde, se sappiamo vederlo, il nascere di forme nuove di impegno. E queste nuove forme non derivano soltanto dal fatto che molti partiti siano in crisi e altri, compreso il nostro, sentano difficoltà, ma derica dal fatto che avanzano, assieme a questioni nuove, nuove sensibilità.

Vi è, per esempio, un bisogno più grande che per il passato di veder pienamente utilizzato il proprio tempo e il proprio contributo. Non possiamo perciò rammaricarci se tanta attività dei partiti, effettivamente ripetitiva, non viene seguita. Ma vi è anche più informazione, più spirito critico, più avvertita vigilanza contro i luoghi comuni, e le frasi fatte. Ecco perché certo vecchio modo di fare politica oramai respinge…

…la piena conquista di una laicità storicamente costruita ci consente una capacità continua di distinzione: volta a cercare di interpretare, nel campo che è proprio del partito politico, i bisogni del tempo, da chiunque essi vengono espressi. Non ci sfugge, quindi, che viene anche dal campo cattolico un bisogno di fare, di agire che corrisponde alla necessità effettiva di vedere almeno alleviati molti dei problemi assillanti di tanta parte della popolazione. E' ciò che si chiama il «volontariato». Il volontariato non è soltanto cattolico. Alle radici stesse del movimento operaio c'è il moto della solidarietà reciproca; l'originario costituirsi (prima delle leghe, prima del partito) di associazioni di mutuo aiuto, di reciproco sostegno.

In molte organizzazioni del volontariato, in ogni campo, credenti e non credenti lavorano insieme e anche quando le organizzazioni sono distinte e le aspirazioni ideali diverse, sovente le finalità di solidarietà umana son comuni…

Lo sviluppo nuovo e impetuoso di queste antiche e nuove forme di aggregazione ci insegna tante cose: non certo che si può fare a meno delle lotte… …né si può fare a meno dello Stato o della mano pubblica… …ma certo che bisogna prendere posizione contro lo statalismo burocratico, che bisogna essere capaci di vedere le risorse autonome della società e saperle valorizzare in un dialogo continuo tra istituzioni democratiche e sollecitazioni che vengono direttamente dalla società.

Lo sviluppo dell'associazionismo e del volontariato indica che non basta partecipare, bisogna poter contare veramente, bisogna fare, bisogna contribuire a risolvere questioni reali.

«Democrazia» deve congiungersi con efficienza e «libertà», deve divenire responsabilità e liberazione..."


…dal “Discorso ai Giovani” di Enrico Berlinguer, 1982

domenica 18 ottobre 2009

" Una settimana... "

...quasi mi commuovo... anzi, mi sono commosso!
Forse per lo sforzo di queste settimane, per l'impegno e l'allontanamento coatto da tante altre "situazioni" che meriterebbero sicuramente di più!!!
Ma... tant'è, bisogna darsi da fare... è il nostro tempo e non possiamo lasciarlo andare...
A chi verrà dopo di noi, lasceremo un segno... anzi, un sogno! ;)

Il 25 ottobre, Ignazio MARINO, segretario del Partito Democratico!

venerdì 16 ottobre 2009

" Confronto? "

1/5: SANITA'

Marino 8 Bersani 5 Franceschini 6

2/5: PRIMARIE, PARTITO e DIRITTI CIVILI

Bersani 5 Franceschini 4 Marino 10
Franceschini 7 Marino 8 Bersani 6
Marino 9 Franceschini 6- Bersani 5+

3/5: ISTRUZIONE e donSilvio

Bersani 6 Marino 9+ Franceschini 6+
Franceschini 7+ Bersani 7 Marino 8

4/5: CRISI, SEGRETARIO e PENSIONI

Marino 7 Bersani 7+ Franceschini 7
Bersani 8 Franceschini 8- Marino 9+
Franceschini 7 Marino 8 Bersani 8

5/5: ALLEANZE, INTEGRAZIONE, INFORMAZIONE e CONFRONTO TV

Marino 10 Franceschini 6 Bersani 7
Bersani 7 Marino 8+ Franceschini 8
Franceschini 7+ Bersani 8 Marino 9
Marino 9 Franceschini 7 Bersani 5

APPELLO di Bersani:


APPELLO di Franceschini:


APPELLO di Marino:

mercoledì 7 ottobre 2009

" ...a chi non molla, mai! "

…la storia siamo noi,
attenzione,
nessuno si senta escluso.

…siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.

E poi ti dicono:
"Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera"...
…ma è solo un modo per convincerti
a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.

…la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto o dà ragione.

La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere.

…la storia siamo noi, siamo noi padri e figli
…la storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.

La storia siamo noi…


sabato 3 ottobre 2009

...ricevo, quoto e condivido!

" - Lo scudo passa per 20 voti e gli assenti del Pd sono 25.
Quelli dellUdc sono 7,
Quelli dell'Italia dei valori 1.
Totale 33.

Al Coordinatore Nazionale ed al Direttivo Nazionale del Partito Democratico.

L'asseanza in Parlamento, sul voto per lo scudo fiscale, dei deputati del Pd ,

è fatto gravissimo.
Come iscritti al Pd, chiediamo che vengano resi pubblici i nomi degli assenti (anche con con una e-maili a tutti i Ciroli) e chiediamo conto di questa assenza, e qualora non sussiste una grave ragione che la motiva, chiediamo, l'espulsione dal partito.
Per quale motivo dovremmo continuare a spendere la nostra faccia, il nostro tempo, il nostro denaro, sottraendolo oltretutto ai nostri figli quando chi ci dovrebbe rappresentarci e tutelarci se ne sta a casa senza fare il proprio dovere e guadagnando migliaia di euro. Questa non è retorica ma la dura realtà dei fatti e per questo chiediamo che venga fatta non solo chiarezza ma soprattutto PULIZIA.

Il Coordinatore del Circolo PD Stio-Gorga (SA)
claudio d'ambrosio

P.S. se condividete sottoscrivete, aggiungete se volete, e giratela al Nazionale e a tutti i vostri contatti - "

lunedì 7 settembre 2009

" ...c'è sempre tempo per redimersi... "

Applausi a Paolo GUZZANTI che, dal suo blog, scrive questo "splendido" testo:

"Lettera aperta e guanto di sfida a Silvio Berlusconi
Caro Silvio
sono sicuro che il tuo ufficio stampa ti porterà questo scritto che dedico ai miei amici del blog Rivoluzione Italiana, ma che ha te come destinatario.
Qualche mese fa mi hai telefonato per chiedermi la ragione “di tanto odio”. Ti ripeto oggi quel che ti dissi subito: io non soltanto non ti odio affatto (odiare non è il mio mestiere, mi riesce malissimo), ma per me sei e resti una persona simpaticissima, direi quasi irresistibile. Coloro che ti odiano senza conoscerti non lo sanno: non conoscono il Berlusconi privato, personale, affettuoso, amichevole, pronto a soccorrere anche gli sconosciuti in difficoltà. Sia D’Alema che Cossiga, per dirne due fra tanti, hanno testimoniato questo aspetto della tua natura, l’aspetto seduttivo che è – anche –protagonista politico di quelle tue vicende che da personali si sono fatte politiche a partire dal momento in cui tu decidesti di andarle ad esporre davanti a microfoni e telecamere del servizio pubblico.
Tutto quel che è successo a causa dei rapporti fra te e le donne, è successo – anche – a causa della tua natura incerta sui confini dell’affettuosità, della liceità, della opportunità, del buon gusto e in definitiva sui confini netti fra bene e male. Tu pensi, hai sempre pensato e sempre penserai, di essere un caso unico ed eccezionale cui tutto è permesso, per cui tutto è perdonabile e riconducibile ad una natura sempre più vasta di bontà eccelse e intenti nobili.
E’ ciò che determina e configura lo sconfinamento della megalomania sulla coscienza dei limiti, ed è il tuo problema personale che si riflette come problema politico. I comunisti non c’entrano. Non c’entrano i complotti, non c’entra Murdoch. Hai fatto e seguiti a fare tutto da solo, salvo infuiarti e scatenare i tuoi avvocati se i tuoi nemici ci sguazzano.
Certo: quelle anime nere, o rosse, di comunisti, nemici, avversari, competitori, di fronte a tanta grazia da te imbandita, banchettano e mangiano a quattro palmenti la messe che tu servi loro, ringraziando per la tua suicida generosità.
Quando ti vedevo, nelle conventions (mai “congressi”! per carità: l’idea di somigliare ai veri partiti ti dà l’orticaria) rabbrividivo di fronte alla tua mania sempre meno innocente di corteggiare, seminare complimenti, carezze, allusioni e commenti per le donne più carine o appariscenti.
Quando qualcuno mi chiede che cosa io intenda io quando ho duramente stigmatizzato l’espressione delle tue pulsioni, racconto sempre di quella volta in cui a una convention mi sei comparso davanti travolto da uno stuolo di fans assatanati, maschi e femmine, e mi hai chiesto festoso e urlante se avessi approfittato della calca per palpeggiare una donna che ti aveva colpito.
Rimasi basito, ma non per perbenismo (sono anch’io un porcello del gregge di Epicuro) ma per l’inopportunità, l’incongruità, l’incapacità di distinguere fra politico e showman, fra avanspettacolo e istituzioni, dal momento che i partiti politici in una democrazia sono istituzioni e non club privati e a luci rosse.
Mi hanno sempre colpito questi congressi-convention con le hostess tutte uguali, carine, alte, col culetto impacchettato nella minigonna a tubo, le tettine acute, lo sguardo dolce. Oggi imparo che questa fauna si chiama ragazze immagine, accompagnatrici, hostess, alla peggio escort. L’importante è che abbiano un visino pulito e innocente e a cena indossino un vestitino nero di Armani, possibilmente senza gioielli. L’immagine dell’innocenza scatena la libido. Ho sempre visto con quanto disprezzo, anche manifesto e offensivo, tratti le donne in menopausa, tutte quelle carampane eccessivamente truccate e ingioiellate che ti si affollano intorno a migliaia, appiccicose e osannanti, sognanti, adoranti. Anche a loro non hai mai lesinato una barzelletta spinta, anche spintissima, che desse a quelle povere donne sfiorite il frisson della seduzione, dell’avventura col capo.
Io vengo da una generazione che ha convissuto con i movimenti di protesta, con il femminismo in particolare. Le nostre ragazze di un tempo erano femministe e ci hanno fatto sudare freddo più di una volta. Ma noi allora pensavamo che da certe conquiste di rispetto della donna non si potesse più, mai più, tornare indietro. Tu ci hai insegnato invece che su quelle conquiste minime di rispetto ci si potesse ballare il flamenco e la czarda, che si potessero calpestare e deridere come hai sempre fatto, peggiorando nel tempo.
Pensai allora: questo è il suo tallone d’Achille. La sua adolescenza è ripresa con una furia senile. E più la tua furia cresceva, più convocavi donne al tuo desco, alle tue cene, al tuo tavolo, per raccontare a raffica decine, centinaia di barzellette, spesso usate come strumento di allusione, seduzione, demolizione del pudore. Certo, mi preoccupava la tua frenesia di raccontare barzellette alle deputate e alle aspiranti deputate che né io né te avremmo raccontato alle nostre figlie.
E, a proposito di figlie, ricordo con particolare piacere le volte in cui mi hai presentato a qualcuno dicendo: “Paolo ha chiamato sua figlia Libertà, anzi Liberty perché ama l’America”. E’ vero. E anche questo è un fatto politico. Il nome completo della mia terza figlia è Liv Liberty Atpoh Guzzanti, dove “Atpoh” sta per “and the pursuit of happiness”, il diritto a cercare e trovare la felicità, che è il terzo diritto umano dopo quello alla vita (Liv, vita in svedese in omaggio alla sua nonna) e alla libertà.
Ho dato, con mia moglie Jill, a nostra figlia i nomi dei principi della Rivoluzione Americana: diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Questo è ciò che distingue il liberale dagli altri: subito dopo il diritto a vivere, viene immediato quello della libertà, di cui tu ti riempi la bocca, senza praticarla e senza tollerarla.
Ma all’inizio sei riuscito ad ingannarmi. Ti sei presentato come il campione dei liberali. Il cavaliere che ha raccolto nella polvere la bandiera caduta della libertà e la vuole restituire alla società. E mi sono sentito pugnalato alla schiena quando ho visto che tu di liberale non solo non hai mai fatto nulla, ma quel che hai fatto lo hai fatto andando esattamente nella direzione opposta: quella di sterilizzazione del Parlamento da far occupare presto da ragazze e giovanotti di bell’aspetto; selezione del personale politico attraverso il criterio del sex appeal che ho chiamato “mignottocrazia” perché consiste in un rapporto di scambio e investimento sessuale, fosse anche solo simbolico; una politica estera votata a sostenere un megalomane assassino delle steppe e un altro megalomane assassino della sabbia; il tradimento sostanziale dell’alleanza con i bastioni dell’Occidente – Stati Uniti e Regno Unito – i quali sono profondamente furiosi con te, quali che siano le smorfie e le edulcorazioni della diplomazia.
Gli americani in particolare ti detestano per le scelte energetiche e perché insisti a dire che tu sei il mediatore fra loro e la Russia (ho misurato personalmente il loro disprezzo).
Hai corrotto – l’ho detto e lo ripeto – la gioventù italiana offrendo specialmente alle donne obiettivi-premio che possono con indifferenza essere ripartiti fra serie televisive, posti al Parlamento europeo e italiano, candidature locali, reality shows, fictions, ruoli di accompagnatrice, di ragazza immagine, di governo della Repubblica italiana.
Ma l’accusa principale che io ti rivolgo, è di aver sepolto e tradito la rivoluzione liberale che l’Italia aspettava, per imporre al suo posto la berlusconocrazia, un regime personale in cui si misura ossessivamente il consenso dai sondaggi che sostituiscono ormai l’espressione popolare, alla stessa maniera con cui si misurano gli ascolti televisivi con l’auditel.
Tu hai inoltre instaurato il presidenzialismo di fatto. Cosa contro la quale, in sé, io non avrei nulla contro, purché fosse scritta sulla Costituzione e nel caso in cui una tale modifica costituzionale fosse venuta dopo i necessari passaggi, i necessari dibattiti di fronte al popolo, per essere alla fine approvata dal popolo.
Tutti fummo consapevoli della forzatura con cui nel 2001 ti presentasti scrivendo sulla scheda della coalizione “Berlusconi presidente”, e cioè sottoponendoti a un imprevisto e illegittimo referendum popolare. Io allora ne fui tuttavia contento con molti altri, perché vidi in quel gesto il segno di una rottura, la formazione di uno strumento rivoluzionario utile se fosse stato messo al servizio della tanto auspicata rivoluzione liberale.
Tutto si svolgeva allora e si svolge oggi su un panorama di macerie ideali, organizzative e di capacità politica di una sinistra suicida, rabbiosa, impotente, litigiosa, meschina, affarista, incapace di sedurre moralmente e idealmente.
Le condizioni per una rivoluzione democratico parlamentare liberale c’erano tutte. Bisognava trasformare la melma televisiva in cultura, sciogliere i nodi che legano l’informazione inaugurando l’esercizio della libertà alla informazione completa e indipendente, bisognava affrontare a muso duro e definitivo l’anti-Stato mafioso camorrista investendo nel recupero del suolo italiano e della popolazione italiana abbandonata; bisognava far sentire forte e potente l’odore della libertà agli studenti, ai ricercatori (Obama cura la crisi con la ricerca scientifica, non strozzandola); bisognava far sentire che lo Stato tutela ogni modo di sentire, ogni modo di credere e anche di non credere, ogni singola individualità personale che gode i diritti di una minoranza etnica.
Abbiamo avuto invece arroganza, ignoranza, incompetenza, miopia, cafè chantant di governo. E siamo stati ammorbati, volenti o nolenti, dalla tua esuberanza affettiva, amorosa, farfallona, dalle chiacchiere che ti seguono come un nugolo di mosche, dalla stampa internazionale di destra - lascia perdere quella di sinistra, guarda alla destra mondiale se vuoi misurare il tuo fallimento - indignata, preoccupata del cattivo esempio, imbarazzata.
Essere italiani e viaggiare all’estero è diventato un mestiere molto duro, per colpa tua, Silvio Berlusconi.
Io sono stato l’ultimo, sia in ordine di tempo che di importanza, dei giornalisti e degli intellettuali di sinistra, che sia corso da te per aiutarti – pensa tu che ingenuità, che follia – a compiere quella rivoluzione. Sembravi a me e a tanti l’uomo della rottura, un uomo tutt’altro che esente da gravi difetti, ma un uomo che mandava in bestia la sinistra più codina e conformista, professionista dell’odio e del rancore.
Di quella sinistra che ha ucciso la sinistra ne avevamo e ne abbiamo abbastanza. Ti ho difeso quando li mandavi in bestia mettendoti la bandana per Tony Blair (anche se poi ho letto che Blair ha avuto il voltastomaco di fronte a quelle foto) e ti ho difeso a spada tratta anche quando eri dubbiamente difendibile perché ai miei occhi seguitavi a rappresentare la speranza di una rottura del vecchio sistema, uno strumnto, una possibilità e anche un prezzo da pagare in vista della prospettiva di una ricostruzione rivoluzionaria della democrazia parlamentare (e non della sua uccisione).
Per questo io oggi non sono tornato “a sinistra”, ma sono entrato nel Partito Liberale Italiano, quello antico e storico, dove sono stato eletto vice segretario.
Da quel piccolo, vitalissimo partito io ti lancio la sfida.
La mia sfida nel contenderti gli italiani che come me hanno sognato, immaginato, sperato in una rivoluzione liberale democratica ed hanno avuto invece soltanto il tuo personale regime sempre più in conflitto con le regole della democrazia, fino a lasciar prefigurare e temere uno scontro in nome della difesa estrema della democrazia liberale e parlamentare.
A me nessuno potrà mai darmi del comunista e amico dei comunisti, diversamente da te che treschi con l’ultimo capo del KGB, lo stesso KGB che mi ha tragicamente combattuto quando io, in nome e per conto del Parlamento della Repubblica, indagavo sulle malefatte sovietiche e post sovietiche in Italia, che investono in pieno la questione dei “misteri d’Italia” e delle risposte insolute a tanti crimini, a cominciare da quello Moro, fino alla strage di Bologna, passando per Ustica che è la strage sorella di quella gheddafiana di Lockerbie, per quella del treno di Natale e di tutte le malefatte del terrorista Carlos quando era integrato nei servizi operativi del KGB e della Stasi, ai tempi in cui il tuo amato amico Vladimir le rappresentava e le coordinava tutte e due.
A me nessuno potrà darmi del comunista, mentre tu oggi sei il migliore amico del capo e della storia del KGB e quando hai dovuto scegliere se schierarti con il Parlamento Repubblicano o con le tue nuove amicizie nella polizia segreta post-sovietica non hai avuto tentennamenti: hai scelto la seconda non pronunciando una sola sillaba in difesa del Parlamento, quando una Commissione del Parlamento era sotto il più feroce attacco del KGB.
Un giorno mi dicesti: “Putin è una persona dolcissima. E’ un uomo mite e buono. Se mi dicessero che è un assassino, sarebbe come se mi dicessero che tu, Paolo, sei un assassino. Potrei mai crederlo?”. Senza perdere altro tempo posso recapitarti una intera biblioteca delle imprese del tuo amico, con in testa “Il mio agente Sasha”, di mia fattura. Non ti farebbe male.
Ma se oggi ti scrivo pubblicamente è perché da liberale, da vice segretario del Partito Liberale, io ho deciso di sfidarti politicamente. Io minuscolo Davide contro te enorme mastodontico onnipotente Golia con tutti i poteri, i giornali, i direttori, i telegiornali, gli apparati dello Stato. Tu non sei in condizione di reggere uno scontro con me ad armi pari, in un duello televisivo, perché mi ti mangerei.Tu con me puoi vincere solo chiudendomi la bocca, impedendomi di parlare, di apparire, di scrivere se è possibile.
Del resto, il mio primo gesto di resistenza contro di te è consistito nel combattere insieme al segretario del PLI per impedire che anche il simbolo di questo rinato antico partito finisse inchiodato sul caminetto di Arcore sulla stessa panoplia di teste impagliate che già comprende la Dc, il Pri, il Psi.
Abbiamo resistito in un congresso di lacrime e sangue, votazioni, insulti, scontri, aria fetida e passione, come deve essere la politica vera, non quella azzurrata e nuvolettata che piace a te.
E abbiamo vinto contro di te e i tuoi amici che volevano incorporare anche quel residuo di democrazia nel tuo impero autocratico.
Ora la nostra barca corsara è in acqua e tu cercherai di impedire che ci si veda, impedire che i giornali e i telegiornali parlino di noi. Se io potessi andare in televisione e dibattere con te, ti farei lietamente a pezzettini. Tu sei del tutto incapace di reggere un dibattito televisivo all’americana o alla francese ad armi pari, pari tempi, argomenti e idee contro argomenti e idee.
Con me non ti sarebbe stato possibile realizzare la vergogna del dibattito da Vespa sui tuoi affari familiari, che hai portato tu in piazza per farne un evento della piazza, salvo protestare perché l’agorà ti si rivolta contro.
La sinistra non ha con te alcuna possibilità di farcela. E’ questa la tua forza.
Ma noi liberali sì. Siamo noi la speranza del Paese, non te. E bloccheremo lo stato di guerra civile in cui hai precipitato il Paese delegittimando il Parlamento repubblicano, determinando allo stesso tempo una degradazione del Paese che si rispecchia ormai in un giornalismo per bande, agguati, intimidazioni, minacce, manipolazioni.
A tutto ciò bisogna dire basta e il basta deve venire da noi, piccoli liberali senza giornali, senza televisioni, senza potere.
Noi, laici ma rispettosi di chi crede, noi che abbiamo rialzato la bandiera che tu avevi sottratto alla speranza.
Quando mi telefonasti, mi dicesti che avremmo fatto bene a vederci per discutere. A me piacciono le discussioni, a due e ad armi pari. Ecco dunque l’elemento di partenza per la discussione.
Sono queste le principali cose che avevo da dirti e se vuoi dibatterne con me, sono pronto, subito, ovunque.
Ti lancio quindi politicamente, lealmente e apertamente, il guanto della sfida e lo faccio non per me, che ho già 69 anni, ma per tutti i figli degli italiani, delle donne italiane, affinché possano veder salva la libertà, la vita e il diritto alla ricerca della felicità nella dignità e nel rispetto, attraverso la misura dell’intelligenza, del merito, della qualità umana e del lavoro, dell’onestà, della capacità, della responsabilità, della lealtà. Questo è lo spirito con cui mi sono posto al servizio del mio Paese, per quel che posso e per quel che mi resta da vivere."

venerdì 24 luglio 2009

" Leggete e... godetene tutti! "

...dal discorso di Ignazio MARINO per la nuova, sana, vera Italia che sarà!

"Un mio carissimo amico di recente mi ha detto che la bellezza della politica è quando all’improvviso, come accade con una scoperta scientifica, si aprono squarci inaspettati.
Le intelligenze si uniscono, le coscienze si allertano, gli animi si risvegliano.
Ed è per questo che siamo qui, oggi.
Siamo qui perché crediamo che la nostra proposta per il congresso del Partito Democratico possa riprendere in mano lo spirito del Lingotto del 2007 e portarlo avanti. Abbiamo volontà, immaginazione, coraggio, quelle doti che Robert Kennedy definiva parlando della gioventù: “che non è una stagione della vita, ma una categoria del pensiero, una forza di volontà, una dote dell’immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza, un desiderio di avventura che prevalga sull’amore per le comodità”.
Quando tre anni fa ho deciso di ritornare in Italia dopo più di vent’anni passati a lavorare in università e ospedali inglesi e americani, confesso che non ero preparato a confrontarmi con l’Italia del 2006. Vivendo all’estero non potevo rendermi conto fino in fondo del significato di tutto quello che leggevo sui giornali e tramite internet.
Un paese “bloccato”, dove la mobilità sociale si è affievolita quasi a scomparire e dove il diritto e l’aspirazione dei figli ad avere una posizione migliore rispetto ai genitori è diventata l’eccezione e non la regola; e dove i nostri ragazzi e le nostre ragazze non possono nemmeno immaginare di emanciparsi, di correre con le proprie gambe senza l’aiuto dei genitori.
Un paese che premia più la furbizia del senso civico e dove accade che venga considerato il migliore colui che riesce a farla franca aggirando le regole.
Un paese dove le “pari opportunità” sono un dipartimento di Palazzo Chigi e non un principio chiaro che dovrebbe riguardare tutti e che significa semplicemente che ognuno, ogni singolo individuo, indipendentemente dal sesso, dall’età, dagli orientamenti personali, dalla condizione sociale, dalla provenienza geografica, deve avere la possibilità di dimostrare quanto vale.
Nel mestiere di chirurgo ho imparato a non fidarmi delle apparenze e per questo ho deciso di mettermi in viaggio, alla ricerca dell’Italia che io conservavo nel cuore e che non trovavo più.
Ho attraversato le regioni da nord a sud, da est a ovest, sono stato negli ospedali, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei centri anziani, nelle università…
Ho incontrato persone di grande intelligenza, forza di volontà e dedizione, fortemente ancorate ai principi e alla cultura della solidarietà che caratterizzano l’Italia.
Ho conosciuto tantissime donne che, pur nelle mille difficoltà di una vita professionale precaria, non hanno rinunciato a impegnarsi nel lavoro in un’associazione o nel volontariato… Ragazze, giovani, donne e uomini, che pur affrontando mille ostacoli non si accontentano, non si adattano, mantengono dritto il timone su principi solidi, perché credono nel poter cambiare le cose quando non funzionano.
Molti in queste ultime settimane mi hanno detto: “professore, ma che cosa spera di fare, qui in Italia non cambierà mai niente, sono tutti uguali, e poi la politica è inutile, vogliono solo avere il potere e le poltrone …”.
So bene quanto questi sentimenti siano diffusi, diffusissimi, ma non possiamo adagiarci o, peggio, rassegnarci.È necessario intervenire, agire, esprimere la nostra opinione.
Come ha scritto di recente il Cardinale Carlo Maria Martini, tanto amato in questa città: “un cristiano non si perde in tendenze moderne e in ciò che è alla moda o che tutti vogliono. Dobbiamo aiutare il mondo a trovare una direzione…. Non siamo solo una goccia che nuota nella corrente della società, dobbiamo decidere dove la società debba andare”.
Durante questo mio andare in giro per l’Italia, soprattutto di notte, viaggiando in macchina o in treno, mi attraversava un pensiero: ma che cosa unisce tutte queste persone, qual è il collante che può ridare speranza, entusiasmo, che può fare si che un giovane italiano non consideri la politica come qualche cosa di sporco da cui tenersi alla larga?Quali sono i valori, POCHI, CHIARI, IRRINUNCIABILI, in cui tanti si possono riconoscere? Qual è il principio che rappresenta il faro per tutti coloro che guardano al Partito Democratico come al loro naturale riferimento politico?
Veniamo al punto: perché il PD ha scelto proprio la parola “democratico” per definire la sua identità?
Democratico non è un aggettivo qualificativo e non è nemmeno una banalità.
Non voglio ripercorrere la storia del nostro paese, ma c’è voluto del tempo perché nel pensiero politico si affermasse l’idea che la democrazia rappresenti compiutamente un’opportunità di progresso e di crescita per la società. Ancora oggi, lo vediamo, chi governa il paese vive spesso con fastidio i processi che uno stato democratico come il nostro si è dato attraverso la Costituzione.
Come senatore, in questa legislatura, mi sono trovato, nel 95% dei casi, a giudicare con il mio voto provvedimenti emanati dal Governo e non leggi di iniziativa parlamentare. Stiamo assistendo, quasi senza reagire, a una sorta di cambiamento materiale della Costituzione.E spetta a noi, che siamo in questo momento all’opposizione, vigilare, denunciare e contrastare ogni tentativo di ridurre gli spazi della democrazia e riaffermare che una democrazia fondata su procedure chiare e regole certe, è sorella della decisione e non sua nemica. La decisione plebiscitaria, solitaria e non trasparente sarà sempre sottoposta alla pressione di lobby e forze potenti, che alla fine la renderanno contraddittoria, fragile ed esposta alle più varie contestazioni. La vera democrazia, invece, coinvolge e decide. E l’Italia ha bisogno di una classe dirigente che sia nelle condizioni di poter decidere.D’altra parte, nel 2007, quando abbiamo fondato il PD, abbiamo proclamato a voce alta e con convinzione che ogni traguardo può essere raggiunto utilizzando le procedure e attivando le risorse della democrazia. Da qui discende tutto.
* Non c’è vera democrazia, infatti, se si conosce già il nome e il cognome di chi otterrà un posto all’università o un finanziamento per la ricerca ancora prima che il concorso venga bandito;
* non c’è democrazia se vengono trattati come delinquenti uomini e donne che hanno la sola colpa di essere gli ultimi della terra;
* non c’è democrazia se la scuola pubblica non è in grado di assicurare a tutti i bambini e ragazzi, lo stesso livello di qualità dell’istruzione;
* non c’è democrazia se un cittadino deve prendere il treno e andarsene dalla propria terra, lontano dai propri affetti, per curarsi da una grave malattia;
* non c’è democrazia se un imprenditore non può esercitare la propria attività in un mercato trasparente e libero, dove le regole sono rispettate e la concorrenza protetta;
* non c’è democrazia se economia, diritti, ambiente in una parte dello Stato sono soffocati dalla criminalità organizzata.
In estrema sintesi: non c’è vera democrazia se non rimettiamo al centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni la persona!
L’Italia ha bisogno di tornare a prendersi cura della propria democrazia.
Ha bisogno di includere un maggior numero di cittadini nelle decisioni collettive e nella vita pubblica, ha bisogno di rafforzare la propria comunità nazionale per avere un ruolo chiaro nel mondo globalizzato.
A volte, non dobbiamo nascondercelo, anche il PD è apparso assai poco democratico… Il progetto iniziale si è appannato, è diventato confuso agli occhi di chi ci guarda.
È ora di rilanciare quel progetto, arricchirlo e correggere gli errori commessi.
Ricordiamo Antonio Gramsci quando nei Quaderni del carcere scriveva: “nel succedersi delle generazioni può avvenire che si abbia una generazione anziana dalle idee antiquate e una generazione giovane dalle idee infantili, che cioè manchi l’anello storico intermedio, la generazione che abbia potuto educare i giovani”…
E allora, la fase congressuale che stiamo avviando in queste settimane rappresenta una grande opportunità per mettere alla prova il valore della democrazia in cui crediamo.
Noi crediamo in un partito che metta gli elettori e i circoli al primo posto. Un partito la cui identità sia riconoscibile e credibile. Un partito che punti alla partecipazione più estesa e, al contempo, sappia offrire con chiarezza il senso delle proprie posizioni.
Vogliamo FARE il nostro partito e VIVERLO: un partito che si dia delle regole comprensibili, semplici e che le rispetti. Un partito che sappia denunciare le cose che non vanno, che si impegni con coraggio per cambiare questo Paese.
Un proverbio arabo dice che “il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi, e quelli che muovono”. Bene, noi siamo quelli che muovono.
Molti che avevano guardato al PD con speranza e che avevano perso entusiasmo lungo la strada, stanno rimettendosi in gioco.Se riusciremo a far crescere il senso di appartenenza, di fiducia, la consapevolezza che non è vero che le cose non cambieranno mai, avremo reso un enorme servizio al nostro partito ma soprattutto al nostro Paese.
Voglio subito sgombrare il campo da due questioni che forse preoccupano alcuni: io partecipo alle primarie del Pd per diventare segretario del partito e per arricchire il dibattito congressuale. Su questo punto sia chiaro a tutti che non faremo accordi, la mia candidatura non è e non sarà merce di scambio: la squadra che stiamo costruendo, e che si arricchirà nelle prossime settimane, ha questo unico obiettivo e lavora in quest’ottica.
In secondo luogo, la laicità: ci sarà tempo per parlare in maniera approfondita dei tanti temi che ci stanno a cuore, ma tengo a dire che la laicità, per come la vedo io, E’ UN METODO. Significa affrontare ogni questione con rigore, nell’interesse generale e non di una parte sola. Significa porsi nel dibattito non pensando di possedere la verità. Significa saper ascoltare le ragioni altrui e avere l’umiltà e l’intelligenza di confrontarsi anche con chi la pensa nella maniera opposta. Infine, laicità significa che quando si chiude il dibattito, e si è presa una decisione, la si accetta sentendosi vincolati e sostenendola con lealtà.
Il nostro progetto che è stato elaborato da una squadra di persone libere, appassionate, che, a differenza di altre squadre, non ha dovuto tenere conto di mille equilibri o tentare acrobazie tra posizioni inconciliabili. Una squadra che voglio ringraziare, e che ha lavorato con spirito di servizio, quello spirito che dovrebbe caratterizzare chi ama la politica.Un grazie va a Goffredo Bettini che con questo stesso spirito è stato uno degli ispiratori nel fondare il PD nel 2007 e che ci ha motivato e non ci ha mai fatto mancare il suo lucido apporto perché si riprenda la strada smarrita.
Il progetto che presentiamo oggi, ci tengo a dirlo, è il punto di partenza. Da qui, oggi, vogliamo lanciare delle idee che saranno arricchite nelle prossime settimane con il contributo dei circoli democratici e di tutti coloro che vorranno partecipare.
Non un gruppo ristretto che in stanze chiuse parla della gente, ma un gruppo aperto che nei luoghi di incontro parla con la gente.
Non ripercorro l’intero programma ma ci sono alcune proposte qualificanti e rappresentative delle nostre priorità. Sono proposte sulle quali abbiamo l’ambizione di impegnarci anche con specifici disegni di legge che presenteremo in Parlamento: proposte per l’economia, per il lavoro, per la sicurezza, per la comunicazione e per i diritti.
Partiamo dagli strumenti anti-crisi: una crisi destinata a durare a lungo e che impone un cambiamento del modo di pensare l’economia, la produzione, il lavoro, il consumo. La bolla finanziaria ha segnato il culmine di una fase in cui la ricchezza si è distaccata dal lavoro delle donne e degli uomini e in cui si sono sprecate risorse che rendono vivibile il nostro pianeta: l’aria, l’acqua, il cibo, la terra.Da un lato del mondo si spendono milioni di euro per curare pochi privilegiati, dall’altro non si riescono a organizzare e a finanziare programmi che potrebbero salvare milioni di vite.Il progresso scientifico non può essere di per sé sufficiente per farci sperare in un futuro sereno. La fiducia nella scienza non può bastare se interi continenti vengono esclusi dal cammino che porta a un miglioramento delle condizioni di vita.
Se non impariamo a ragionare in un’ottica di vasi comunicanti, il progresso porterà a un divario sempre più ampio tra il nord e il sud del mondo, ma anche tra chi è ricco e chi non lo è all’interno di uno stesso paese, tra i privilegiati e gli ultimi della terra. E dal divario nasceranno divisioni, sfiducia, tensioni, violenze, guerre. Affinché l’incontro di questi mondi avvenga con un accostarsi dolce e non con una scossa di violenza inaudita, è necessario essere riformisti ma con un’anima rivoluzionaria.
E’ l’esempio che ci trasmettono gli Stati Uniti di Barack Obama: l’America non si è limitata a stabilire nuove regole per un’economia finanziaria fuori controllo, ma sta costruendo i suoi interventi sull’economia reale: scuola, università, ricerca, economia verde, sanità, grandi investimenti nelle telecomunicazioni…
Solo l’Europa poteva proporsi obiettivi di pari ambizione strategica: penso ad esempio ad un consorzio energetico solare tra i paesi del Mediterraneo per creare un nuovo giacimento energetico rinnovabile. In Europa purtroppo ha prevalso una linea rinunciataria, di coordinamento debole, quando sarebbe stata necessaria una nuova e forte strategia di rilancio.
Il Partito Democratico deve essere all’avanguardia in Europa rafforzando la democrazia europea, promuovendo una forte integrazione politica, coinvolgendo al massimo territori e società civile.
L’imperativo è: superare la crisi modernizzando il Paese.
In quest’ottica noi poniamo due settori al centro dell’economia dell’innovazione: ambiente e salute.
Ambiente e salute sono beni comuni, fondamentali per la qualità della vita.
Ambiente e salute sono due settori con straordinari potenziali di innovazione, capaci di attirare investimenti ad alto contenuto tecnologico e nei quali sta crescendo un’occupazione qualificata. Basti pensare alle energie rinnovabili, al recupero dei rifiuti, al risparmio idrico, alla bio-edilizia, alla mobilità sostenibile, oppure, sul fronte della salute, ai servizi e alla diagnostica per la cura del corpo, alla trasmissione di un corretto stile di vita come fattore di prevenzione e quindi anche di contenimento della spesa.
Puntiamo a un processo democratico e partecipativo per la riduzione del consumo di energia, che sensibilizzi la popolazione e sappia incentivare le imprese; mettiamo un ordine di priorità nel trattare i rifiuti; proponiamo un sistema degli appalti verdi in tutte le forniture della Pubblica Amministrazione, a cominciare dalle realtà amministrate dal PD; riduciamo l’IVA sui prodotti ecologici e soprattutto avviamo un piano scuola per promuovere tra i giovanissimi la cultura della sostenibilità, del riciclo e del rispetto dell’ambiente.
Esistono in Italia imprese che stanno sperimentando tecnologie innovative in termini di produzione di energia e che meriteranno di essere valutate con tutte le associazioni responsabilmente impegnate nella difesa dei nostri territori. Penso a utilizzare gli scarti dell’agricoltura (biomasse) in forme dedicate per la produzione di energia, o a studiare la possibilità di catturare il vento con l’eolico di alta quota, che produce energia attraverso un aquilone ad altezze dieci volte maggiori di una classica pala eolica, senza alterare i valori culturali ed economici del paesaggio. Penso all’energia geotermica e a quella di terza generazione, che in un futuro prossimo consentirà di estrarre calore dalle rocce profonde. Penso al solare a concentrazione, l’idea sviluppata da Carlo Rubbia e purtroppo abbandonata in Italia, mentre se ne cominciano a vedere i frutti in Spagna e in Germania.
Per quanto riguarda la salute, va ribadito che l’accesso a tutte le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale è universale, senza discriminazioni. Ma se vogliamo continuare a contare su un servizio pubblico di qualità dobbiamo attivare efficaci politiche di prevenzione e di promozione della salute e di stili di vita corretti, perché l’unico modo per rendere sostenibile anche dal punto di vista finanziario il nostro sistema sanitario è ridurre il numero delle persone che si ammalano o che convivono con malattie croniche.
La rete ospedaliera deve essere riqualificata, promuovendo gli ospedali di alta specializzazione e riconvertendo gli ospedali minori in centri di riabilitazione, in ambulatori per le visite specialistiche e per la diagnostica, in residenze per gli anziani, in centri per la salute mentale, in hospice affidati anche al privato no-profit. Il lavoro dei medici di famiglia va riorganizzato in cooperative o studi associati.
Non sto parlando di progetti irrealizzabili, ma della possibilità concreta di creare eccellenza ed efficienza di cui già abbiamo esperienze. Come a Fiorenzuola D’Arda, in provincia di Piacenza, dove l’assistenza di base è stata organizzata con la medicina di gruppo, superando l’abitudine dei medici di famiglia a lavorare da soli. In sette si sono riuniti in un’unica struttura, aperta dodici ore al giorno e dotata anche di un ambulatorio specialistico e uno infermieristico. In pratica, quando un paziente entra nell’ambulatorio incontra una persona che lo aiuta con tutte le questioni burocratiche e nello stesso luogo trova un’infermiera che si occupa delle medicazioni, del controllo della pressione, delle iniezioni. Quella stessa infermiera è sempre in contatto con i malati, così si evitano i pellegrinaggi da un posto all’altro.
Ma nella sanità, come in tutti gli altri ambiti, dalla scuola all’amministrazione pubblica, vanno introdotti sistemi di valutazione basati sull’efficienza ma soprattutto sulla qualità.
Se per esempio un professore della scuola media che viene valutato dimostra impegno e capacità nel trasmettere valori positivi agli studenti, perché non prevedere strumenti per motivarlo nel suo importantissimo lavoro?
Oggi tutto è misurabile e la valutazione e le verifiche sono sistemi indispensabili che nel nostro paese non funzionano correttamente e che invece contribuirebbero ad alimentare quella “cultura del merito” di cui purtroppo siamo ancora carenti.
Voglio insistere su questo punto: vanno ridefinite le modalità con cui vengono selezionate le persone che ricoprono ruoli di responsabilità. Parlo dei vertici degli ospedali ma anche delle aziende pubbliche nazionali e locali, della RAI, insomma di tutta la classe dirigente del nostro paese. TUTTI devono essere scelti sulla base di un sistema trasparente che valuti esclusivamente la formazione, la competenza, il merito e che ponga obiettivi verificabili: se vengono raggiunti, il lavoratore dovrà essere premiato, anche economicamente.
BASTA con l’occupazione dello Stato da parte degli interessi personali.
BASTA con le raccomandazioni e con le ingerenze della politica e degli altri poteri che hanno rovinato questo paese.
Il sistema di valutazione deve partire proprio dalla politica:
BASTA con le liste bloccate, ridiamo agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, costruiamo un rapporto stabile tra il parlamentare e il suo territorio, chiediamo che chi siede in Parlamento sia incensurato, valutato e anche retribuito sulla base della qualità e intensità del suo operato.
È mai possibile che su 60 milioni di abitanti non riusciamo a trovarne 945 da eleggere che non abbiano problemi con la giustizia??
Un’altra questione che per noi è una priorità riguarda il lavoro: in questi ultimi anni sempre più associato all’idea di “problema”. Colpa del precariato e delle poche opportunità offerte alle nuove generazioni…
Le famiglie attraversano un periodo di grande disagio dovuto soprattutto alla preoccupante ripresa della disoccupazione. Non credo di sbagliarmi quando affermo che per molti, a partire da me, il lavoro rappresenta un valore importantissimo, un’opportunità di realizzazione personale, non solo un mezzo da cui ricavare un ritorno esclusivamente economico.
La flessibilità, inevitabile nella nostra modernità, non va considerata come una disgrazia. Le ragazze e i ragazzi che oggi entrano nel mercato del lavoro non sognano necessariamente il posto fisso, anzi probabilmente si spaventerebbero al pensiero di dover costruire la loro vita professionale all’interno della stessa azienda per trenta o quarant’anni.
Quello che i giovani temono è la disoccupazione e il precariato privo di regole; quello che percepiscono è l’iniquità di un mercato del lavoro che mette gomito a gomito lavoratori protetti e lavoratori che invece vivono in uno stato di totale instabilità, talvolta addirittura privi anche di diritti elementari quali la malattia, la maternità, le ferie.
Pur accettando le esigenze contemporanee dobbiamo estendere il livello di garanzie, per dare a tutti una maggiore tranquillità e serenità, che consenta di realizzare il proprio talento al massimo delle proprie potenzialità…
Pensiamo che la strada da seguire sia: un contratto di lavoro unico a tempo indeterminato, un salario minimo garantito come avviene in tutti i principali paesi europei e un reddito minimo di solidarietà.
La formazione continua deve diventare un vero e proprio diritto cosicché si esca da ogni esperienza lavorativa arricchiti, per capacità e maturità, facendo leva su una responsabilità individuale a diventare nel tempo risorsa più pregiata e ricercata sul mercato del lavoro…
Serve però un po’ d’ordine e di collaborazione e NON SFUGGE che anche dentro il sindacato sia in corso una discussione costruttiva per arrivare a una nuova elaborazione su questi temi.
Assieme al sindacato dobbiamo condurre anche un’altra importantissima battaglia: quella della sicurezza sul lavoro.
È un problema tragico, che dobbiamo eradicare rendendo più efficaci i controlli, inasprendo le sanzioni e facendo in modo che siano applicate con certezza, prevedendo incentivi per le aziende virtuose e promuovendo una vera cultura della sicurezza.
Non è solo una questione di incidenti, DI LAVORO muoiono ogni anno migliaia di persone: oltre tre mila a causa dell’amianto… persone colpite da quelle che vengono definite malattie professionali, persone bisognose di tutela, che spesso però vengono dimenticate.
A volte ripenso a quando, negli anni ’80, sono partito per gli Stati Uniti, lasciando dietro di me la tranquilla prospettiva di un posto fisso all’università.
Ho fatto un salto nel vuoto passando dalle certezze assolute, all’assoluta precarietà: contratto di un anno, permesso di soggiorno temporaneo, casa provvisoria… certo, avevo il sogno di imparare a fare i trapianti e questo riempiva di felicità le mie giornate…
Alla fine del primo anno in America, quando venni chiamato dal mio professore per un colloquio di valutazione, mi resi conto che, grazie alla cultura del merito, la mia condizione di precario era una carta da giocare nelle mie mani. Forte dei risultati ottenuti con il mio lavoro, potevo negoziare condizioni molto migliori di quelle che avrei ottenuto con un posto fisso. Ho sempre rifiutato posizioni stabili perché ero consapevole che la libertà e anche l’opportunità di migliorare posizione, fondi per la ricerca e stipendio, dipendevano da me e dai risultati della mia squadra.
E’ un modo molto americano di ragionare, e c’è anche un drammatico rovescio della medaglia perché negli Stati Uniti se ti capita di ammalarti o se perdi il lavoro, non ci sono protezioni sufficienti e si può rischiare di cadere in fondo al pozzo in qualunque momento.
Ma proprio perché noi siamo europei, dobbiamo applicare la giusta formula che sappia tenere insieme le esigenze di un mercato del lavoro flessibile e garanzie sociali forti per la tutela degli individui.
Così come è fondamentale che il nostro Paese e la nostra economia facciano leva su tutto il potenziale di talento che l’Italia è in grado di offrire, a partire dalle donne.
Una proposta semplice la voglio fare: introduciamo il concetto che il congedo parentale facoltativo venga diviso equamente tra il padre e la madre, rivedendo naturalmente il relativo trattamento economico.
Spesso le donne che lavorano hanno maggiori difficoltà perché il datore di lavoro non vuole correre il rischio delle assenze legate alla maternità… e allora, cambiamo le regole! Introduciamo questo nuovo principio, riconoscendo il congedo in parti uguali ad entrambi i genitori, in modo che nel momento in cui nasce il bambino, siano sia la mamma che il papà a doversene occupare. Sarà un passo avanti, piccolo ma significativo, per parificare l’attività professionale di uomini e donne ma anche culturale. Un passo che riduca la discriminazione delle donne al momento dell’assunzione.Ma pensiamo anche ad un congedo parentale per i nonni: è su di loro che spesso ricade il peso di un sistema di welfare deficitario per quel che riguarda i servizi alle famiglie, e che non si è ancora adattato al nuovo ciclo di vita delle persone.
Quanto alla revisione dell’età pensionabile per le donne che ci è imposto dall’Unione Europea, dev’essere chiaro che i risparmi che deriveranno dall’innalzamento dovranno essere destinati ad interventi per sostenere il percorso delle donne: sgravi fiscali per le aziende che si dotano di asili nido, che consentono alle dipendenti flessibilità con schemi di telelavoro, part-time, ingressi flessibili e job sharing.
Un altro dei temi che consideriamo prioritari riguarda la sicurezza intesa come sicurezza solidale, garanzia della legalità e certezza delle regole ma anche dei diritti.
Il “pacchetto sicurezza” del Governo Berlusconi ci prospetta una logica per cui l’unico modo di rendersi più sicuri sarebbe quello di anteporre i propri diritti e le proprie libertà a quelli di chi è diverso e viene da lontano.
Se si nega il diritto alla salute allo straniero, lo si nega anche al cittadino italiano che viene esposto a eventuali malattie infettive di cui quello straniero può essere portatore.
Quando si nega o si scoraggia il diritto all’istruzione obbligatoria, in nome dell’irregolarità dei genitori, si costringe un bambino all’ignoranza, impedendo così all’istruzione di essere un naturale presupposto per l’integrazione.
Quando si cancella dall’anagrafe lo straniero privo di un contratto di affitto si compromette il controllo della sua presenza sul territorio.
E ancora, quando si prevede l’espulsione di un lavoratore straniero, in ragione dell’irregolarità del rapporto di lavoro o di un licenziamento anche illegittimo, certamente lo si espone al potere di ricatto del datore di lavoro.
L’ineguaglianza e l’insicurezza dei diritti e della libertà di talune persone non può che innescare la minore tutela anche dei diritti e della libertà degli altri. Per questo, occorre promuovere, senza discriminazioni, eguaglianza e sicurezza per tutti.
Su questo, la posizione e l’azione del Partito Democratico debbono essere fermissime.
La sicurezza non si garantisce con le ronde ma, al contrario, rafforzando la presenza sul territorio dello Stato e delle sue figure istituzionali: le forze dell’ordine in primo luogo, supportate da una stretta collaborazione con gli enti locali.
E’ evidente poi che se a un sistema di sicurezza efficiente non abbiniamo una giustizia che funzioni, il tutto risulta vanificato. Giustizia e sicurezza sono due facce della stessa medaglia: non c’è giustizia se i cittadini sono e si sentono insicuri ma non si può parlare di sicurezza se la macchina della giustizia non è in grado di garantire rapidità ed efficacia nelle decisioni.
Ritornando al discorso sulla democrazia, di recente si è finalmente ricominciato a parlare di conflitto di interessi, degli errori compiuti molti anni fa, delle conseguenze che ancora oggi costituiscono “l’anomalia italiana”. È ora che la politica torni ad occuparsi di questo problema, la cui complessità si riflette sull’economia, sulla politica, sullo stesso concetto di democrazia e di partecipazione. Democrazia non significa solo poter esprimere il proprio consenso, ma anche poterlo formare attraverso un’informazione libera e plurale. Sul versante televisivo in Italia questo principio non è rispettato.
Anche su questo il PD deve prendere una posizione netta: smettiamo di stare al gioco solo per poter nominare un direttore o un vice-direttore della televisione pubblica! Dobbiamo occuparci di che cosa sarà l’informazione e la comunicazione tra dieci o tra quindici anni.
La televisione rappresenterà solo una minima parte di questo mondo ma se non ci preoccupiamo oggi di stabilire regole chiare, ci troveremo domani a gestire nuovi e forse più complessi conflitti di interesse.
Il sogno ambizioso, una grande sfida democratica, è quello di arrivare a garantire ovunque l’accesso alla rete attraverso la banda larga, gratuita. Ma questo sarà possibile solo se fissiamo obiettivi concreti sugli investimenti per le infrastrutture e se stabiliamo le regole per i gestori.
E’ una politica miope quella che si occupa delle leggi sulla comunicazione ignorando che nel futuro i nuovi mezzi che oggi rappresentano lo strumento di massima democrazia, potrebbero finire per essere controllati da pochi colossi industriali e limitati da normative che tendano ad introdurre limiti all’informazione in rete.
Un esempio lo abbiamo già davanti agli occhi con il decreto Alfano sulle intercettazioni in cui si vuole limitare la libertà dei “citizen journalists”, inserendo regole che per equiparare i blog alla stampa ufficiale, rendono di fatto assai più difficile continuare a esprimersi liberamente in rete.
Ci sono anche altri diritti. Non sono questioni marginali che riguardano pochi, ma hanno a che vedere con la vita di ciascuno di noi e delle persone che amiamo.
Dobbiamo arrivare a posizioni chiare, il più condivise possibile, ma come si legge nel Vangelo di Matteo: “il sì è sì, il no è no, tutto il resto è del maligno”.
La vicenda del testamento biologico è stata esemplare: la posta in gioco non era solo consegnare una legge laica al paese, attraverso la quale ognuno potesse fare una scelta in base alle proprie convinzioni o alla propria fede.
Significava affermare il principio secondo cui uno Stato laico deve sempre proteggere i diritti civili con norme rispettose degli orientamenti e della libertà di ciascuno.
Non “diritti speciali”, ma diritti uguali per tutti, siano essi gli ammalati, le donne, i bambini, le coppie di fatto, gli omosessuali, o chiunque altro, tutti!
Per questo il testamento biologico è stato la cartina di tornasole che ha dimostrato come la maggioranza della nomenclatura ha preferito una falsa unità, di facciata, la medesima cui stiamo assistendo nelle altre due mozioni del PD, piuttosto che dare una risposta chiara a uno dei mille interrogativi che la modernità ci pone.
Dall’Europa sono anni che arrivano a tutti gli stati membri richieste di adeguamento ai parametri europei sui temi legati alle unioni civili. In Italia siamo rimasti tra gli ultimi. Una ragione c’è: nel nostro paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare “laicamente” il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l’articolo 3 della Costituzione. E, quindi, procediamo con l’approvazione di una legge sulle Unioni Civili, sulla falsariga di quella approvata nel Regno Unito, che dia a chi si ama quelle protezioni che la legge garantisce ad altri.
Non posso immaginare che tra due persone che hanno condiviso tutto nella vita possa accadere che se uno si ammala, l’altro rimanga fuori dalla porta della rianimazione perché non sono legate dal matrimonio. Si reprima l’omofobia alla pari di ogni altra forma di razzismo.
Si approvi una legge che consenta a individui singoli di essere valutati, con il rigore che la legge già oggi richiede alle coppie al fine dell’adozione. Lo si faccia avendo in mente soltanto l’interesse esclusivo del minore e nient’altro.
Questi sono i miei pensieri e le mie personali convinzioni che esprimo con umiltà e senso del dubbio.
Non sono ignaro delle difficoltà ma una cosa posso prometterla: non mancherà mai il mio impegno nell’ascoltare tutti e nel cercare di garantire a tutti la propria felicità, conoscendo come unico limite la libertà e il rispetto degli altri.
Se qualcuno mi chiedesse qual è il nucleo del messaggio che vogliamo mandare all’Italia, direi così: c’è tanta stanchezza, ma anche le energie per risollevarsi.
Noi vogliamo risollevare l’Italia.
Questo è possibile, uso una parola forte, se sapremo realizzare una vera “rivoluzione” democratica.
Se saremo orgogliosi ognuno della storia dalla quale viene ma se, elaborata quella storia, avremo tutti assieme il coraggio di fondarne una nuova. Un nuovo pensiero.
Il pensiero nuovo di cui c’è bisogno verrà dal pluralismo dei circoli del PD, non dalle correnti. Le correnti non producono partecipazione, passione; semmai comando, gerarchie, passiva ubbidienza. Non distribuiscono speranze, sogni, sfide, ma potere e sottopotere.
Tutti i candidati segretari oggi si dichiarano sensibili al tema. Ma io chiedo: sono disponibili a sciogliere le varie correnti e sottocorrenti che li sostengono?
Si può passare dalle belle parole, pure apprezzabili, ad ancora più apprezzabili fatti concreti?
D’altra parte, solo un partito coraggioso può riprendere per mano l’Italia. Unirla.
Ecco, questa è la missione per l’Italia.
Questo significa “respiro maggioritario”: parlare a tutto il Paese, indicare una via, convincere le persone. Credere di poter cambiare i rapporti di forza anche dal basso. Perché gli orientamenti elettorali non sono chiusi dentro recinzioni inviolabili.
Tutto ciò non ci fa sottovalutare le alleanze. Nessuno è così ingenuo da pensare che il Partito Democratico possa governare da solo. Le alleanze sono indispensabili.
Il nostro compito è individuare una base solida di principi e di progetti su cui costruirle.
Non tornerà la voglia di politica in Italia se non tornerà innanzitutto, prepotentemente, nel PD. Ma la voglia torna se il potere di decisione si condivide. Se il PD avrà un segretario eletto con milioni di voti, in grado di esercitare il suo governo per il mandato che gli è concesso, ma se avrà anche tanti, tanti e tanti cittadini che potranno discutere, decidere e votare su questioni fondamentali di scelte e di indirizzo politico e programmatico.
Il nostro programma INIZIA qui, oggi, e continuerà nei prossimi mesi. Io, assieme a tutti coloro che condividono questo progetto, riprenderò il viaggio di cui vi parlavo all’inizio, ascoltando tutte le proposte e tutte le critiche.
Perché CREDO nello slancio riformista di una grande forza politica,CREDO che per ritrovare energia dobbiamo VIVERE il PD, CREDO che INSIEME possiamo CAMBIARE L’ITALIA!!!"